Cicciobello sorpassato da internet E anche Tenedini Giocattoli chiude
Il titolare: «A Santa Lucia ho incassato 370 euro, così non si va avanti»
La sua è una storia d’amore, prima ancora che una vicenda commerciale e professionale. Giorgio Pellegrini prima di diventare il titolare di Tenedini in stradone Maffei, uno dei negozi di giocattoli più antichi di Verona, era diventato il marito di una delle sue commesse.
Ma oggi che la moglie non c’è più, ormai da sei anni, e a fronte della concorrenza spietata di centri commerciali e acquisti on line, Pellegrini ha gettato la spugna: Giocattoli Tenedini, dopo quasi sessant’anni di onorato servizio per i bambini (e le mamme) veronesi, chiude le saracinesche.
«Ormai è questione di settimane – spiega il titolare -, entro la fine di giugno libero i locali». Ornella Zivelonghi aveva iniziato a quindici anni a lavorare da Tenedini, quando il negozio aveva da poco aperto a Verona, al debutto degli anni Sessanta. Ornella e Giorgio, che di lavoro prima faceva tutt’altro, avevano finito per rilevare il negozio nel 1997.
Un negozio di quelli che esaudiva qualsiasi richiesta, non c’era letterina che tenesse, ci si trovava davvero qualunque cosa, dagli scherzi e i travestimenti di carnevale alle macchinine, dai Lego ai Meccano ai Playmobil, trenini, Barbie e Cicciobelli vari. «Era stata Ornella a insegnarmi a tenere di tutto. Decidere di chiudere è stata una scelta davvero difficile, ma mi rendo conto che se l’avessi presa due anni fa, sarebbe stato anche meglio per le mie economie. Ormai – commenta Pellegrini, amareggiato, ma sempre con il sorriso sulle labbra – fatico a coprire i costi dell’affitto. Il calo delle vendite negli ultimi due anni è stato davvero drastico: il 10 dicembre scorso, a due giorni da Santa Lucia, ho incassato 370 euro. Così non è possibile andare avanti». Il negozio, la cui sede storica era in corso Porta Nuova, si era spostato in stradone Maffei nel 2002.
Alla porta accanto si trova un’attività commerciale di quelle che fioriscono in città, casalinghi in stock, un settore che delle vendite on line non sembra risentire, anzi.
Ma per i giocattoli, a quanto pare, non tira aria favorevole. Complice forse anche il cambiamento dei gusti dei bambini.
«Ormai i più piccini di giochi non ne vogliono più: sono attratti solo dal virtuale, hanno in mano cellulari e tablet fin da quando hanno due anni e sono conquistati da quel tipo di immaginario. Persino i video giochi non si vendono più. Si lavora un po’ solo sotto Natale, quando il bombardamento di pubblicità fa qualche effetto. Funzionano i giochi con un meccanismo che io chiamo “a catena”, cioè che sono fatti in modo che comprando il primo, trovi un pezzo che ti serve per completare il secondo, e via così. Ho cercato anche la collaborazione di una ragazza – conclude -, che mi aiutasse a incrementare le vendite, ma le leggi attuali del lavoro non consentono di avere collaborazioni saltuarie, è tutto troppo complicato».
Peraltro, da quando sulla porta di Tenedini è comparso il cartello «Svendo tutto per cessata attività», improvvisamente, di fronte a un calo dei prezzi del trenta per cento o più, le frequentazioni di mamme affrante dalla notizia si sono impennate, così come le vendite.
Ma Giorgio Pellegrini uno spiraglio di speranza la coltiva ancora: «Non è detto, chissà, se trovo un locale più piccolo e meno costoso, magari riesco a riaprire. Prima però, voglio almeno due mesi di vacanza. Se ne riparla, semmai, a settembre».