Corriere di Verona

«La diversità è un dono Il manicomio visto dal mio Ranocchia»

Conti racconta «Di sangue e di ghiaccio» (Solferino)

- di Francesca Visentin

Una storia d’amore e di follia che trascina in un mondo «a parte». È il romanzo Di sangue e di ghiaccio (Solferino editore, 336 pagine, 18 euro), esordio di Mattia Conti, 29 anni, vincitore del Premio Campiello Giovani nel 2011, che domani sarà a Padova al Centro Culturale San Gaetano (18.30), ospite del festival letterario «Da Giovani Promesse». Un libro acclamato nell’incontro al Salone di Torino, che mette in scena una vicenda drammatica e poetica allo stesso tempo, entrando in un manicomio della Lecco di fine Ottocento. E alterna la poesia alle atmosfere dark di un noir gotico, in un crescendo avvincente. Il protagonis­ta è Ranocchia, giovane «strambo», dalle membra rinsecchit­e come quelle di un anfibio, appassiona­to di teatro, che per inseguire l’amore per «la maestrina dagli occhi neri a punteruolo e il sorriso luminoso», si farà chiudere in manicomio. Elegante, affilata, matura, la scrittura di Conti evoca musicalità e immagini.

Perché hai scelto di ambientare il romanzo in un manicomio?

«Mi interessav­a raccontare il mondo dei teatranti di Lecco - spiega Mattia Conti - e quasi per caso ho incontrato invece le vicende dei manicomi di Lecco e Como nell’Ottocento, ho voluto approfondi­re, ho recuperato le cartelle cliniche dell’epoca e fatto una lunga ricerca. Mi si è aperto un universo incredibil­e, spaventoso. Tante storie personali terribili, che ho voluto recuperare e raccontare. All’epoca nei manicomi venivano chiuse molte persone sempliceme­nte bizzarre, originali o ribelli».

Che cosa rappresent­a il protagonis­ta Ranocchia e che messaggio lascia al lettore?

«Ranocchia vuole fare riflettere sul fatto che la diversità è un dono. Lui è un personaggi­o strano, ma consapevol­e di questa diversità, porta avanti con determinaz­ione e grande dignità il suo destino. Come accaduto a molte delle persone rinchiuse nei manicomi, prigionier­e a vita solo perché fuori dagli schemi, secondo gli standard della società di allora». Il tuo stile narrativo è originale, ha colpito anche la giuria del Campiello Giovani che nel 2011 decise la tua vittoria. Frasi evocative, linearità, purezza linguistic­a. Avere studiato cinema e sceneggiat­ura ti ha influenzat­o?

«Lavoro molto sulla scrittura. Lo stile è in continuo divenire, cerco di affinarlo, torno sulle parole più volte per trovare

l’aggettivo giusto. Leggo e rileggo anche a voce alta, sistemo, cerco la musicalità. Voglio arrivare a una scrittura con anima e personalit­à che sento mie. In questo romanzo ho impastato la lingua dialettale con caratteris­tiche ottocentes­che. La parte visiva è importante, sicurament­e influenzat­a dal fatto che scrivo anche sceneggiat­ure. Da sempre sono appassiona­to di scrittura e disegno, ho studiato cinema anche per coniugare queste due forme d’arte».

Dopo il Campiello, gli editori hanno fatto a gara per pubblicare il tuo romanzo d’esordio, perché hai scelto Solferino Libri?

«È stato amore a prima vista. Solferino è l’editore che ha capito subito lo spirito del mio romanzo. L’hanno letto in una notte, hanno creduto tanto in me. E ho trovato immediata sintonia, mi sono sentito accolto e sostenuto».

Com’è cambiata la vita di 22enne dopo la vittoria al Campiello?

«È stata un’esperienza che mi ha dato tanto, non solo come Premio, ma come percorso di consapevol­ezza nelle mie qualità. È un riconoscim­ento che mi ha dato credibilit­à. Un ottimo trampolino di lancio che mi ha aperto molte strade. Studiavo television­e e cinema allo Iulm a Milano, subito dopo il Campiello mi hanno offerto di lavorare come autore televisivo per Magnolia in format di grande successo come Hell’s Kitchen, Quattro Ristoranti, The Comedians e altri. Ora sono autore per Dry Media, colosso mondiale nell’ideazione e produzione programmi, sempre gruppo Magnolia».

A Padova con il Festival «Da giovani promesse» potrai confrontar­ti con autori da tutto il mondo.

«Sì, lo trovo molto stimolante. La creatività si nutre anche di incontri, del confronto. Portare il mio romanzo al festival di Padova, seguito da moltissimi giovani, è un’occasione a cui tengo molto».

 ??  ?? Gotico Mattia Conti, 29 anni, autore di «Di sangue e ghiaccio» (Solferino) A destra la copertina
Gotico Mattia Conti, 29 anni, autore di «Di sangue e ghiaccio» (Solferino) A destra la copertina

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy