L’invasione di statue che commemorano e la smorfia dei critici
Gli esperti: servono qualità e idee, i selfie dei turisti non bastano
«Anche davanti a Gardaland c’è la coda per farsi un selfie con Prezzemolo, ma questo non fa di Prezzemolo un’opera d’arte». Il commento spiazzante su Facebook mette una pietra sui tanti like e dislike generati da un post sulla scultura in bronzo (e su altre che si vorrebbero accasare in città) intitolata Eternity e dedicata a Giulietta e Romeo. Modellata dal veronese Nicola Beber, di recente collocata davanti al parcheggio Centro, la scultura è in attesa di compiere un tour - tra le tappe proposte anche il Teatro Romano in luglio – prima di avere una sua sede stabile. E non solo in città, perché la sua missione sarebbe di moltiplicarsi e andare a rappresentare Verona e i veronesi nel mondo.
C’è chi cita, in difesa dell’opera, sempre su Fb, l’altissimo numero di persone che, uscendo dal parcheggio per dirigersi in centro, scatta un selfie con la statua, a dimostrazione del suo generale apprezzamento. Ma chi stabilisce se l’opera sta dalla parte dell’arte o di Prezzemolo? Se le pur nobili motivazioni corrispondono a risultati all’altezza? «Le opere devono essere sottoposte al giudizio di una commissione esterna al Comune che sia composta da almeno tre competenti in materia», ha detto Giorgio Fasol, collezionista di arte contemporanea. Pienamente d’accordo con lui Igino Legnaghi, scultore veronese, per anni docente all’Accademia di Brera: «Bisogna avere l’umiltà di sottoporsi al giudizio – spiega lo scultore – soprattutto se si tratta di un’opera che deve rappresentare la città nel mondo». Un principio andrà adottato di fronte al fiorire di monumenti, a partire dal 2004, dopo il Berto Barbarani di Novello Finotti in piazza Erbe: sono arrivati poi nel 2009 il monumento all’Olocausto di Pino Castagna in piazza Isolo, quello alla Pace del 2011 concepito dal Gruppo Aktiva nei giardini della Bra, Emilio Salgari, realizzato nel 2015 in bronzo da Sergio Pasetto e posto davanti all’ingresso della Biblioteca Civica. Se è rimasta allo stato di bozzetto una Giulietta in volo con Romeo sopra l’Arena, lo stesso autore Albano Poli ha invece portato a compimento nel 2015 un angelo, oggi davanti alla Cattedrale, e una Maria Callas ospitata in Arena la scorsa estate durante il festival lirico. Ormai certo di atterrare in piazza Erbe, dato il parere positivo della Soprintendenza, l’Angelo Dall’Oca Bianca dell’orafo Alberto Zucchetta è stato invece respinto al mittente dal Comune con la proposta alternativa, rifiutata dal comitato promotore, di essere messo in Borgo Nuovo. Ora è Eternity a essere in attesa di giudizio mentre i suoi sostenitori, che affrontano anche i costi per la sua realizzazione, richiedono una soluzione.
Si possono fare dei «distinguo»? «Credo che balzi all’occhio la differenza di livello che c’è tra una o l’altra di queste sculture, anche a un occhio non esperto, basta guardare le proporzioni, le espressioni, l’efficacia del messaggio che vorrebbero trasmettere…» commenta Legnaghi. In passato scegliere e posizionare un’opera monumentale in città era una questione che coinvolgeva molte istituzioni e richiedeva un lungo tempo. «Certo, ma è vero anche che i tempi sono cambiati – risponde Legnaghi -. Sono opere comunque la cui elaborazione andrebbe assegnata ad artisti riconosciuti sul piano nazionale o internazionale, non ci si deve affidare a una valutazione di gusto, bisogna scegliere autori in grado di sposare un contenuto, un’idea importante, a una soluzione formale di qualità, in linea con i tempi o che li sappia anticipare, è questo ciò che può far chiamare arte una scultura». Non le manda a dire Riccardo Cassini, scultore veronese, per anni docente all’Accademia di Belle Arti di Verona: «Non solo intasiamo il centro storico di oggetti, ma inoltre trovo ridicola l’idea di celebrare un personaggio attraverso una fotografia. E dove sarebbe l’invenzione poetica? Un pittore con la giacca striminzita che viene celebrato nel momento in cui dipinge un bassorilievo in bronzo: è una contraddizione in termini. Giulietta e Romeo poi è terrificante. Se penso a Salgari mi sembra un pupazzo di gomma senza fisionomia, senza espressione, un lavoro da allievi alle prime armi. Sono davvero molto dubbioso».