Corriere di Verona

Aquila dal fisico bestiale: la Scaligera s’inchina, 78-68

Basket, quarti di finale di A2, nel primo round la Tezenis resiste 10’ poi cede alla forza Fortitudo

- (m.s.)

I samurai di coach Dalmonte (li voleva così, in parte è stato accontenta­to) hanno la temerariet­à, e il carattere. Ma non la fibra, in gara 1, per reggere l’urto muscolare, quindi poi mentale, della Fortitudo Bologna. Dice, il primo round dei quarti di finale playoff di A2, ciò che gli era stato messo in bocca dal bilanciere tecnico. E cioè che è forte, grande e grossa, l’Aquila. E che contro le squadre grandi e grosse, abili a metterla (anche) sul fisico, la Scaligera perde tanta della sua lucidità. Finisce allora, gara 1, con un tabellino che, aspettando il secondo duello di domani sera, sempre al PalaDozza, è un affresco del paesaggio reale: 78-68, parziali di 28-23, 22-12, 14-19, 14-14. Di là: un Cinciarini letale nei momenti giusti (24 punti), un Mancinelli altrettant­o solido (20, e 9 rimbalzi), un 48 per cento al tiro sorretto dal 24/44 da due. Di qua: 16 punti Udom (8 rimbalzi), 13 Greene, 11 Amato e Jones, 44 per cento dal campo, troppi liberi sbagliati (16/26, il bilancio) e troppi rimbalzi d’attacco concessi (14). Quasi sempre sopra, Bologna, al netto del 12-17 del 5’, e senza pietà nel ricacciare dietro Verona. Siccome è la transizion­e il suo pane, l’Aquila - senza l’americano McCamey e col pivot Chillo a mezzo servizio parte, del resto, dando gas nei primi secondi dell’azione. E quando sbaglia, sotto c’è l’ex gialloblù Gandini, scultoreo, a darle seconde chance. Però, va detto, la Tezenis (grande approccio di Udom) mette giù, comunque, il piede giusto: coraggiosa, precisa, si guadagna falli. Ma la forza dell’Aquila, più squadra, più tosta, è imporre, a chi ci duella, di non sbagliare niente. Prende a scivolare, allora, la Tezenis, sui troppi tiri aperti concessi. Una manna per Cinciarini e Mancinelli. Un lusso che costa tanto, tipo il 28-23 del 10’. O, peggio, il 50-35 dell’intervallo, frutto della dominanza bolognese pure nel pitturato. È una salita tipo Zoncolan, lì, il match. Nel terzo periodo, allora, Verona stringe le maglie a rimbalzo, approfitta­ndo di un minimo relax altrui. Il risultato, usando bene anche la zona, è il grattar via cinque punti, allo svantaggio. Di modo da ripartire, al 30’, dal 64-54. Un divario più ampio di quanto non dica. Un divario quasi mai in discussion­e. Eccetto un -9 che illuderà Verona di poter tornare dentro una partita troppo complicata.

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Al PalaDozza Udom e soci si sono visti chiudere benissimo l’area da Bologna

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