Cibo da asporto, il futuro? Il tortellino da passeggio Michielli: tutelare la qualità
Mesi contati per chi vuole investire in kebab, pizzerie e pasta da asporto e, in generale, per tutti quei takeaway che tanto vanno di moda oggi, dalle patatine fritte olandesi passando per i caffè all’americana fino al cartoccio di «fritoin» (pesce fritto) della più antica tradizione lagunare.
Venezia, prima città in Veneto, sta per mettere al bando le nuove aperture di esercizi senza tavoli e sedie che vendono cibo da gustare durante la passeggiata o seduti, naso all’insù, tra monumenti, ponti e rive. Del provvedimento se ne parla da quasi un anno ma ora Regione e Comune hanno trovato la quadratura del cerchio e a breve ci sarà l’intesa su tre anni di blocco, in via sperimentale, per queste attività, squisitamente turistiche e che stanno spuntando
Dimenticate patatine bisunte e hamburger ambasciatori dell’olezzo da fast food per le calli di Venezia. Il futuro del take away è il «tortellino da passeggio» firmato dallo chef Simone Ambrosino che ha trasformato il negozio di pasta fresca Dalla Gina, in centro a Verona, nell’ultima frontiera del cibo da passeggio. E fin qui tutto bene, peccato che per ogni locale come questo o come i «bigoli» di pasta fresca da passeggio, sugo a scelta, diffusi a Verona, Padova e Venezia, ce ne siano decine di dozzinali. Dalla pizza al trancio da asporto che placa a prezzi modici gli appetiti di giovani e turisti agli onnipresenti kebab. Risultato bivacchi improvvisati e cestini dei rifiuti debordanti. Perché il cibo da passeggio ha un costo: cartoni, salviettine, bicchieroni di carta a corredo. «A Venezia - spiega Ernesto Pancin, direttore di Aepe, associazione degli esercizi in laguna - i negozi di vicinato spariscono per i take away e in questo modo si impoverisce una città».
E così la vede anche Marco Michielli, presidente di Federalberghi Veneto: «A Venezia i cumuli di immondizie da take away ormai sono fuori dalla grazia di Dio. Il fenomeno è in rapida espansione ed ingestibile nelle città turistiche . E poi, 30 anni fa ce n’erano un paio in ogni città. Io, per dire, sono innamorato del “folpettaro” in piazza delle Erbe a Padova, mi piace da morire ma è uno, quindi è un’esperienza. Vediamola dalla parte del turista, le famose esperienze indimenticabili non sono più tali se ogni cinque metri ce n’è una. Quelli di qualità vanno tutelati, gli altri vanno contenuti».