Tentò di stuprare una senzatetto Condannato l’aggressore
Il fatto alla stazione di San Bonifacio. La salvò un altro clochard
Un coltello a serramanico puntato alla gola e la coperta con la quale cercava di ripararsi dal freddo pungente della notte, volata via all’improvviso. Un risveglio da incubo per la senzatetto originaria dell’Est Europa finita nel mirino di Mohamed Ben Makhtof, lo scorso 6 dicembre all’alba, nella stazione di San Bonifacio. L’algerino di 24 anni, uscito poche settimane prima dal carcere, l’aveva sorpresa mentre si era addormentata a lato dei binari ed era animato dalle peggiori intenzioni.
E ieri, di fronte al gip Giuliana Franciosi ha patteggiato tre anni e mezzo per le accuse di tentata violenza sessuale, possesso illegale di armi da taglio e violenza a pubblico ufficiale. Solo il provvidenziale intervento di un altro clochard congolese, aveva evitato il peggio. Ben Makhtof, aveva avvicinato la donna addormentata e le era balzato addosso tentando di spogliarla, minacciandola con la lama affilata del coltello. Svegliato dalle urla disperate della malcapitata, l’altro senzatetto si era precipitato sul posto ma il giovane nordafricano lo aveva spintonato via. Spaventato ma non per questo rassegnato, il congolese aveva chiamato subito il 112 e la centrale operativa aveva inviato sul posto una pattuglia dei carabinieri della compagnia di San Bonifacio. Erano stati alcuni muratori pronti a iniziare la giornata lavorativa in un cantiere poco distante dalla stazione a indicare ai militari la via di fuga dell’aggressore che, accortosi dell’allarme lanciato, era fuggito rapidamente a piedi tentando di dileguarsi. Una corsa fermata nel giro di pochi minuti dagli uomini dell’Arma che avevano «braccato» il 24enne poco distante, in via Trento. Pur di evitare l’arresto e il ritorno al carcere di Montorio (era stato condannato in primo grado a due anni e due mesi per una rapina violenta ai danni di una signora), Ben Makhtof aveva tentato un’ultima, disperata reazione. E ha aggredito i carabinieri che erano riusciti comunque ad ammanettarlo. Arresto convalidato dal giudice Luciano Gorra che aveva messo nero su bianco: «Soggetto di indole violenta e gravato da precedenti penali, capace di commettere i reati per cui si procede in stretta sequenza temporale».