Giacino-Lodi: prima assoluzione
Tiberghien, scagionati dalle tangenti con Franchini, che rischia però altre accuse
vio a giudizio per concussione all’ex assessore, alla consorte e all’ex presidente dell’Ordine degli architetti Giancarlo Franchini, dimissionario proprio in seguito a questa vicenda. Solo per quest’ultimo, ieri il gup ha rinviato gli atti al pm Beatrice Zanotti per valutare la sussistenza o meno dell’ipotesi di «millantato credito»: avrebbe millantato - questa è la tesi che spetterà adesso alla procura vagliare - di aver anticipato quegli 80mila euro all’allora vicesindaco Giacino per ottenere il pagamento a proprio favore di tale cifra da parte dell’imprenditore Alessandro Arcamone. Quest’ultimo, tutelato dal legale Luca Tirapelle, figurava nella veste di parte civile mentre a difendere Giacino e Lodi risultavano gli avvocati Filippo Vicentini e Nicodemo, che alla scorsa udienza avevano sollecitato con le rispettive arringhe il «non luogo a procedere» nei confronti di entrambi: «Non c’è una sola registrazione in cui venga fatto il nome di Giacino, mai» avevano insistito tra le loro argomentazioni. Quanto all’architetto Franchini,rappresentato dai legali Marco Panato e Luca Galizia, era stato obiettato dalla difesa che non si sarebbe trattato di una tangente ma del corrispettivo di una prestazione professionale. Per tutti e tre gli indagati, da parte dell’accusa, era stato invece chiesto il processo in quanto «costringevano l’imprenditore Arcamone, interessato alla riqualificazione dell’area ex Tiberghien, con realizzazione di nuovi edifici e ristrutturazione della cabina elettrica, a promettere la dazione di 80 mila euro per togliere il vincolo di archeologia industriale sulla cabina e per variare l’indice di edificabilità in modo da poter realizzare una palazzina di 4 piani fuori terra (e non solo due) avente la stessa altezza della cabina con minaccia che, in ipotesi di mancata dazione, le richieste varianti non sarebbero state approvate». Più volte Arcamone aveva sostenuto di essere «in possesso delle prove registrate delle minacce»: ieri, però, il giudice ha stabilito che la presunta concussione «non sussiste».