Dal Moro vuole rifondare il Pd, ma D’Arienzo non ci sta
(l.a.) Gianni Dal Moro VERONA va avanti con la sua proposta di «rifondazione piddina», ed è subito battaglia interna ai dem. L’altra sera, al centro Tommasoli, affiancato dal direttore de Il
Foglio, Claudio Cerasa, Dal Moro ha rilanciato l’idea, anticipata nei giorni scorsi, di una fase costituente a livello nazionale per creare «un partito nuovo o un nuovo partito». La tesi arriverà al dibattito nazionale e diversi big avrebbero già espresso interesse (un nome fra i tanti, quello di Debora Serracchiani). La proposta prefigura una road-map precisa: elezione di un segretario «a tempo» (sei mesi), da affiancare con una quarantina di «saggi» per varare una Costituente.
Di parere diverso Vincenzo D’Arienzo, secondo il quale «il Pd ha la necessità di rinsaldare la propria identità, non di essere superato». Quanto a Verona, dove il partito è da quasi un anno senza segretario, il congresso aveva dato alla renziana Pernice il 48%, mentre Marconi (Orfini) alleandosi con Lanza (orlandiano) aveva raggiunto il 52%. «Un partito non si governa con una maggioranza così ridotta», ha spiegato Dal Moro. Per il senatore D’Arienzo, invece, «è l’Assemblea provinciale che elegge il segretario e negarlo significa annullare la ragion d’essere del partito e chi ha partecipato al voto congressuale potrebbe anche offendersi».