Stop al convegno La protesta contro il rettore
Proteste del mondo Lgbt e richieste di dimissioni dopo lo stop che, per Sartor, è solo temporaneo
Proteste e richieste di dimissioni nei confronti del rettore: così il mondo della associazioni Lgbt ha reagito alla notizia della sospensione del convegno su gay e migranti. Ma Sartor: «Si farà».
Il rettore Sartor Il convegno è stato annullato? No, sarà riprogrammato Piazzoni Come Arcigay vigileremo: non si ceda a simili pressioni
Uno striscione: «Rettore dimettiti». Finte epigrafi che piangono la morte della libertà di ricerca scientifica, slogan urlati all’indirizzo di Palazzo Giuliari, sede del rettorato. Così il mondo della associazioni Lgbt ha reagito alla notizia della sospensione del convegno dedicato ai «richiedenti asilo, orientamento sessuale e identità di genere», previsto per venerdì prossimo alla facoltà di giurisprudenza. «Una vergogna cedere alle pressioni dell’estrema destra, dall’ateneo serve una risposta coraggiosa, anche politica», il messaggio degli attivisti che si sono alternati al microfono.
Quanto è successo ha raggiunto anche le pagine delle principali testate nazionali: il convegno, organizzato dal dipartimento Politesse, politiche e teoria della sessualità, è stato spostato proprio a seguito della polemica arrivata da diverse realtà politiche. Dall’estrema destra (in particolare Forza Nuova, che in un volantino aveva minacciato di bloccarlo, ma anche CasaPound) come da forze parlamentari come la Lega.
Giovedì, la decisione del rettore Nicola Sartor, arrivata a seguito anche di una segnalazione della Digos che indicava come l’appuntamento fosse ad alto rischio per l’interessamento di diversi gruppi radicali (anche l’area antifascista si stava organizzando per essere presente).
Non tutti i manifestanti, però, hanno chiesto «la testa del rettore». Due esponenti di Arcigay (tra gli organizzatori delle manifestazioni, a cui ha aderito anche il Circolo Pink e Non una di meno), il segretario nazionale, Gabriele Piazzoni, e Laura Pesce, presidente del circolo di Verona, lo hanno incontrato. «Abbiamo avuto la rassicurazione - hanno detto al termine dell’incontro - che la giornata di studio si terrà molto presto. Come Arcigay vigileremo: non è possibile cedere a questo tipo di pressioni». Megafono in mano, Piazzoni rincara la dose: «La ricerca non può essere bloccata da un branco di fascisti». «Se siamo preoccupati per la situazione? Certamente - risponde a chi gli chiede conto dei recenti casi analoghi avvenuti a Verona - ci sono stati segnalati diversi episodi preoccupante in questa città. Per quello è necessario una risposta forte».
Anche dal rettore Sartor è arrivata la conferma, con una nuova nota diffusa nel pomeriggio: «Il convegno sarà riprogrammato». Quando? Molto presto, sentenziano alcune voci di corridoio. Il tempo necessario a «riorganizzare l’evento dal punto di vista logistico». Insomma, si vuole trovare, con tutta probabilità, un’altra location e agire di concerto con la polizia per controllare gli accessi ed evitare tensioni. E oggi pomeriggio si terrà una manifestazione delle sigle Lgbt, con partenza alle 16 da piazza Bra. Qualcosa già organizzato da tempo, in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia, che «cadeva giovedì». «Ma l’iniziativa si caricherà inevitabilmente di significato - notavano ieri gli attivisti davanti al rettorato -. Dopo quanto è successo non si può più tacere».
Nell’elenco, Arcigay ci inserisce anche un’intimidazione: dei volantini con il fascio littorio e la scritta «No rifugiati gay a Verona». Pezzi di carta recapitati a un locale di San Bonifacio dove l’associazione aveva organizzato un evento la scorsa settimana e nella sede veronese di Arcigay, a Borgo Roma. In uno dei fogli c’è il logo di Fortezza Europa, la stessa sigla di destra che sempre giovedì ha manifestato al liceo Montanari, contro una mostra fotografica che affronta il tema delle migrazioni. «Un crescendo inquietante commenta Laura Pesce - abbiamo denunciato il tutto alla polizia».