Lady Raffaella signora del rugby Con lei Verona vola in Eccellenza
Storica promozione per gli antracite: ora il nuovo stadio e l’accademia
Il Verona Rugby ha conquistato domenica la promozione in Eccellenza, 55 anni dopo l’ultima volta di una veronese. Merito anche del presidente Raffaella Vittadello.
A metterla in musica, «Perfect Day» di Lou Reed sarebbe il brano scelto quale colonna sonora della storica domenica del Verona Rugby, del suo presidente Raffaella Vittadello, del suo First XV timonato da coach Antonio Zanichelli. L’ingresso nel salotto dell’Eccellenza della palla ovale nazionale - vincendo a Piacenza 13 a 3 nel ritorno della semifinale playoff di A dopo il 17 a 23 dell’andata - è il coronamento di un sogno inseguito per oltre mezzo secolo, 55 anni a essere precisi. Verona è tra le 12 regine (metà sono venete) del rugby italiano, qualcosa d’inimmaginabile solo qualche anno fa, quando Danilo Zantedeschi, storico presidente del vecchio Cus dal 1990, guidava il sodalizio: «È stata premiata la costanza di non demordere mai, nemmeno nei momenti di maggior difficoltà - dice -. Ricordo i tempi in cui non avevamo nemmeno un campo su cui giocare; era la seconda metà degli anni ‘60, quando eravamo senza una casa e passavamo da un campo all’altro, da San Massino a Santa Lucia e Borgo Roma, approfittando degli spazi concessi dal calcio. Per non parlare di quando per reclamare una fetta di dignità ci allenammo per protesta in Piazza Bra e andammo poi ad occupare il Vecchio Bentegodi, prima di accasarci per anni al Gavagnin». L’impresa di Piacenza assume quindi i tratti di un romanzo generazionale fatto di passione, lotta, e sudore. La promozione in Eccellenza riempie d’orgoglio chi quei tempi eroici da fango, pane, salame, e birra li ha vissuti. L’anima del rugby rimane quella, ma con la modernità si è arricchita di progettualità e programmazione, valori aggiunti che l’hanno condotta fuori dall’alveo romantico del mero dilettantismo per provare a salire più su ad afferrare i sogni: «Se Verona - prosegue Zantedeschi - è oggi un centro rugbistico di alto livello, lo si deve al coraggio, all’entusiasmo, e alla lungimiranza del presidente del Verona Rugby, Raffaella Vittadello, che due anni fa ha raccolto il testimone dal Cus. I lavori del nuovo stadio in Via San Marco stanno per essere ultimati. Verona avrà un gioiello d’impianto, il più bello in Italia». I numeri parlano di un movimento in salute. Il Veneto è da sempre la culla della palla ovale: su oltre tredicimila tesserati (dati ufficiali forniti dalla federazione), Verona cresce e ne vanta oggi quasi 1.400 (di cui un migliaio giocatori): «Mi auguro ora che la città risponda - conclude Zantedeschi - a livello di tifosi, sponsor, e media. La conquista della massima categoria è un traguardo storico, ma mi spingo oltre e vi dico che proseguendo su questa strada, tra qualche anno nemmeno lo scudetto sarà un sogno proibito». Allacciate pure le cinture, si decolla.
La parola passa allora in cabina di comando a colei che questo «Perfect Day» l’ha reso possibile, Raffaella Vittadello. Origini padovane, dove il rugby è religione; l’azienda di marmi condotta insieme al marito Vladimir Payano (presidente a sua volta del Verona Rugby Junior) a Volargne, ed ecco che il cerchio si chiude: «Ho vissuto il rugby a Verona per gradi: prima da genitore, poi da sponsor e infine da dirigente. A mano a mano che conoscevo le dinamiche interne della società, mi rendevo conto che il potenziale era molto elevato, ma che alcuni ingranaggi stridevano. Mi sono allora posta una domanda: perché non mettermi in gioco in prima persona? Così ho fatto. Credo che l’arma vincente sia stata lavorare per obiettivi. Il primo giorno d’allenamento della stagione ci siamo riuniti, dirigenti, staff tecnico, e giocatori, e abbiamo condiviso i nostri obiettivi. Così tutti sono stati responsabilizzati e resi partecipi. Hanno dato il massimo». Non può mancare la dedica di rito: «Dedico questo traguardo a tutte le persone che mi hanno dato fiducia e che hanno creduto in me fin dal mio primo giorno da presidente. Parlo di genitori, atleti, staff e collaboratori. Ringrazio tutti perché il loro sostegno è stato determinante». Seguono parole di riconoscenza per il lavoro del coach Antonio Zanichelli: «A dicembre, verso la fine della prima fase di campionato, risultati alla mano ci siamo resi conto che la squadra era stata costruita nel modo giusto e che avremmo potuto puntare alla vetta. Antonio è una persona molto concreta che preferisce far parlare i fatti. È riuscito a creare l’amalgama giusta tra veterani e nuovi acquisti». Il nuovo stadio sarà inaugurato il 1° settembre: «Lo stadio nasce con l’intenzione di dare una casa al rugby veronese, che fino ad oggi non ne ha mai avuta una. Vuole essere nella pratica un luogo in cui sport e socialità possono incontrarsi. In concomitanza con il nuovo impianto nascerà anche la prima accademia indipendente in Italia: la Verona Rugby Academy. Il progetto del Verona Rugby è a lungo termine e il suo fulcro è il settore giovanile». La chiusura è rivolta al futuro: «La rosa sarà sicuramente rinforzata. Siamo una squadra neopromossa e il nostro obiettivo, con la massima umiltà, sarà quello di giocarci ogni partita senza timori reverenziali. Vogliamo assolutamente mantenere la categoria e lavoreremo duro per raggiungere quest’obiettivo». Prima, rimane una ciliegina: appuntamento il 27 maggio a Reggio Emilia per il titolo di serie A contro il Valsugana Padova.
Un sogno realizzato vivendo il rugby per gradi: da genitore a sponsor a dirigente
Ricordo quando non avevamo un campo e per protesta ci allenammo in Bra