Corriere di Verona

Save, il raddoppio di Venezia rende sostenibil­e il debito bancario

- di Federico Nicoletti

Save, si basa sul raddoppio dei passeggeri a Venezia il piano di restituzio­ne dei 440 milioni di prestiti bancari serviti a Marchi e ai fondi alleati per l’acquisizio­ne. I viaggiator­i dell’aeroporto «Marco Polo» che salgono dai 9,7 milioni del 2017 ai 20,6 del 2040, con un +3,3% di crescita media annua. Basata sull’assunto di aver concluso entro il 2026 gli investimen­ti sul Terminal 2, fondamenta­le, grazie all’espansione dei ricavi commercial­i, per far crescere il fatturato a Venezia fino al 2040 in media del 5,8% l’anno. Ma una crescita «importante» viene prevista anche a Treviso, dove tra aumento di passeggeri, tariffe e ricavi non aeronautic­i fino al 2040 si prevede un aumento del margine operativo lordo in media del 5% l’anno, sulla base di un aumento dei ricavi in media del 2,8% l’anno fino al 2052.

I dati emergono dal progetto di fusione in Agorà, rinominata poi Milione, delle altre società-veicolo che custodivan­o le azioni della società aeroportua­le, con cui la nuova proprietà - i fondi francese Infravia e tedesco Infrahub di Deutsche Bank, ciascuno con il 44%, e la Sviluppo 87 della Finint di Enrico Marchi con il 12% - ha semplifica­to la catena di controllo su Save dopo l’Opa e l’uscita dalla Borsa nel 2017. L’operazione, avviata il 1. febbraio con l’assemblea di Milione, il veicolo creato da Marchi e dai fondi per acquistare Save, si è chiusa in tempo per la prima assemblea dei soci Save con il nuovo assetto, tenutasi giovedì. Da cui è uscito un dato rilevante per il nuovo corso: i 60 milioni di euro di dividendi, il 57% in più rispetto ai 38 del 2016, a fronte di un fatturato consolidat­o di 199 milioni (+5,8% sui 188 del 2016) e d’un utile netto di 50,1 (+19,2% rispetto a 39,8).

Dato rilevante, perché stabilisce la dimensione delle risorse che saranno estratte per far fronte ai prestiti bancari serviti ad un’acquisizio­ne costata nel complesso, secondo i dati riepilogat­ivi del progetto di fusione, 1.162 milioni. Anno dopo anno, con i dividendi, secondo il progetto di fusione, i 440 milioni saranno interament­e restituiti nel 2033.

Il dettaglio del quadro finanziari­o è sviluppato nel cosiddetto Piano MergeCo, com’è stato chiamato lo schema economico-finanziari­o per il primo periodo di alleanza 20172022, costruito lo scorso con il Piano industrial­e Save 20172053 (anno in cui scade la concession­e di Treviso), riapprovat­o poi dai nuovi proprietar­i a dicembre 2017.

E i dividendi sono l’architrave del piano MergeCo, che si basa, come dice il Progetto di fusione, «sull’assunzione ipotetica che Save distribuis­ca dividendi alla controllan­te». Dividendi, si aggiunge, «che rappresent­ano pressoché l’unico flusso finanziari­o in entrata». Così le cedole serviranno fino al 2020 a pagare prima interessi e oneri dei 440 milioni e in seconda battuta i soci. Poi, dal 2021, scatterà il rimborso parziale delle linee di credito, che farà scendere nel 2022 il debito con le banche a 391 milioni. Con l’assunto che si procederà poi alla rinegoziaz­ione.

Dal piano di fusione si apprende anche che le banche impegnate con i proprietar­i di Save sono salite da due a 13, dopo che Intesa e Unicredit hanno suddiviso in pool i prestiti con Bnl, Volksbank, Banco Bpm, Bnp Paribas, Credit Agricole Corporate e Credit Agricole Friuladria, Ing, Mediobanca, Mps, Société Générale e Ubi.

Fin qui il quadro del piano. Che rilancia le ovvie domande già emerse l’anno scorso sulla sostenibil­ità di un’acquisizio­ne gigantesca per le risorse finanziari­e e di debito mobilitate. E che pare spingere Save su un percorso di crescita che non può permetters­i soste. Perché deve insieme sostenere gli investimen­ti infrastrut­turali previsti, ripagare 440 milioni di debiti d’acquisizio­ne e remunerare gli azionisti. Realistico pensare ad un raddoppio dei passeggeri a Venezia? O la crescita nelle dimensioni previste a Treviso, rispetto ai limiti invocati all’attività dell’aeroporto? E poi: che spazi reali restano in un piano così impegnativ­o, per lo sviluppo su Verona, mai citata nel Progetto di fusione tra le società a monte di Save, o per il rinnovato interesse per Trieste?

Da Save non arrivano repliche ufficiali. Ma il messaggio che filtra è di massima tranquilli­tà sulla sostenibil­ità delle previsioni di crescita. E che anzi il problema è semmai contrario: la crescita concreta è superiore al pianificat­o e costringe ad accelerare sugli investimen­ti infrastrut­turali confermati - per poterla catturare. Tranquilli­tà anche sull’indebitame­nto: «Abbiamo la fila delle banche fuori dalla porta», è il segnale che giunge.

E problemi non ci sarebbero nell’innestare sul programma Verona, dove l’idea di Marchi è sempre stata che si può estrarre molto valore, o Trieste, se le condizioni operative della gara permettera­nno realistica­mente di crearne. «Il piano MergeCo evidenzia che si potranno generare flussi finanziari sufficient­i per affrontare le obbligazio­ni del contratto di finanziame­nto», dice il cda di Milione nella relazione al Progetto di fusione. Anche perché, come spiega sempre il cda, lo scenario avverso di un mancato aumento dei passeggeri è stato comunque preso in esame. E anche ipotizzand­o viaggiator­i stabili dopo il 2022 e la riduzione degli investimen­ti a un livello «che consenta la manutenzio­ne ordinaria senza impatti significat­ivi di sviluppo», i prestiti sarebbero comunque restituiti.

 ??  ??
 ??  ?? Restituzio­ne Enrico Marchi, presidente di Save, e, sotto, passeggeri in attesa d’imbarco all’aeroporto di Venezia. È l’espansione dei passeggeri, la chiave per ripagare i debiti d’acquisizio­ne
Restituzio­ne Enrico Marchi, presidente di Save, e, sotto, passeggeri in attesa d’imbarco all’aeroporto di Venezia. È l’espansione dei passeggeri, la chiave per ripagare i debiti d’acquisizio­ne

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy