Verona e lo smart working Le aziende che lo fanno, l’impegno delle istituzioni
Nel 2018 non si lavora più dall’ufficio alle 8 del mattino, ma ovunque, anche in capo al mondo e a qualunque ora. L’importante è raggiungere gli obiettivi stabiliti. È lo «smart working». Un nuovo modo di concepire il lavoro che, sebbene definito dalla legge 81 del 2017, è ancora in fase di assestamento. Anche a Verona. E le aree che più interessano gli incentivi riguardano genitorialità, welfare aziendale e flessibilità organizzativa.
Nel 2018 non si lavora più dall’ufficio alle 8 del mattino, ma ovunque, anche in capo al mondo e a qualunque ora. L’importante è raggiungere gli obiettivi stabiliti. È questo che s’intende per «smart working», termine mutuato dall’inglese per dire «lavoro agile»: un nuovo modo di concepire il lavoro che, sebbene definito dalla legge 81 del 2017, è ancora in fase di assestamento. Se da un lato lo smart worker può godere di orari flessibili con un risparmio notevole (e non solo di tempo) sugli spostamenti, dall’altro anche le aziende hanno un proprio tornaconto: i ministeri del Lavoro e dell’Economia hanno previsto 110 milioni di euro in forma di sgravi contributivi per le aziende che ricorrono a soluzioni volte a migliorare l’equilibrio tra vita privata e professionale dei dipendenti. Le aree che più interessano gli incentivi al lavoro agile riguardano la genitorialità, il welfare aziendale e la flessibilità organizzativa. Tra le aziende veronesi più attente alla conciliazione vita/lavoro spicca il gruppo «Performance in Lighting»: dispone di un asilo aziendale con fattoria didattica che accoglie più di 40 bambini, di cui un terzo figli di dipendenti, a cui versa il 30% della retta. Altre iniziative riguardano l’orario flessibile, la concessione del part-time quando richiesto (al momento il 20% dei lavoratori), la possibilità di convertire il premio in servizi di welfare per godere della totale detassazione, più varie idee «salva tempo» come il 730 in azienda a prezzi agevolati.
Anche un’azienda artigianale storica, come Nat Insidewear, sta sperimentando la flessibilità oraria, considerando le necessità aziendali nei picchi lavorativi e quelle familiari, in nome di un miglioramento del clima generale. «Il benessere individuale è il benessere per l’azienda» è il titolo del progetto di Pegaso, marchio d’integratori naturali, che si è aggiudicato benzina e per la spesa, libri scolastici, ludoteche, centri estivi e invernali, vacanze studio, baby sitting o assistenza ai familiari anziani e non autosufficienti. Dall’autunno 2017 anche Cattolica Assicurazioni ha adottato lo smart working in via sperimentale, coinvolgendo un’ottantina di dipendenti (su un totale di milleseicento) nelle sedi di Verona, Milano e Roma. Finito ora il periodo di osservazione, verrà progressivamente esteso all’intera azienda.
«Lavorare agile comporta nuovi ruoli non collegati a spazio e tempo – sostiene Elisabetta Masotto, responsabile dell’area progettazione e innovazione sociale di Aribandus – ecco perché diventa fondamentale fare networking reale (e non solo digitale), organizzare competenze e abilità, gestire e ottimizzare il tempo». Su questa scia sono stati inaugurati Genera Lab, uno spazio di coworking artigianale, con postazioni da ufficio e macchine da cucire industriali, e Well (acronimo di Work&Life Lab), un progetto dedicato a donne e uomini per sostenerli nell’attività professionale e nel ruolo di genitori: è il primo coworking con servizi rivolti ai bambini, che godono di spazi accoglienti e di un servizio tata su richiesta. «Un’alleanza tra professionisti libera dai vincoli tradizionali aziendali porta con sé un notevole alleggerimento di struttura ed economia – spiega Filippo Belletti, socio di Competenze in Rete, esperto di organizzazione aziendale – che rende competitivi in termini di servizi e tariffe». Fare squadra significa condividere un sistema etico che va dall’affidabilità alla solidarietà, a cui si aggiunge la possibilità di differenziare e approfondire l’offerta per i clienti.
Consapevole della strada percorsa e di quanto ancora c’è da fare, l’assessore alle Pari Opportunità del Comune di Verona Francesca Briani ha promosso la realizzazione di «Conciliazioni