Corriere di Verona

Gianni Morandi: «Il mio 40° disco in un’Arena da urlo»

La stagione in Piazza Bra si apre mercoledì con il tour di «D’amore d’autore», 40esimo album del cantante bolognese. Lui: «Torno in un luogo speciale Il ricordo più bello? Nel 2013 quando mi diresse il maestro Morricone»

- Francesco Verni © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’

ultima volta qui aveva scelto di indossare la divisa dei «Capitani coraggiosi», in coppia con Claudio Baglioni. Mercoledì Gianni Morandi avrà l’Arena tutta per sé come chiusura della tournée primaveril­e del nuovo album «D’amore d’autore» e apertura della stagione areniana (ore 21, www.fepgroup.it). Cos’ha di più un palcosceni­co come l’Arena, Morandi?

«È speciale perché esteticame­nte bellissima e perché ha una storia impression­ante, basta pensare a tutti gli artisti che vi sono passati. Non è come suonare in uno stadio o in un palasport, è qualcosa di molto, molto diverso. Poi il fatto di aprire la stagione mi riempie d’orgoglio».

L’ultima volta all’Arena ai Wind Music Awards aveva cantato con Rovazzi, ma non era andata benissimo…

«Con Rovazzi è stato un mezzo disastro, non sentivo nulla nelle cuffie e non avevamo mai cantato “Volare” assieme dal vivo. Ero davvero imbarazzat­o. In altre occasioni è venuta meglio; quella dell’Arena è stata una bella lezione, poi ci siamo corretti». Il suo ricordo del cuore dell’Arena?

«Ricordo una delle due serate del 2013, in diretta per Canale5. Venne a trovarmi Ennio Morricone che eseguì prima un pezzo di “C’era una volta il west” e poi mi diresse in una canzone che aveva arrangiato per me cinquant’anni prima. Chi avrebbe mai potuto immaginare che dopo 50 anni avrei cantato in Arena diretto dall’arrangiato­re dell’epoca diventato un gigante! È stato davvero emozionant­e rivivere insieme al maestro un pezzo di strada comune».

«D’amore d’autore» è il 40esimo album di inediti della sua carriera, agli inizi

avrebbe mai sperato di tagliare un simile traguardo?

«La mia carriera è stata davvero strana. I primi dieci anni folgoranti, con milioni di copie vendute, poi c’è stato un momento di grande buio e lontananza dal pubblico. Quando ricomincia­i, nel 1980, avevo 36 anni e mi sentivo vecchio. Per fortuna in questo periodo sono venute fuori le cose più curiose e interessan­ti della carriera, dal cinema al teatro, dalla tv a Sanremo e tante canzoni. Ancora oggi mi sembra un miracolo».

Sui social ha perdonato perfino l’autrice della foto nei bagni dell’autogrill… davvero non le dà fastidio nulla? «I social sono un mezzo incredibil­e, ma tutto dura molto poco. Sono abituato a essere fotografat­o ovunque, ma in questo luogo… non credevo neppure che avesse scattato. Ero ai servizi e sento “possiamo fare una foto? Il pullman sta per ripartire”, io le rispondo “signora ma vede dove sono?” e la mando un po’ a quel paese. Poi vedevo questa foto passare da un sito all’altro: allora ho deciso di utilizzarl­a per sdrammatiz­zare». I tre album che ha ascoltato di più nella sua vita?

«Il primo disco che mi sono comprato, di Joao Gilberto, “Chega de saudade”. Poi Lucio (Dalla, Ndr) mi regalò “Ingredient­s in a recipe for soul” di Ray Charles,. E ho ascoltato allo sfinimento “La voce del padrone” di Battiato». La curiosità è una delle sue peculiarit­à: ascolta anche rap italiano? «Trovo molto interessan­ti Ghali, Sfera Ebbasta, Gué Pequeno e Salmo. Raccontano cose importanti, è un grande movimento che bisogna tenere in consideraz­ione».

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Gianni Morandi ha pubblicato «D’amore d’autore» nel novembre 2017 per Sony (foto SimoneDe Luca)
Il disco Gianni Morandi ha pubblicato «D’amore d’autore» nel novembre 2017 per Sony (foto SimoneDe Luca)

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