Euro, allarme delle imprese venete
Appello per il neo premier incaricato Cottarelli. Sindacati preoccupati per gli investimenti dall’estero Artigiani e industriali fanno quadrato intorno a Mattarella. Iva e spread, gli effetti nel Nordest
La crisi di governo e le spinte no euro VENEZIA preoccupano gli imprenditori veneti. Il primo a lanciare l’allarme è il presidente di Confindustria Matteo Zoppas. «Abbiamo bisogno di un esecutivo che sia pienamente operativo dice scongiuri l’aumento dell’Iva e tranquillizzi i mercati». I timori dei sindacati per gli investimenti dall’estero.
Angosciate dallo VENEZIA spread, allarmate dal possibile (probabile?) aumento dell’Iva, terrorizzate dalla minacciata uscita dall’Ue e dall’Euro, le imprese del Veneto fanno quadrato attorno al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e confidano nel nascente Governo Cottarelli - che, quanto meno, dovrebbe tenere in ordine i conti pubblici augurandosi una semplificazione del quadro politico alle prossime elezioni.
«Siamo molto preoccupati per l’inedito conflitto istituzionale e per la lacuna governativa che perdura da più di 80 giorni in un momento in cui il Paese avrebbe maggiormente bisogno di coesione e di una guida - dice il presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas -. Rivolgiamo un accorato appello a tutte le forze politiche: le imprese e i cittadini hanno bisogno di un esecutivo che sia pienamente operativo, scongiuri l’aumento dell’Iva e tranquillizzi i mercati, hanno bisogno di provvedimenti costruttivi, espansivi e propulsivi in materia di fisco e lavoro».
Il primo obiettivo, nell’immediato, è rassicurare i mercati sulla tenuta del «Sistema Italia» e sulla nostra volontà di rimanere saldamente nell’orbita Ue-Euro messa in dubbio dall’alleanza Lega-Cinque Stelle con l’insistenza nel proporre il professor Paolo Savona. Lo spread oltre quota 200 costa oltre 3 miliardi di euro di interessi a famiglie e imprese, andando a colpire - com’è ovvio le aree più dinamiche del Paese, quelle «finanziariamente» più vitali. «I conflitti di natura politica non stanno facendo bene al Paese e alla nostra immagine, anche in Europa. Su questo, anche se è vero che prima di tutto devono venire gli italiani, è altrettanto vero che l’Europa è fondamentale per il sistema produttivo italiano - aggiunge incisivo Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia Rovigo -. Scontri istituzionali che palesano divisioni, che addirittura mettono in discussione il nostro Presidente della Repubblica, sono inaccettabili. Ulteriori frizioni e divisioni potrebbero alimentare nel sistema delle imprese nuove incertezze e bloccare in maniera definitiva anche quella fase virtuosa in cui le aziende italiane stanno tornando ad insediare le proprie attività produttive nel nostro Paese».
Un aspetto, quest’ultimo, enfatizzato pure dal segretario della Cisl Gianfranco Refosco: «Gli investitori stranieri ci osservano - dice - perché dovrebbero insediarsi qui, portando posti di lavoro, se il quadro è così incerto e viene messa in discussione la nostra collocazione all’interno dell’Ue? Chi sarebbe mai disposto a fare un simile salto nel buio? E ancora, il nostro territorio vive soprattutto di export: acquistiamo materie prime, le trasformiamo e rivendiamo il prodotto all’estero. In entrambe le direzioni, in entrata con le materie prime e in uscita con il risultato della trasformazione, la stabilità della moneta diventa un requisito fondamentale per non mandare tutto all’aria».
C’è poi il mondo dell’agricoltura, legato a Bruxelles da un filo che parte dal Veneto e arriva al Piano di Sviluppo Rurale, che vale per la nostra regione 1,2 miliardi. «Mai come
Marzotto I debiti sono debiti e vanno onorati, capisco i creditori Franceschi Sono sorpreso da tanta irriverenza verso le istituzioni
in questo momento sarebbe servito un governo forte e autorevole in Europa, dove si sta discutendo il bilancio dei prossimi sette anni ipotizzando forti ridimensionamenti dei fondi destinati all’agricoltura - spiega Martino Cerantola, presidente di Coldiretti -. Quei fondi per noi sono vitali quindi neppure voglio pensare che si possa mettere in discussione la nostra permanenza nell’Ue, che è importantissima anche per gli accordi bilaterali sul commercio con gli altri Paesi».
Salto nel buio, dilettanti allo sbaraglio, così si va a sbattere: tra gli imprenditori veneti il giudizio su quanto visto finora è severo e pressoché unanime. Come unanime è il plauso a Mattarella e non soltanto dai vertici associativi. Fabio Franceschi di Grafica Veneta di dice sorpreso «da tanta irriverenza nei confronti delle istituzioni» e si domanda perché Salvini abbia voluto difendere «fino alla rottura il professor Savona, rinunciando al suo fedelissimo Giorgetti» se non per «andare quanto prima alle urne e incassare il risultato elettorale, ripresentarsi da premier senza più Di Maio tra i piedi, in una campagna elettorale permanente». Matteo Marzotto è «molto preoccupato» e sulle oscillazioni di Borsa e spread ricorda che «i debiti sono debiti e vanno onorati, per questo capisco i creditori». Bruno Zago del Gruppo Pro-Gest definisce «un po’ eccentrica» l’alleanza tra la Lega e il M5S e vede positivamente il ritorno al voto purché «la campagna elettorale questa volta sia chiara ed esplicita degli obiettivi e dei progetti che si vogliono attuare in Italia e in Europa». Comunque non prima che siano stati messi in sicurezza i conti del Paese che «certo non godono di buonissima salute». L’obiettivo di medio periodo, infatti, dev’essere l’approvazione della Legge di Stabilità (ma Cottarelli ha già detto che rinuncerà se non otterrà la fiducia dal parlamento) con la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia dell’Iva. Se il Governo non trovasse fonti di entrata alternative, per il 2019 gravano 12,4 miliardi di aumenti e per il 2020 addirittura 19,1 miliardi: secondo uno studio del Sole 24
Ore la spesa media per famiglia aumenterebbe di 317 euro. «Sarebbe una tragedia - va giù piatto il presidente di Confcommercio Massimo Zanon Cottarelli deve trovare il modo di evitarlo in ogni modo, tagliando gli sprechi, argomento di cui mi pare sia un esperto. Ci attendiamo da lui delle risposte, perché i problemi che avevamo posto sono ancora tutti sul tavolo».
Chiude Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato, rilanciando il sospetto che fosse tutto già scritto: «È evidente che il problema non poteva essere solo Savona. Il professore è stato il pretesto per la rottura tra la Lega e il Quirinale e la Lega e i Cinque Stelle. Il Paese ha bisogno di un governo che tenga salda la rotta sia per quel che riguarda la permanenza nell’Euro sia per quel che riguarda i rapporti con l’Ue. Lo sa bene chiunque, come noi, lavori in un territorio fortemente vocato all’internazionalizzazione, che fa dell’export il suo punto di forza».