Le trattative con i ministri pachistani Quando a vincere è la diplomazia
Il ruolo decisivo dell’ambasciatore italiano a Islamabad
La liberazione di Farah, non è solo la storia del blitz condotto ieri mattina dalla polizia del Pakistan nella periferia di Lahore. Quello, è stato soltanto l’ultimo passo, giunto al termine di 36 ore vissute ad alta tensione.
Fin da quando, all’alba di giovedì, sui giornali era comparsa la vicenda della ragazza che - da Verona dove viveva con la famiglia dal 2008 - era stata portata dai genitori in Pakistan e costretta ad abortire, il ministero degli Esteri ha iniziato a lavorare alla soluzione del caso. In un’Italia che ancora fatica a riprendersi dallo choc della morte di Sana, la ragazza di Brescia uccisa dal padre pakistano, il governo non poteva permettersi di perdere neppure un minuto.
La Farnesina ha subito preso contatto con Stefano Pontecorvo, l’ambasciatore italiano a Islamabad. Nato a Bangkok, 61 anni, un passato prima da funzionario al ministero degli Esteri a Roma e poi all’ambasciata di Mosca, viene descritto da tutti come il vero artefice della liberazione di Farah. Visto che la ragazza non ha la cittadinanza italiana, infatti, la sua vicenda poteva essere risolta solo con un intervento diretto delle autorità pakistane. E da Roma, quindi, è partito l’ordine di muoversi attraverso vie diplomatiche.
Pontecorvo non si è risparmiato: giovedì ha contattato uno dopo l’altro tutti i principali rappresentanti di Islamabad, investendoli del caso. Prima il ministero degli Esteri, poi quello degli Interni e il presidente del tribunale della capitale. Infine, la Commissione del Punjab, che si occupa di difendere i diritti delle donne. «Da tutti, ha ricevuto la massima collaborazione», spiegano fonti vicine alla Farnesina. E il blitz della polizia pakistana è il risultato proprio della spinta diplomatica partita dalla nostra sede nella capitale pachistana.
Ma il lavoro di Pontecorvo non è ancora concluso. «L’Ambasciata d’Italia ad Islamabad, in stretto coordinamento con la Farnesina, continua a seguire la questione da vicino e sta mettendo in atto le necessarie misure per facilitare il ritorno in Italia della ragazza», ha spiegato ieri il ministro degli Esteri Angelino Alfano.
Immediate le reazioni politiche. «Farah è libera! - ha esultato l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini - è stata vittima di una cultura oscurantista, ma la sua storia drammatica ci fa capire che, quando una donna si ribella a chi la vuole opprimere, non va mai lasciata sola. E che partecipazione e mobilitazione possono salvare la vita delle persone».
La deputata veronese Alessia Rotta (Pd) ora si augura che «possa tornare presto in Italia e che si faccia piena luce sulle responsabilità in questa terribile vicenda», mentre il governatore del Veneto, Luca Zaia, prende spunto dalla vicenda per dire: «Respingiamo ogni forma di intolleranza, e ribadiamo con forza il rispetto dei diritti umani alla base della parità di uomini e donne. Chi porta avanti tradizioni opposte, qui non troverà spazio».
Infine, Maurizio Gasparri (Forza Italia) ne fa una questione di religione: «Sana uccisa, Farah costretta ad abortire, altre donne costrette a subire la poligamia del marito: questo è l’Islam».
Il tweet di Pontecorvo Una prestazione impressionante. Complimenti al Pcsw e alle autorità del Punjab