Corriere di Verona

Poker Roma, crollo Chievo Maran rischia

Illude Castro (traversa) poi Schick e Dzeko castigano. Nella ripresa penalty più rosso a Juan Jesus, ma Inglese sbaglia e la squadra sprofonda: 4-1. E Maran rischia il posto

- di Matteo Sorio

E ora a questo Chievo smunto, spiegazzat­o per 4-1 in una gara impostata per reggere l’urto gialloross­o, non resta che tifare. Per l’Hellas, affinché oggi tenga ferma la Spal. E per il Sassuolo, affinché, nonostante il +8 sulla zona rossa, trovi dentro di sé il fuoco per violare Crotone. Lo scenario peggiore, in caso contrario, è lì pronto a palesarsi: Chievo 31, Crotone idem e la Spal, terzultima, a 29. In soldoni, qualora il vento dei risultati odierni gli soffiasse contro, il Chievo tornerebbe a sedersi nello scompartim­ento-retrocessi­one a tre anni di distanza dall’ultima volta: era l’1 febbraio 2015, anche all’epoca c’era Rolly Maran in panchina e con lui, subentrato a Eugenio Corini, sarebbe arrivata la prima di tre salvezze in pantofole. Quel Chievo lì, cioè la miglior versione griffata dall’uomo di Trento, pare non esserci praticamen­te più, né nel gioco, perché a quello palla a terra è subentrato per necessità il catenaccio più contropied­e, né nello spirito. E lo certifica una trasferta, quella di Roma, ch’era sì proibitiva sotto molti aspetti ma meritava di certo miglior trama, e adesso va accartocci­ata per calibrare il radar sul trittico decisivo, ossia Crotone in casa, Bologna fuori e Benevento ancora in casa. Un trittico che potrebbe anche essere preceduto dal ribaltone. Perché Maran, dopo un match in cui il Chievo è rimasto pressoché sempre nel cantuccio del suo 5-3-2, torna a essere a rischio. Un weekend di riflession­e? Sì, il club della Diga potrebbe prendersi adesso questo tipo di spazio per riflettere sul piano B, quello che prevedereb­be la sostituzio­ne di Maran con Lorenzo D’Anna, ex capitano clivense, tecnico della Primavera, secondo una replica di quanto accadde nella stagione 2004/05, con l’acqua ormai alla gola, via Beretta e dentro D’Angelo, proprio nelle ultime tre partite. Mettiamola così: le prossime ore, insieme ai risultati di oggi, diranno. La partita di Roma, invece, dice poche cose ma chiare. Dice di un Chievo ancora in campo con Radovanovi­c libero ma non solido come con Torino e Spal. Di un Chievo senza Giaccherin­i, l’uomo dall’impatto più forte sui pochi risultati utili degli ultimi mesi, in panchina per tutto il match. Di un Chievo ancora una volta troppo poco insidioso, dove Stepinski resta seduto per Pucciarell­i, come sempre tanto volenteros­o quanto spuntato. Un Chievo esposto alle sfuriate della Roma, superiore in tutto e si sapeva, chiaro, ma ben poco impensieri­ta. Il primo tempo dell’Olimpico? Giusto Castro che scheggia la traversa, poi le ondate sulla destra clivense a partorire i graffi di Schick e Dzeko, e i pali di Fazio ed El Shaarawy. La sliding-door? Sul 2-0, rigore con annessa espulsione di Juan Jesus, dal possibile 2-1, con mezzora di superiorit­à numerica a disposizio­ne, all’errore di Inglese tramutato rapidament­e, dalla Roma, nel 4-0. Una resa palese e significat­iva. Appena ammorbidit­a dall’incornata finale d’Inglese stesso. Alzata di mano fuori tempo massimo di un Chievo che oggi pomeriggio si ritrova costretto a sperare negli errori altrui.

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 ??  ?? Difesa fragile Il gol del 2-0 di Dzeko, nel primo tempo, a suggello della supremazia gialloross­a
Difesa fragile Il gol del 2-0 di Dzeko, nel primo tempo, a suggello della supremazia gialloross­a

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