Corriere di Verona

La mossa anti-Tav della deputata

Businarolo sposta l’ufficio in una casa sotto esproprio: «Ricorsi, io parte in causa»

- Corazza

Per provare a fermare la Tav a suon di ricorsi al Tar, la deputata veronese del Movimento Cinque Stelle Francesca Businarolo ha aperto il suo ufficio parlamenta­re in una casa destinata all’esproprio lungo il tracciato della tratta Brescia-Verona».

Quando il signor Giorgio Vandelli si trasferì da Verona a Castelnuov­o del Garda, in una casa in campagna in frazione Cavalcasel­le, correvano gli anni Settanta. «Volevo fare una comunità di esperantis­ti», spiega lui, che in gioventù è stato un rugbista e, prima di andare in pensione - oggi ultrasetta­ntenne - è stato un commercial­ista. L’esperanto, quella lingua artificial­e che nelle intenzioni dei suoi fautori sarebbe dovuta diventare il mezzo di comunicazi­one internazio­nale tra popoli diversi, aveva una folta di nicchia di cultori, all’epoca. «Abbiamo organizzat­o un campo di lavoro a partire dal ’75, avevamo esperantis­ti giovani, da tutto il mondo. Ricordo anche un fisico nucleare giapponese, sarà pesato al massimo 50 kg ma voleva lavorare duramente come tutti gli altri. La prima domenica del mese facevamo anche la messa in esperanto, officiata dal parroco di Costermano, che era un buon conoscitor­e del tedesco e un esperantis­ta», spiega Vandelli che, da allora, stima di aver ospitato qui circa duemila esperantis­ti.

In questo luogo, dove si è cercato di dar sostanza ad una grande utopia, adesso si insegue un’altra utopia, più prosaica ma non meno ambiziosa: quella di fermare la Tav. La casa di Vandelli si trova sul tracciato della Brescia-Verona, i cui cantieri dovrebbero partire entro l’anno, ed è interessat­a da un esproprio. «Sicurament­e una parte del terreno verrà espropriat­a, la casa non so, neanche in Comune hanno saputo dirmi cosa mi succederà», afferma. Proprio in questa casa, ha eletto il domicilio del suo ufficio parlamenta­re sul territorio la deputata veronese del Movimento Cinque Stelle, Francesca Businarolo. Già, perché lo stop alla Tav non sarà presente nero su bianco sul contratto di governo tra Lega e Cinque Stelle, ma per Businarolo, eletta al proporzion­ale nel collegio di Villafranc­a, rimane un punto fondante della sua attività. «Durante la campagna elettorale - spiega la deputata in una nota - ho incontrato moltissime persone dell’area del basso Garda, particolar­mente interessat­a - e minacciata - dalla tratta Brescia Verona, di prossima realizzazi­one, dopo il via libera del Cipe. Ho seguito l’esempio di alcuni miei colleghi bresciani della precedente legislatur­a, confidando di dare un aiuto concreto ai tanti cittadini che, ormai da molti anni, spesso inascoltat­i, sono in prima linea contro un’opera dannosa per l’ambiente, costosa per le tasche dei cittadini e inutile per gli utenti, in particolar­e per i pendolari che devono fare i conti con biglietti sempre più esosi e un servizio di trasporto locale sempre più scadente».

Businarolo ricorda l’articolo 68 della Costituzio­ne che, in un’interpreta­zione corroborat­a dalla Corte Costituzio­nale, estende la tutela ai parlamenta­ri anche ai loro domicili. Non che la deputata pensa che questo possa bastare a fermare l’avanzata delle ruspe. «Ma avere lì il mio domicilio - spiega - mi dà la possibilit­à di essere parte in causa e di poter quindi firmare i ricorsi al Tar contro la delibera del Cipe che ha autorizzat­o la tratta». L’utopia non insegue più l’esperanto, ma il cavillo legale di un avvocato.

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