Vittime del cyberbullismo, le strutture di Verona al servizio delle famiglie
Dal centro di Borgo Roma a Villa Santa Chiara. L’associazione «La Crisalide» in supporto ai genitori. Le testimonianze di alcuni ragazzi
Sono cominciati a Verona i corsi di formazione riguardanti i casi di cyberbullismo e di bullismo per gli insegnanti delle scuole venete in collaborazione con la polizia postale.
Per bullismo si intende ogni forma di comportamento sociale di tipo violento, che sia di natura fisica o psicologica; ma negli ultimi anni, con l’evolversi della tecnologia, sono sempre più i casi di cyberbullismo, una serie di attacchi offensivi e continui, ai danni di un terzo attraverso la rete. «A scuola mi sentivo esclusa dai miei compagni: mi prendevano in giro, ero molto timida e la mia insicurezza mi rendeva una mira molto appetibile», racconta Elisa, 20 anni, studentessa all’università. «Alle medie e alle superiori ho avuto delle esperienze di cyberbullismo e bullismo che mi hanno terrorizzata - accusa -. È un tema terribilmente attuale per il quale non sono stati ancora presi provvedimenti seri». Se protratto nel tempo, la vittima può mostrare una svalutazione dell’opinione della sua persona e insicurezza e ciò provoca veri e propri disturbi psichici.
Le statistiche degli ultimi anni, infatti, mostrano un incremento della domanda degli interventi psichiatrici e psicologici a causa dei sempre più numerosi casi di disturbi di depressione, di personalità, dell’umore o di disturbi del comportamento alimentare. Questi ultimi «sono uno dei problemi di salute più comuni nei giovani, soprattutto nelle donne», dice Rosa Bruna Dall’Agnola, psicologa e psicoterapeuta e coordinatore del Centro di Riferimento Regionale per il trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare. «Sono gravi disturbi psicopatologici. Per la persona che ne soffre tutto ruota attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Cose che prima sembravano banali ora diventano difficili e motivo di ansia - aggiunge -. Tra i sintomi tipici si evidenziano: la restrizione alimentare, il digiuno, la presenza di abbuffate e i comportamenti di compenso attuati con l’unico scopo di controllare il peso». Ma informa che «esistono dei criteri diagnostici molto precisi per distinguere cosa sia segno di disturbo e cosa non lo sia». Alla domanda del perché questi ultimi disturbi siano in aumento la dottoressa risponde: «sappiamo che tra i fattori di rischio ci sono fattori sia genetici che ambientali che rendono le persone più vulnerabili verso la possibilità di ammalarsi. Certamente nelle società occidentali le donne, gli uomini e oggi anche i bambini ricercano un’immagine del corpo ideale che influisce sull’autostima, penalizzata anche dai messaggi provenienti dai media». Un ruolo fondamentale durante la cura è dato dalla famiglia, che in un primo momento potrebbe ribellarsi alla comparsa dei primi sintomi, come ci racconta Luigi, padre di una ragazza ricoverata: «Mi sentivo impotente, ma volevo ribellarmi perché non capivo il motivo e spesso mi ritrovo a chiedermi ”Sono stato io?” o “perché mia figlia?”».
Per aiutare le famiglie e le persone affette da questo disturbo, Verona offre un’ampia possibilità di cura rispetto ad altre città. Si indica il Centro di Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Ospedale di Borgo Roma che in seguito, in caso di necessità, provvederà ad indicare il percorso di cura adatto per la situazione fisica e mentale della persona, presentando la possibilità di essere seguiti in ambulatorio oppure intraprendere, se necessario, un percorso residenziale così come successo a Elisa: «Mi sono trovata bene con il servizio Dca di Verona. Grazie a questo, io e la mia famiglia ci siamo affidati a Villa Santa Chiara, dove abbiamo trovato un personale medico molto disponibile, attento e umano».
Per aiutare i genitori durante il percorso, invece, si può contattare l’associazione di Verona La Crisalide Lilla attraverso il sito www.lacrisalidelilla.it oppure chiamare il numero 370 3359068.
«L’attività principale in questo momento è il gruppo di auto-mutuo-aiuto dove i genitori e i familiari di persone affette da Dca si confrontano e cercano di trovare insieme strade più efficaci per gestire la propria situazione famigliare. In particolare è un momento di conforto e di aiuto», dice Luca Borini, presidente dell’Associazione.
Affidarsi ai dottori, fidarsi della famiglia, ma soprattutto aprirsi a se stessi può essere il primo passo verso la guarigione, «l’anima è una risorsa potentissima, ha una capacità di autoguarigione stupefacente se si attivano i meccanismi giusti», dice Elisa. E conclude: «Non c’è una soluzione precisa: parlare delle proprie emozioni però è fondamentale. Il secondo passo è abbassare le difese, e dare fiducia in primo luogo a se stessi, poi a chi ci ama».