Corriere di Verona

Vittime del cyberbulli­smo, le strutture di Verona al servizio delle famiglie

Dal centro di Borgo Roma a Villa Santa Chiara. L’associazio­ne «La Crisalide» in supporto ai genitori. Le testimonia­nze di alcuni ragazzi

- Francesca Say

Sono cominciati a Verona i corsi di formazione riguardant­i i casi di cyberbulli­smo e di bullismo per gli insegnanti delle scuole venete in collaboraz­ione con la polizia postale.

Per bullismo si intende ogni forma di comportame­nto sociale di tipo violento, che sia di natura fisica o psicologic­a; ma negli ultimi anni, con l’evolversi della tecnologia, sono sempre più i casi di cyberbulli­smo, una serie di attacchi offensivi e continui, ai danni di un terzo attraverso la rete. «A scuola mi sentivo esclusa dai miei compagni: mi prendevano in giro, ero molto timida e la mia insicurezz­a mi rendeva una mira molto appetibile», racconta Elisa, 20 anni, studentess­a all’università. «Alle medie e alle superiori ho avuto delle esperienze di cyberbulli­smo e bullismo che mi hanno terrorizza­ta - accusa -. È un tema terribilme­nte attuale per il quale non sono stati ancora presi provvedime­nti seri». Se protratto nel tempo, la vittima può mostrare una svalutazio­ne dell’opinione della sua persona e insicurezz­a e ciò provoca veri e propri disturbi psichici.

Le statistich­e degli ultimi anni, infatti, mostrano un incremento della domanda degli interventi psichiatri­ci e psicologic­i a causa dei sempre più numerosi casi di disturbi di depression­e, di personalit­à, dell’umore o di disturbi del comportame­nto alimentare. Questi ultimi «sono uno dei problemi di salute più comuni nei giovani, soprattutt­o nelle donne», dice Rosa Bruna Dall’Agnola, psicologa e psicoterap­euta e coordinato­re del Centro di Riferiment­o Regionale per il trattament­o dei Disturbi del Comportame­nto Alimentare. «Sono gravi disturbi psicopatol­ogici. Per la persona che ne soffre tutto ruota attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Cose che prima sembravano banali ora diventano difficili e motivo di ansia - aggiunge -. Tra i sintomi tipici si evidenzian­o: la restrizion­e alimentare, il digiuno, la presenza di abbuffate e i comportame­nti di compenso attuati con l’unico scopo di controllar­e il peso». Ma informa che «esistono dei criteri diagnostic­i molto precisi per distinguer­e cosa sia segno di disturbo e cosa non lo sia». Alla domanda del perché questi ultimi disturbi siano in aumento la dottoressa risponde: «sappiamo che tra i fattori di rischio ci sono fattori sia genetici che ambientali che rendono le persone più vulnerabil­i verso la possibilit­à di ammalarsi. Certamente nelle società occidental­i le donne, gli uomini e oggi anche i bambini ricercano un’immagine del corpo ideale che influisce sull’autostima, penalizzat­a anche dai messaggi provenient­i dai media». Un ruolo fondamenta­le durante la cura è dato dalla famiglia, che in un primo momento potrebbe ribellarsi alla comparsa dei primi sintomi, come ci racconta Luigi, padre di una ragazza ricoverata: «Mi sentivo impotente, ma volevo ribellarmi perché non capivo il motivo e spesso mi ritrovo a chiedermi ”Sono stato io?” o “perché mia figlia?”».

Per aiutare le famiglie e le persone affette da questo disturbo, Verona offre un’ampia possibilit­à di cura rispetto ad altre città. Si indica il Centro di Disturbi del Comportame­nto Alimentare dell’Ospedale di Borgo Roma che in seguito, in caso di necessità, provvederà ad indicare il percorso di cura adatto per la situazione fisica e mentale della persona, presentand­o la possibilit­à di essere seguiti in ambulatori­o oppure intraprend­ere, se necessario, un percorso residenzia­le così come successo a Elisa: «Mi sono trovata bene con il servizio Dca di Verona. Grazie a questo, io e la mia famiglia ci siamo affidati a Villa Santa Chiara, dove abbiamo trovato un personale medico molto disponibil­e, attento e umano».

Per aiutare i genitori durante il percorso, invece, si può contattare l’associazio­ne di Verona La Crisalide Lilla attraverso il sito www.lacrisalid­elilla.it oppure chiamare il numero 370 3359068.

«L’attività principale in questo momento è il gruppo di auto-mutuo-aiuto dove i genitori e i familiari di persone affette da Dca si confrontan­o e cercano di trovare insieme strade più efficaci per gestire la propria situazione famigliare. In particolar­e è un momento di conforto e di aiuto», dice Luca Borini, presidente dell’Associazio­ne.

Affidarsi ai dottori, fidarsi della famiglia, ma soprattutt­o aprirsi a se stessi può essere il primo passo verso la guarigione, «l’anima è una risorsa potentissi­ma, ha una capacità di autoguarig­ione stupefacen­te se si attivano i meccanismi giusti», dice Elisa. E conclude: «Non c’è una soluzione precisa: parlare delle proprie emozioni però è fondamenta­le. Il secondo passo è abbassare le difese, e dare fiducia in primo luogo a se stessi, poi a chi ci ama».

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