«Ho paura del nero», opera autobiografica di Francesca Fasani
«La scrittura è stata la mia terapia». Con queste parole Francesca Fasani descrive il motore che ha acceso la stesura del suo romanzo d’esordio «Ho paura del nero». Un libro autobiografico ambientato in una città di provincia degli anni Settanta in cui Bianca, la protagonista, nasce, cresce e diventa una donna a cui la vita pone dinnanzi diversi ostacoli. Fermarsi o superarli? Dove trovare la forza per andare avanti? Tutto merito della scrittura, che in un girotondo narrativo, diventa la lente per scrutarsi dentro. «Ho iniziato a svuotare le cantine – confessa Francesca – cioè a ripensare alle mie origini e alla mia famiglia. Elaborare i ricordi mi è servito a tirar fuori le mie fragilità, riconoscerle e liberarmene». Ogni capitolo è un flusso di coscienza, dove il dolore si mischia ai sensi di colpa e la solidarietà di chi legge cammina di pari passo con l’autocritica di chi scrive. «Raccontarsi è un modo per rivisitare le sensazioni e per assumere il distacco razionale
necessario ad affrontarle. – continua don Bruno Fasani, prefetto della Biblioteca Capitolare, che ha ospitato la presentazione del libro –. Oggi noi condividiamo gli spazi, i denari, ma non gli animi: dovremmo imparare a fare coming out di emozioni e a riappropriarci della nostra libertà interiore». A sostegno dell’opera, la casa editrice bookabook, che ne ha valutato l’interesse intellettuale prima di avviare una campagna di crowdfunding di successo durata meno di sei mesi. «Coinvolgere il pubblico agli albori di un piano letterario significa offrire la possibilità di farne parte attivamente – spiega l’editore Tommaso Greco – quindi il merito di questa pubblicazione va a tutti quelli che, come me, hanno creduto nel progetto». Un legame in continua evoluzione quello tra autore, editore e lettore, di cui ha fatto un excursus Federica Formiga, docente di Storia del libro e dell’editoria dell’Università di Verona, come cappello introduttivo alla giornata di lancio.