Corriere di Verona

Amani, la siriana che rivive l’incubo «Difficile salvarla, si muova la Farnesina»

- di Francesca Visentin

«Sono senza BASSANO DEL GRAPPA (VICENZA) parole, mi sembra di rivivere quello che è successo a me: trascinata via dall’Italia con l’inganno e poi segregata, prigionier­a della mia famiglia. Sepolta viva in Siria». Amani El Nasif (foto), 28 anni, siriana che vive a Bassano del Grappa, 12 anni fa ha vissuto lo stesso incubo di Farah, che in queste ore in Pakistan è ostaggio della famiglia. Quando aveva 16 Amani fu convinta dalla famiglia a partire per un viaggio in Siria, suo paese d’origine. Appena arrivati le tolsero passaporto e documenti, la infagottar­ono in un burqa e la chiusero in casa, costringen­dola a sposare un parente siriano. Amani si ribellò in ogni modo possibile, tanto che per le botte prese dai genitori fu addirittur­a ricoverata in ospedale tra la vita e la morte. «Ma non sarei qui a raccontarl­o — dice Amani —, se un mio cugino che aveva studiato all’Università di Aleppo e quindi aveva la mente più aperta rispetto agli altri parenti, non mi avesse aiutato a fuggire dalla Siria». Dopo un anno e mezzo di prigionia e violenze, Amani grazie a quel cugino è riuscita a scappare. L’inferno, poi la fuga , il ritorno a Bassano e la salvezza, tutto questo l’ha narrato nel libro, Siria Mon Amour

(Piemme editore) scritto insieme alla giornalist­a Cristina Obber. Da allora Amani, che vive a Bassano con la sua bambina, gira le scuole per testimonia­re il suo caso e cercare di aiutare tante adolescent­i straniere cresciute in Italia, che rischiano di fare la stessa fine di Farah. «Sono moltissime le ragazze straniere che spariscono in Italia — denuncia Amani El Nasif —. La dinamica è sempre la stessa, vengono portate all’estero con l’inganno: una finta vacanza, o il matrimonio di un parente. Molte di loro, che non si rassegnano a quella cultura, alla fine vengono uccise. È un bene che Farah sia riuscita a mettersi in contatto con gli amici, a inviare un messaggio. È urgente intervenir­e». Cosa fare per salvarla? Come evitare una nuova tragedia, come accaduto a Sana? «È molto difficile salvarla, deve intervenir­e la Farnesina — dice Amani —, farò anch’io il possibile per creare mobilitazi­one. Credo però che se una ragazza non è italiana, alla fine tutti se ne lavano le mani. Quando è accaduto a me, il mio fidanzatin­o di allora che era qui in Italia, a Bassano, dopo la mia sparizione si era rivolto a Servizi Sociali e autorità, gli avevano risposto che erano faccende di famiglia e non spettava a loro occuparsen­e. Farah si era già rivolta a un centro anti violenza quand’era a Verona, ma alla fine si è fidata dei suoi genitori ed è caduta nella solita trappola. Il problema è che per quanto se ne parli, nessuna ragazza pensa che capiterà anche a lei».

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