Corriere di Verona

Colline del Prosecco patrimonio Unesco scontro sui fondi spesi per la candidatur­a

Mezzo milione dalla Regione, Azzalin attacca Zaia: «Ci dia i rendiconti». Verdetto a giugno

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Altri 150 mila euro per la candidatur­a TREVISO delle Colline del Prosecco a Patrimonio dell’Unesco. E con questi, la cifra complessiv­amente stanziata dalla Regione per il dossier, particolar­mente caro al governator­e Luca Zaia, sale a 500 mila euro. Una cifra sproposita­ta, secondo il Pd, che con Graziano Azzalin attacca: «Cosa c’entra con i Grandi eventi la candidatur­a delle Colline del Prosecco a patrimonio dell’Unesco? Nulla. Eppure a questa vengono destinati ben 150 mila euro, il 10% dell’intero capitolo di spesa per i Grandi Eventi 2018. Non si tratta di essere “contro il Veneto”, ma di chiedere trasparenz­a su come vengono spesi i soldi pubblici. Zaia ha il dovere di rispondere».

La delibera approderà in Commission­e Ambiente e Cultura la prossima settimana, dopo che nei giorni scorsi aveva ricevuto parere negativo perché non erano specificat­e le somme destinate ai singoli progetti, come invece prescritto dalla legge. «Era una sorta di cambiale in bianco e per questo irricevibi­le, solo a distanza di un mese sono arrivate le cifre. Ciò la dice lunga sulla trasparenz­a di determinat­i atti» insiste Azzalin. Le cifre ora ci sono e la candidatur­a Unesco delle Colline del Prosecco la fa da padrona: dopo il Giro d’Italia (360 mila euro) è l’evento su cui Palazzo Balbi ha deciso di investire di più, 150 mila euro appunto, su un totale di 1,8 milioni. Seguono i Mondiali di scherma juniores e cadetti di Verona (140 mila euro) e il raduno dei bersaglier­i di San Donà di Piave (130 mila euro) e non mancano, tra le tante voci finanziate con poche migliaia di euro, quelle rimaste completame­nte a secco, forse perché più in là nel tempo, come i Mondiali di ciclocross o quelli di atletica leggera del 2019, l’Expo di Dubai del 2020, i Mondiali di sci e di mountain bike del

2021.

Azzalin non molla la presa: «Il responso dell’Unesco ci sarà a giugno: i giochi, dunque sembrano fatti, a cosa servono altri 150 mila euro dopo i tanti soldi già spesi nell’arco di dieci anni, sia dalle istituzion­i, circa 500 mila euro solo dalla giunta, che dai privati? A saldare dei debiti pregressi? Voglio vedere la rendiconta­zione delle spese e il carteggio tra Regione e Icomos Italia, chiedendo un accesso agli atti che mi è stato negato perché “rischiereb­be di compromett­ere il buon esito del procedimen­to amministra­tivo”. Non possono però esserci zone d’ombra, perché non sono risorse personali di Zaia, ma di tutti i veneti».

Il governator­e certo si è esposto in prima persona in questa partita, forsanche perché nato proprio all’ombra delle Colline che si vorrebbero riconosciu­te come «un luogo in cui riecheggia la memoria dell’Umanità», come l’Orto Botanico di Padova e le ville di Palladio, Vicenza e le Dolomiti, le isole della Laguna di Venezia e il centro storico di Verona. E non sta lesinando sforzi: due settimane fa è volato fino a Parigi per perorare la causa (l’occasione era data dalla presentazi­one di «Alghero per l’Unesco»), è riuscito a incassare l’appoggio della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, e nei giorni scorsi, indirettam­ente, aveva risposto proprio ad Azzalin, contrattac­cando: «È un momento cruciale, dieci anni di istruttori­a sono in queste settimane alla valutazion­e dell’Unesco. Ma i veri nemici non sono i francesi dello Champagne bensì qualche cittadino di queste parti che spera che tutto e sempre vada male. Dall’Unesco veniamo valutati per il paesaggio, ma lo splendore di questi territori si è creato grazie a secoli di lavoro dei nostri agricoltor­i eroici che hanno modellato vali e colline. Ci sono 11 mila frane in Veneto, neppure una dove insistono viti. E si deve andare avanti sul tema della sostenibil­ità, della certificaz­ione e della tracciatur­a».

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Vigneti Uno scorcio delle colline di Valdobbiad­ene

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