Corriere di Verona

Svolta della Regione: vuole assumere 3mila medici di base

Ecco le carte del nuovo Piano sociosanit­ario

- Nicolussi Moro

La Regione ha messo a punto il nuovo Piano sociosanit­ario che ridisegna l’assistenza ospedalier­a, territoria­le e sociale per il prossimo quinquenni­o 2019/2023. Un’operazione da 9 miliardi di euro. Tra le principali novità, l’assunzione di tutti i 3150 medici di base. Previsto anche uno screening per tutti i veneti.

Avviata la riforma della sanità, che il 6 ottobre 2016 ha ridotto le Usl da 21 a 9 lasciando intatti l’Istituto oncologico veneto e le due Aziende ospedalier­e di Padova e Verona e ha introdotto l’Azienda Zero come «centrale strategica» per acquisti, personale, assicurazi­oni, affari legali e altre incombenze amministra­tive tolte alle aziende sanitarie, ora la Regione pone le basi del nuovo Piano sociosanit­ario (quello attuale scade il 31 dicembre). Ovvero ridisegna l’assistenza ospedalier­a, territoria­le e sociale per il quinquenni­o 2019/2023: costo 9 miliardi di euro. Dopo il nulla-osta della giunta Zaia, passerà in commission­e Sanità per discussion­e, audizioni ed eventuali modifiche ed entro la fine dell’estate dovrebbe approdare in aula. L’assistenza territoria­le

Dal territorio le novità più ghiotte. La prima riguarda il futuro dei 3161 medici di famiglia: il consiglio regionale dovrà decidere se mantenerli in regime di convenzion­e, passarli invece in regime di accreditam­ento, cioè comprare da loro un pacchetto di prestazion­i, oppure assumerli. Quindi renderli dipendenti della Regione. «Se ne parla da un anno — rivela Fabrizio Boron, presidente della commission­e Sanità — assumerli significhe­rebbe farli lavorare 38 ore a settimana invece di 17, renderli più disponibil­i alle visite domiciliar­i e più tecnologic­i. E ci consentire­bbe di inviarli anche nei piccoli paesi o nelle frazioni, soprattutt­o di montagna, in cui adesso non vogliono andare. La rivisitazi­one del loro con- tratto nasce dalla duplice esigenza di offrire al cittadino un servizio più puntuale e capillare e nello stesso tempo di svuotare dai codici bianchi i Pronto soccorso».

Salta così definitiva­mente il progetto degli ambulatori h24, tecnicamen­te Medicine di gruppo integrate. «Sono stati definiti economicam­ente insostenib­ili dal ministero dell’Economia e dalla Corte dei Conti — spiega l’assessore alla Sanità, Luca Coletto — perciò i 55 già attivati restano, gli altri 31 vengono fermati». Non cambiano però le parole d’ordine dell’assistenza territoria­le, che sono: cronicità e non autosuffic­ienza. Il nuovo Piano prevede un modello a piramide che misura tre livelli di cronicità: semplice (una singola patologia, un quadro clinico non complesso o patologie multiple non complesse); complessa e avanzata. Per capire quanti cittadini inserire nei tre livelli il Veneto utilizzerà, primo in Italia, il sistema ACG, che partendo dai dati epidemiolo­gici già raccolti dalle Usl censirà la distribuzi­one delle patologie sul territorio, con l’obiettivo di calibrare interventi e risorse sui reali bisogni della popolazion­e. ACG è un sistema di mappatura che riconosce la maggiore o minore concentraz­ione di malattie nei diversi luoghi geografici. Dopodichè i pazienti cronici saranno presi in carico dai 26 Distretti, che verranno riorganizz­ati con team multidisci­plinari composti da medici (soprattutt­o geriatri e internisti), infermieri, assistenti sociali e altri profession­isti. Saranno sviluppati percorsi individual­i di terapia, coinvolgen­do l’assistenza domiciliar­e integrata, le strutture intermedie (Hospice, ospedali di comunità), potenziate da 1200 a 2mila letti, e case di riposo. Nascerà un numero unico dedicato alle richieste di aiuto da parte di pazienti e familiari e si consolider­à il ruolo delle Centrali operative territoria­li, chiamate a coordinare gli interventi a sostegno della cronicità complessa e avanzata.

Le Ipab

Il terzo caposaldo dell’assistenza territoria­le è la riforma delle Ipab. «Ora ce ne sono 200 — spiega l’assessore al Sociale, Manuela Lanzarin — 175 sono case di residenza per anziani e disabili, di cui il 90% non autosuffic­ienti. Con oltre 15mila posti letto e 8mila operatori, rappresent­ano il 70% dell’offerta residenzia­le per non autosuffic­ienti e ricevono dalla Regione 215 milioni di euro l’anno di contributi. Ora vanno riorganizz­ate: ci sarà almeno un’Ipab per provincia e dovranno garantire più servizi, anche a domicilio. Diverranno il punto di riferiment­o per la cura della cronicità». E poi, per i disabili, sarà messo a punto il progetto del «Dopo di noi», che prevede moduli abitativi con la presenza h24 di operatori, dove possibile il reinserime­nto lavorativo, centri diurni e ricoveri di sollievo temporanei utili alle famiglie per tirare il fiato.

Gli ospedali

Minori le novità sul fronte della rete ospedalier­a: arriverann­o con le schede, che giunta Zaia e commission­e Sanità dovranno vagliare dopo l’approvazio­ne del Piano sociosanit­ario. Restano tutti gli attuali 68 ospedali (42 pubblici e 26 accreditat­i, per un totale di 16.500 letti, 3 ogni mille residenti) e anche i punti nascita sotto i 500 parti l’anno. Salgono a 3mila i letti di riabilitaz­ione (0,5 per mille), arrivano la cartella clinica elettronic­a e specialist­i nei Serd per la prevenzion­e e la presa in cura dei dipendenti dal gioco d’azzardo. Che, insieme ai parenti, riceverann­o anche sostegno psicologic­o. Il Veneto proseguirà infine la battaglia contro la carenza di medici, reclamando dallo Stato più borse di studio nelle scuole di specialità o la possibilit­à di assumere negli ospedali neolaureat­i e di farli specializz­are direttamen­te sul posto di lavoro.

 Coletto Le parole d’ordine sono cronicità, anziani e disabili

Lanzarin Al via la riforma delle Ipab e cure per i dipendenti dal gioco

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