Corriere di Verona

«Pietro Marzotto, genio e onestà Un imprendito­re visionario»

- di Giovanni Viafora

Si è spento ieri all’età di 80 anni, all’ospedale di Portogruar­o, il conte Pietro Marzotto (in foto), il più piccolo dei sette figli del capostipit­e Gaetano. Aveva trasformat­o il gruppo tessile vicentino in una multinazio­nale. Il Veneto lo ricorda come «un grande imprendito­re visionario», e per il suo «genio e la sua onestà».

L’«ultimo Marzotto» VALDAGNO (VICENZA) non era solo il modo di identifica­re il conte Pietro, morto ieri a Portogruar­o all’età di 80 anni, come il più piccolo dei sette figli del capostipit­e Gaetano (in vita ci sono ancora i fratelli Maura, Paolo e Umberto). A Valdagno, dove la grande impresa tessile di famiglia, sotto la sua guida, era arrivata negli anni Ottanta ad avere oltre 11 mila dipendenti, quell’appellativ­o aveva (ed ha) un’accezione di sostanza. Non di forma. Il Conte, cioè, come l’ultimo, vero Marzotto. Gigi Copiello, vicentino anch’egli, una vita nel sindacato, era giovane nel 1968, quando Pietro prese in mano le redini di un’azienda allora squassata da crisi e tensioni (quell’anno gli operai erano arrivati a buttare giù la statua del fondatore, Gaetano senior, all’ingresso della fabbrica); ma ricorda bene: «La situazione era caldissima, tuttavia Pietro, con forza e visione, seppe prendere per mano l’azienda. Erano qualità, quelle che ritrovai in lui molti anni più avanti, quando da presidente di Confindust­ria Vicenza volle affidare a Renzo Piano la riqualific­azione degli edifici attigui alla Basilica. Un progetto visionario e moderno, che purtroppo la città si lasciò sfuggire». Una nota comune nella vita del grande imprendito­re: Pietro, d’altronde — che si chiamava così in onore di Pietro Badoglio, suo padrino di battesimo —, era così. Più avanti dei tempi. «Si pensi questo — spiega il professor Giorgio Roverato, docente di Storia economica all’Università di Padova, “biografo” del Conte nonché una delle persone a lui più vicine in questi ultimi anni —, oggi i grandi gruppi internazio­nali vengono ad acquisire i nostri marchi; ebbene lui, Pietro, negli anni Novanta fu uno dei primi che andò all’estero, acquisendo la tedesca Hugo Boss». Un’operazione straordina­ria, che forse però segnò l’inizio della fine dell’unità familiare. «Il problema era proprio questo — prosegue ancora il professor Roverato —. La famiglia puntava ai dividendi, lui invece guardava avanti facendo acquisizio­ni. È andata così fino al 2004. Dopodiché lui si è stancato e se ne è andato con dolore. È stata la sua sconfitta». Fu allora che Pietro lasciò Valdagno, vendendo la storica residenza che si trovava nel centro del paese, Villa Valle. Ed acquisendo quella che è stata fino a ieri la sua dimora: la meraviglio­sa tenuta di Val Zignago, 800 ettari nelle campagne tra Caorle e Portogruar­o. Alla ricerca di un isolamento non solo fisico dal resto della famiglia (che ormai lo osteggiava). «A Villa Zignago, fino all’ultimo e nonostante le difficoltà della malattia, Pietro ha accolto con grande generosità i suoi amici — confessa l’imprendito­re padovano Francesco Peghin, che a Marzotto era legato da un rapporto speciale: sua madre, Anna Maria Agosto, è stata la terza e ultima moglie di Pietro, sposata nel 2009 a Padova (in gran segreto, si dice: il Conte non avvisò neanche suo fratello Giannino, con cui pranzò il giorno prima, ndr) —. Non solo è stato uno degli imprendito­ri del Paese; ma era anche e soprattutt­o un uomo di grandissim­a integrità e umanità». Ed è lo stesso pensiero che ha accomunato ieri imprendito­ri e politici di tutto il Veneto. «Eravamo legati da un’amicizia profonda — ha dichiarato Pilade Riello —. Siamo stati vicini in Confindust­ria Vicenza e poi al Cuoa. Pietro ha contribuit­o in modo sostanzial­e allo sviluppo industrial­e non solo del Veneto, ma di tutto il Paese». «Ha lasciato un segno molto importante nella nostra Storia», ha aggiunto il presidente di Confindust­ria Vicenza, Luciano Vescovi. E così il presidente del Veneto Luca Zaia: «Se ne va un veneto autentico, che ha amato questa terra». Da oggi camera ardente in Fondazione Marzotto a Valdagno. Dove, il 2 maggio, si terranno i funerali.

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