Amani, la siriana che rivive l’incubo «Difficile salvarla, si muova la Farnesina»
«Sono senza BASSANO DEL GRAPPA (VICENZA) parole, mi sembra di rivivere quello che è successo a me: trascinata via dall’Italia con l’inganno e poi segregata, prigioniera della mia famiglia. Sepolta viva in Siria». Amani El Nasif (foto), 28 anni, siriana che vive a Bassano del Grappa, 12 anni fa ha vissuto lo stesso incubo di Farah, che in queste ore in Pakistan è ostaggio della famiglia. Quando aveva 16 Amani fu convinta dalla famiglia a partire per un viaggio in Siria, suo paese d’origine. Appena arrivati le tolsero passaporto e documenti, la infagottarono in un burqa e la chiusero in casa, costringendola a sposare un parente siriano. Amani si ribellò in ogni modo possibile, tanto che per le botte prese dai genitori fu addirittura ricoverata in ospedale tra la vita e la morte. «Ma non sarei qui a raccontarlo — dice Amani —, se un mio cugino che aveva studiato all’Università di Aleppo e quindi aveva la mente più aperta rispetto agli altri parenti, non mi avesse aiutato a fuggire dalla Siria». Dopo un anno e mezzo di prigionia e violenze, Amani grazie a quel cugino è riuscita a scappare. L’inferno, poi la fuga , il ritorno a Bassano e la salvezza, tutto questo l’ha narrato nel libro, Siria Mon Amour
(Piemme editore) scritto insieme alla giornalista Cristina Obber. Da allora Amani, che vive a Bassano con la sua bambina, gira le scuole per testimoniare il suo caso e cercare di aiutare tante adolescenti straniere cresciute in Italia, che rischiano di fare la stessa fine di Farah. «Sono moltissime le ragazze straniere che spariscono in Italia — denuncia Amani El Nasif —. La dinamica è sempre la stessa, vengono portate all’estero con l’inganno: una finta vacanza, o il matrimonio di un parente. Molte di loro, che non si rassegnano a quella cultura, alla fine vengono uccise. È un bene che Farah sia riuscita a mettersi in contatto con gli amici, a inviare un messaggio. È urgente intervenire». Cosa fare per salvarla? Come evitare una nuova tragedia, come accaduto a Sana? «È molto difficile salvarla, deve intervenire la Farnesina — dice Amani —, farò anch’io il possibile per creare mobilitazione. Credo però che se una ragazza non è italiana, alla fine tutti se ne lavano le mani. Quando è accaduto a me, il mio fidanzatino di allora che era qui in Italia, a Bassano, dopo la mia sparizione si era rivolto a Servizi Sociali e autorità, gli avevano risposto che erano faccende di famiglia e non spettava a loro occuparsene. Farah si era già rivolta a un centro anti violenza quand’era a Verona, ma alla fine si è fidata dei suoi genitori ed è caduta nella solita trappola. Il problema è che per quanto se ne parli, nessuna ragazza pensa che capiterà anche a lei».