Filosofia, imparare con la propria testa
«Il coraggio di pensare» di Curi, manuale per le scuole secondarie (e non solo). «Un dialogo con i grandi autori»
Per i tipi della Loescher è stata pubblicata nelle scorse settimane Il coraggio di pensare, opera coordinata da Umberto Curi. Si tratta di un manuale di filosofia, articolato in cinque volumi, per un totale di circa 3.500 pagine, principalmente rivolto agli allievi del triennio delle scuole secondarie superiori, ma anche destinato al pubblico colto. Messa in cantiere nei primi mesi del 2011, l’opera ha richiesto quasi sette anni di lavoro e la partecipazione di una ventina di studiosi, specialisti dei diversi autori e movimenti di pensiero analizzati. Umberto Curi, professore emerito di Storia della Filosofia presso l’Università di Padova ed editorialista del
Corriere del Veneto, illustra le novità del testo.
Quali motivazioni l’hanno spinta a realizzare un’opera così impegnativa?
«Confesso che, come studioso e docente universitario, ho sempre diffidato dei manuali. Anche nei casi migliori, anziché sollecitare lo studente a pensare, traducono la filosofia in formule astratte, lontane dagli interessi e dalla sensibilità dei giovani. Quanti si accostano alla filosofia attraverso i manuali, riportano spesso l’impressione di trovarsi in presenza di quella che sarcasticamente Hegel chiamava una “filastrocca di opinioni” o, peggio ancora, una “galleria di pazzie”. D’altra parte, a questa diffidenza corrispondeva la convinzione che fosse possibile realizzare un testo che aiutasse gli allievi a dialogare con i grandi autori della nostra tradizione culturale, ritrovando nei loro scritti problemi e interrogativi non lontani dalla loro quotidiana esperienza di vita. A superare una mia iniziale riluttanza mi ha inoltre sollecitato un altro ordine di considerazioni».
A cosa allude?
«Pochi sanno che l’Italia è l’unico Paese al mondo nel quale sia previsto un triennio obbligatorio di studi di filosofia nella scuola secondaria superiore. In Germania, considerata la patria della filosofia contemporanea, non è previsto l’insegnamento della filosofia nei licei. In Francia si tratta di un solo anno di studi, impostati per problemi, in Inghilterra solo alcune scuole offrono corsi facoltativi di filosofia. L’ordinamento degli studi secondari nel nostro paese riconosce dunque la centralità della filosofia come disciplina portante del modello pedagogico e culturale. Di qui un’opportunità – ma anche una responsabilità – alla quale ritengo sia necessario far fronte con strumenti adeguati, a cominciare da un manuale che sappia superare i pesanti limiti, o le vere e proprie contraddizioni, della manualistica tradizionale».
Suscita curiosità il titolo, «Il coraggio di pensare». Che cosa si intende affermare, coniugando una qualità morale, come il coraggio, con un’attitudine intellettuale, quale è il pensiero?
«Il titolo ricalca un passo, a mio giudizio importantissimo, di un saggio poco valorizzato, che Kant pubblica nel 1784, rivolto a indicare con quali mezzi si possa diventare maggiorenni. Riprendendo la formula oraziana - “Sapere aude!” - il pensatore tedesco sottolinea che per emanciparsi è necessario imparare a “pensare con la propria testa”, senza consentire che altri pensino al nostro posto. Di qui l’esigenza di superare quei vizi, come pigrizia e viltà, che abitualmente distolgono dal diventare realmente maggiorenni. Senza arroganza, e anzi con molta umiltà, con quest’opera mi propongo di aiutare il giovane ad essere “selbstdenker”, uno “che pensa con la propria testa”».
Anche solo sfogliando le pagine dell’opera, ci si trova in presenza di un testo molto ricco, dal punto di vista degli strumenti didattici, oltre che sotto il profilo iconografico. Non c’è il rischio di far perdere alla filosofia la sua proverbiale austerità?
«Il progetto culturale che è alla base del manuale prevede l’uso di una molteplicità di sussidi diversi, tutti finalizzati a sollecitare l’autonoma capacità di pensiero dello studente. Antologia di testi, esercitazioni, quaderni per lo studio, laboratori di competenze, grandi idee, spunti di lettura, dizionario del cittadino, sono alcuni degli strumenti utilizzati per ottenere ciò che Platone indica nella Lettera settima, là dove descrive la filosofia come una scintilla che si accende all’improvviso nell’anima di un giovane e poi si alimenta da sé. Bene, il manuale cerca di far scoccare questa scintilla, con l’ambizione di aiutare lo studente a diventare un cittadino consapevole e responsabile».
La concorrenza nel settore della manualistica scolastica è particolarmente accesa. Non teme che l’impostazione radicalmente innovativa del manuale da lei coordinato possa nuocere alla sua diffusione?
«Questo coincide con un rischio effettivo. D’altra parte, non avrei dedicato tanto tempo e tante energie ad un’opera di alta divulgazione se non fossi convinto di un punto. E cioè che oggi, forse ancor più che in passato, vi è bisogno di filosofia. Più ancora che in passato, si avverte l’importanza del “coraggio di pensare”. Senza dimenticare ciò che scrive Platone, quando afferma che “il rischio è bello”».