Onorevoli Pd pessimisti sull’intesa, il M5S avverte «Unica strada possibile»
La condizione: «Servirà un referendum tra i nostri iscritti»
Giusto partecipare alle consultazioni, ma il governo con i Cinque Stelle è «molto difficile», se non «impossibile». C’è pessimismo, tra i parlamentari veronesi del Pd, sull’esito delle consultazioni del presidente della Camera Fico. Ma i colleghi del Movimento avvertono: «Il dialogo con il Pd è l’unica strada possibile, l’alternativa è tornare a votare».
Alessia Rotta
Non sono speranzosa, per ragioni prepolitiche, abbiamo una idea diversa, alternativa, della democrazia Vincenzo D’Arienzo Un governo politico lo vedo molto difficile, ma ora tocca a loro dimostrare di saper essere forza di governo Diego Zardini L’intesa è pressoché impossibile nell’ipotesi di un premier del Movimento Cinque Stelle
Ieri, al corteo per il 25 aprile in città, erano presenti tre parlamentari del Pd e nessuno del Movimento Cinque Stelle. Cosa c’entra questo con l’ipotesi di un possibile governo tra le due forze politiche a Roma? Forse nulla, ma - rileva la deputata dem Alessia Rotta - prima ancora che di convergenza sui programmi, il problema è una convergenza sui valori. «C’è chi mi ha detto che, proprio nella giornata che celebra la fine della guerra, dovremmo fare un’alleanza tra tutte le forze antifasciste. Ma io credo che abbiamo un’idea diversa, alternativa, della democrazia», afferma.
Se il Pd viene descritto oggi come un partito dilaniato tra chi non vuole sentire parlare di governo con i Cinque Stelle e chi, invece, è aperto all’ipotesi, almeno a Verona i suoi rappresentanti parlano con una voce sola. La renziana Rotta la pensa più o meno come il collega Diego Zardini, fedelissimo dell’attuale segretario-reggente Maurizio Martina, e il senatore Vincenzo D’Arienzo, vicino invece al presidente del partito Matteo Orfini. Tutti e tre concordano nel dire che, per cortesia istituzionale e rispetto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è giusto partecipare alle consultazioni affidate al presidente della Camera Roberto Fico, tanto più dopo che è stata ufficialmente archiviata la trattativa per un governo tra Cinque Stelle e Lega; che tuttavia un accordo di governo con il Pd è altamente improbabile e, nella remota ipotesi che dovesse essere trovato, dovrà essere sottoposto a un referendum tra gli iscritti. Quanto a Gianni Dal Moro, altro deputato veronese del Pd, dice di rimandare tutto alla decisione della prossima direzione del Pd.
Gli onorevoli veronesi raccontano di una base in fermento, dove molti militanti minacciano di strappare la tessera in caso di governo con i Cinque Stelle, ma con una percentuale minoritaria che spinge per tentare un accordo. «Non sono speranzosa, per ragioni pre-politiche», dice Alessia Rotta. La natura stessa del Movimento Cinque Stelle, ancora prima che le sue idee, è vista con sospetto in casa Pd. «Possiamo davvero pensare di sottoporre una eventuale intesa alle “cliccarie” sulla piattaforma Rousseau?», si chiede Rotta che, nei possibili partner di governo, vede prima di tutto un problema di affidabilità: «Quello che per loro vale oggi può non valere domani».
«Vedo molto difficile un governo di tipo politico con i Cinque Stelle», dice invece D’Arienzo, che tuttavia rimanda la palla nel campo di Di Maio e soci. «Tocca a loro dimostrare che quella forma di protesta che hanno saputo interpretare può diventare forza di governo - afferma -. Devono dirci loro cosa vogliono fare pure di quelle riforme che abbiamo fatto noi, partito istituzionale per eccellenza, ivi compresa la riforma della Stato e la legge elettorale».
Zardini concorda nel vedere «molto difficile» trovare un accordo sui contenuti di un programma di governo con il Movimento Cinque Stelle. Ma aggiunge di ritenere «pressoché impossibile» che una eventuale, difficile, intesa possa essere trovata con un presidente del consiglio pentastellato. «Servirebbe - dice una personalità di garanzia per dare assicurazioni su una convergenza programmatica che, al momento, faccio fatica a immaginare».