Ustionata e morta, 4 sotto inchiesta
L’anziana fu lasciata sotto il casco per capelli in casa di riposo. Scontro in tribunale
Ustionata sotto un casco per capelli, cinque mesi dopo morì. E ora è scontro in tribunale sulle effettive cause del decesso di un’anziana. Aveva 91 anni e sotto inchiesta per omicidio colposo ci sono 4 persone, mentre la figlia della vittima oltre a fare denuncia ha avviato in simultanea una causa civile già in atto. Ieri, davanti al gip Luciano Gorra, era in programma l’incidente probatorio sulla vicenda, che ruota attorno alla morte dell’ultranovantenne.
Ustionata sotto un casco per capelli, cinque mesi dopo morì. E ora è scontro in tribunale sulle effettive cause del decesso di un’anziana.
Aveva 91 anni e sotto inchiesta per omicidio colposo ci sono 4 persone, mentre la figlia della vittima oltre a fare denuncia ha avviato in simultanea una causa civile già in atto. Ieri mattina, davanti al gip Luciano Gorra, era in programma l’incidente probatorio sulla delicata vicenda, che ruota attorno alla morte dell’ultranovantenne. Secondo la figlia, che è tutelata dal legale Paolo Guarienti, la vittima dal marzo 2014 si trovava ricoverata presso la casa di riposo «Barana» in via Cipolla gestita dalla fondazione Oasi: il 24 aprile 2015 sarebbe stata «dimenticata dal personale sotto un casco per capelli riportando ustioni al cuoio capelluto e al volto». Un «evento dannoso», l’averla lasciata sotto quel casco da parrucchiera, che secondo la parte lesa avrebbe causato all’anziana «patologie che l’hanno condotta rapidamente alla morte». Esattamente 5 mesi dopo, il 28 settembre 2015, la pensionata si spense nella casa di riposo, dopo un periodo costellato da vari ricoveri ospedalieri.
Dal giorno del decesso, ha preso il via un duplice contenzioso giudiziario: quello civile, tuttora in atto; quello penale, sfociato nell’inchiesta aperta dal pm Nicola Scalabrini, che ha iscritto nel registro degli indagati 4 persone. Si tratta di amministratori e infermieri della struttura: per tutti (difesi dagli avvocati Luca Tirapelle, Paolo Maruzzo e Luigi Pasetto), lo stesso pm ha chiesto poi l’archiviazione sulla base delle risultanze di una consulenza. A svolgerla, per conto della procura, è stato il dottor V. Cirielli secondo cui «la causa della morte non è stata causata dalle ustioni di primo e secondo grado riportate il 24 aprile 2015». Di tutt’altro avviso, invece, il consulente a cui si affidato il legale di parte offesa Guarienti: si tratta del dottor C. Lorenzi, secondo cui al contrario «il decesso è stato causato e favorito per le patologie insorte in conseguenza dello stato tossico da ustioni piuttosto estese, tanto da comportare la necessità di un intervento, essendo stato nel frattempo coinvolto l’apparato urologico».
È dunque un autentico muro contro muro, quello che si gioca attorno all’accertamento del nesso di causa-effetto tra le ustioni sotto il casco per capelli e la morte a distanza di 5 mesi dell’anziana. Quest’ultima, al momento del ricovero in casa di riposo, era totalmente inabile al 100% e riusciva a comunicare solo tramite lo sguardo e le espressioni del volto. Un ictus le aveva purtroppo tolto la capacità di parlare e, quando venne «dimenticata» (parola, questa, testualmente tratta dalla denuncia della figlia) sotto il casco da parrucchiera, non poté reagire in alcun modo dando l’allarme. «Solo il giorno successivo - ha evidenziato la figlia nel suo esposto - il personale dell’istituto decise di portarla al Pronto soccorso di Borgo Trento». E adesso in tribunale è scontro aperto sull’effettiva sussistenza o meno di un rapporto di causa-effetto tra le ustioni e il successivo decesso dell’ultra novantenne: per conoscere la prossima decisione del gip, bisognerà attendere giugno.