Abusi al Provolo «A processo don Corradi e altri tre»
Scandalo violenze: a un anno e mezzo dagli arresti, chiesto il giudizio per i primi imputati
Scandalo violenze in Sudamerica: a un anno e mezzo dagli arresti e proprio quando le misure cautelari rischiavano di decadere, la procura argentina presenta il conto ai primi indagati e chiede il processo per due sacerdoti e altrettanti (ex) dipendenti di una delle sedi argentine dell’Istituto Provolo per sordomuti. Tra loro figura don Nicola Corradi, il sacerdote veronese di 82 anni accusato di pedofilia e inizialmente detenuto nel carcere di Boulogne Sur Mer. Già implicato vent’anni fa con altri religiosi nelle presunte molestie denunciate da alcuni ex alunni del Provolo di Verona( indagine penale, quella, finita poi in un cassetto perché i presunti reati sessuali risultarono azzerati dall’avvenuta prescrizione), don Nicola si è poi visto concedere i domiciliari per ragioni di salute oltre che di età. Nei suoi confronti, comunque, l’azione è proseguita così come per Horacio Corbacho (di 56 anni), il sacrestano Jorge Bordon (50) e il giardiniere Armando Gómez (46). Tutti e quattro devono fare i conti con pesanti accuse di corruzione di minori e abusi sessuali su bambini e adolescenti aggravati dall’aver approfittato del proprio ruolo di educatori e dalla convivenza con le vittime presso la sede del Provolo a Mendoza. Successivamente, in questi mesi, l’inchiesta si è estesa ad altri indagati, tra cui due suore, funzionari e altri dipendenti dell’istituto per sordomuti: al momento restano indagati e il procuratore Gustavo Stroppiana ha annunciato che per loro si procederà in una seconda fase. Per adesso, dunque, il processo incentrato sulle presunte violenze perpetrate al Provolo riguarderà (verosimilmente a partire dalla fine dell’estate, ma mancano al momento date precise) don Corradi e tre coimputati. Tra loro, soltanto il religioso veronese risulta fuori dal carcere: per ragioni legate all’età avanzata e a motivi di salute, da gennaio 2017 si trova ai domiciliari. Alle richieste di rinvio a giudizio, l’avvocato che tutela alcune vittime, Sergio Salinas, ha spiegato che il processo dovrebbe riguardare abusi commessi ai danni di una ventina di studenti del Provolo: «A tutt’oggi - ha aggiunto il legale - la Chiesa ha cercato di nascondere le violenze e non ha dato alcun contributo alle indagini». In realtà, dopo lo scandalo e le polemiche, era intervenuto lo stesso papa Bergoglio, imponendo l’immediato commissariamento della congregazione dell’Istituto Don Provolo, la cui casa madre è a Verona e la cui sede di Mendoza, in Argentina, era stata travolta dall’inchiesta sui presunti abusi ai danni dei sordomuti. In base alla decisione del pontefice, inoltre, Alberto Bochatey, vescovo di La Plata, era stato designato, si leggeva nella nota vaticana della Nunziatura di Buenos Aires, «commissario apostolico per tutte le comunità e i membri» della Congregazione. In seguito, dopo un mese di latitanza, era stata arrestata anche la suora Kosaka Kumiko, accusata di aver concorso per anni agli abusi dei sacerdoti nei confronti di bambini sordomuti, ospitati presso l’Istituto Provolo di Mendoza. Finì in carcere con l’abito monacale e si dichiarò subito «non colpevole» contestando la ricostruzione degli avvocati delle vittime, che la definivano «il diavolo dal volto femminile».