«Chievo, mettila sul cinismo e fai festa col Benevento Poi però investi sull’attacco»
L’ex Semioli: «Tifo per una salvezza in extremis come nel 2005»
Storie in parallelo. Per ritrovare all’ultima giornata di campionato un Chievo a caccia del punto utile per la permanenza in serie A, come oggi col Benevento, bisogna sfogliare gli almanacchi a ritroso di tredici anni. Stagione 2004/2005: la sconfitta al Bentegodi nello scontro diretto con la Fiorentina costa la panchina a Mario Beretta. A tre giornate dal termine il Chievo vede in faccia lo spettro della retrocessione. Campedelli opta (come quest’anno con Lorenzo D’Anna) per la soluzione interna e affida a Maurizio D’Angelo il compito di risollevare le sorti della squadra. La domenica successiva la sfida a Siena è da vita o morte. D’Angelo fa una minirivoluzione schierando il solo Amauri in attacco, con Marchesetti e Semioli in appoggio. Solo panchina, invece, per Baronio e Pellissier, mentre Cossato finisce addirittura in tribuna. La gara viaggia su binari di sostanziale equilibrio, quando a dieci minuti dal termine il Chievo spezza l’impasse e va in vantaggio: Semioli sfrutta un errore di Colonnese e lascia partire un destro dal limite dell’area che fa secco Manninger. È il gol partita che rimette in corsa i gialloblù e affossa i toscani. Un ricordo ben scolpito nella memoria di Franco Semioli, quattro anni di diga, conditi da 133 presenze, 10 reti, e impreziositi dalla conquista dell’Europa e dal debutto in maglia azzurra: «Impossibile scordare quel mio gol a Siena. Me lo ricordo come se fosse ieri. Fu una vera liberazione, e rimane uno dei gol più belli e importanti che ho fatto. Come quest’anno, anche allora il Chievo si trovava in difficoltà. Facevamo fatica a trovare continuità di risultati. D’Angelo subentrò a Beretta in panchina. La vittoria a Siena fu importantissima. Fu la svolta che ci rilanciò. Battemmo poi il Bologna al Bentegodi con un gol allo scadere di Mandelli (oggi vice di D’Anna, ndr) e all’ultima giornata ci assicurammo la salvezza con un pari all’Olimpico contro la Roma. Quello era un grande gruppo fatto di amici prima che di compagni di squadra. Tutti bravi ragazzi». Una serie A diversa da quella attuale: «Certo. Senza nulla togliere, il livello era decisamente più alto. La quota salvezza era sopra i 40 punti. Noi ci salvammo a 43 con una lunghezza di margine. C’erano squadre molto forti e di qualità».
Davide Mandelli e Lorenzo D’Anna erano due dei perni della difesa della diga. Tredici Correva il 2005 Semioli dopo la festa per il suo gol salvezza a Siena nel torneo 2004/05 anni dopo sono ancora uno a fianco all’altro sulla panchina del Chievo: «La scelta di affidare la panchina a Lorenzo è stata giusta. Lui sa cosa deve fare, conosce l’ambiente del Chievo in ogni dettaglio, e ha l’esperienza per uscire da
Tocco ferro ma per me il Chievo ce la fa: col Benevento si prenderà il punto
Sul mercato estivo, con la partenza di Inglese, serviranno nuove punte
queste situazioni. Ha iniziato nel migliore dei modi con due vittorie. Sono molto contento per lui e gli auguro di cuore tutto il bene possibile. È stato un grande compagno; Lorenzo era un leader vero che sapeva trasmettere sicurezza e dirti sempre la parola giusta. Parla di squadra brutta, sporca, e cattiva? Lo fa con cognizione di causa perché lui calcisticamente parlando era proprio così, uno tosto, un duro, uno che non mollava mai. La qualità va bene, ma è il cinismo a fare la differenza di una squadra». L’excursus va quindi sul Chievo che verrà: «Va bene ringiovanire, ma credo che la società farà ciò che ha sempre fatto, vale a dire portare a Veronello giocatori di qualità, di esperienza, e con gli stimoli giusti per rigenerarsi e rilanciarsi. In passato sono state scelte che hanno sempre pagato. Con la partenza di Roberto Inglese, è l’attacco il settore dove bisognerà investire. Per il resto, basta qualche ritocco. La cosa più importante è tuttavia fare tesoro degli errori di quest’anno».
A tempo debito. Prima, domani al Bentegodi contro il Benevento, il Chievo si trova ad affrontare l’ultima gara della stagione a caccia del punto della vita: «Tocchiamo pure ferro, ma ce la fa. Come successe a noi in quel finale di stagione quando battemmo Siena e Bologna, le ultime due vittorie di fila contro Crotone e Bologna sono state pesantissime». Tante le analogie che rimandano a tredici anni fa, quindi. La storia, pure quella del pallone, è fatta di corsi e ricorsi, come cicli che si ripetono. Un punto, magari anche tre, ed è fatta.