Banche, risparmiatori a nervi scoperti: «Il fondo risarcimenti è di nuovo lontano» Le partite in sospeso
Arman Il 2 giugno saremo in piazza con il M5S e speriamo con la Lega Bettiol Auspichiamo che il decreto Baretta veda ora la luce
Fra chi ha i nervi a fior VENEZIA di pelle nei giorni lunghi dell’incertezza (politica) ci sono loro, i truffati delle banche venete. L’altalena istituzionalemotiva ha toccato il suo vertice con l’incontro delle associazioni con il premier incaricato Giuseppe Conte, prima ancora di giurare come presidente del consiglio. E poco prima di rimettere il mandato domenica sera. Speranze che si infrangono una volta di più. E allora, non sapendo più a che santo votarsi, i risparmiatori dell’associazione vicentina Noi che credevamo alla BpVi prendono carta e penna: «Pregiatissimo Presidente, con la presente a nome di migliaia di famiglie di risparmiatori delle due banche venete, chiediamo come associazione un incontro immediato con Lei soprattutto a riscontro delle Sue parole relative al Suo discorso del 27 maggio con cui si è dichiarato garante del risparmio delle famiglie e dei risparmiatori».
Inizia così la missiva spedita al Quirinale che procede, però, affondando il colpo: «In quasi tre anni di battaglie Lei si è sempre defilato dall’assumere iniziative a tutela o a garanzia dei risparmiatori che noi rappresentiamo e anzi, Lei ha approvato l’infame decreto 99 del 2017 che ci ha, di fatto, cancellati. Dov’è la coerenza nella tutela delle famiglie dei risparmiatori?».
L’arcipelago degli arrabbiati risparmiatori veneti, però, ha tante anime. E la maggior parte ripiega sul pragmatismo tutto nordestino: nel caos totale salviamo il salvabile, cioè quel «decreto Baretta», quel cassetto riempito con 100 milioni appena ma con la promessa di nuove iniezioni da conti e polizze dormienti. «Forza sempre il decreto Baretta. - sintetizza Valter Rigobon di Adiconsum - Baretta ha aperto una strada in una situazione che non aveva precedenti. Il fondo di ristoro lo difenderemo fino alla morte perché scardina l’immobilismo precedente. Se poi, come dicono i 5 Stelle, i milioni non saranno 100 ma 500, ben venga». E in attesa che si capisca se ci sarà un governo Cottarelli o se si tornerà alle urne con il solleone, Adiconsum sta valutando se ci siano gli estremi legali per «aggredire» le compagnie di certificazione dei bilanci usate dalle due banche venete. «Dalla settimana prossima, infine, - spiega Rigobon - inizieremo a distribuire gli assegni dei 500 mila euro stanziati dalla Regione per i casi più gravi, pochi, maledetti e subito».
La domanda chiave resta: che fine farà «il» decreto? Al momento è parcheggiato al Consiglio di Stato per il via libera di rito quanto al dopo non è ancora chiaro se tornerà direttamente in consiglio dei ministri o se debba transitare per la competente commissione parlamentare (ordinaria o speciale dipende naturalmente dalla nascita o meno del governo tecnico). L’ex sottosegretario Pierpaolo Baretta si dice ottimista: «I tempi saranno brevi». Il lungo brivido di un azzeramento del decreto, però, agita il sonno dei risparmiatori. «Ricominciare un nuovo iter legislativo da zero - commenta il professor Rodolfo Bettiol dell’associazione Ezzelino III da Onara - sarebbe un disastro. Concretamente per le vittime e, in generale, perché si perderebbe l’unico punto fisso che sancisce le circostanze di eccezionalità per un ristoro di risparmiatori».
L’avvocato Andrea Arman (già candidato alle ultime politiche con il M5S) del coordinamento Don Torta spiega: «Ribadiamo il nostro no a questo fondo di ristoro ma è facile ipotizzare che il governo Cottarelli, figlio del potere finanziario, darà corso al decreto. Le scelte di Mattarella non sono condivisibili tanto
che il 2 giugno saremo in piazza a fianco di M5S e mi auguro anche della Lega». Barbara Venuti di Consumatori Attivi si dice smarrita: «La convocazione di Conte mi ha fatto sperare da un lato e pensare a uno spot dall’altro, e ora siamo sprofondati nuovamente nella sfiducia verso le istituzioni».
Il dramma dei risparmiatori veneti è probabilmente in cima alla lista dei temi in stallo. Scorrendo l’elenco, però, ci si imbatte nei Mondiali di Ciclismo 2020 a Vicenza, nella candidatura di Cortina per le Olimpiadi invernali del 2026 che il governatore Luca Zaia definisce irrinunciabile. Così come, in primis, l’autonomia su cui il governatore ha puntato tutto. E poi, ancora, l’Alta Velocità/Alta Capacità sulla tratta vicentina e i 100 milioni per il completamento della tangenziale attorno a Vicenza per non parlare della OrteMestre e dell’incubo «aumento Iva» per l’economia veneta.
Infine, fra le pratiche risucchiate dalle sabbie mobili romane figurano una «cosetta da niente» come il completamento del Mose e la realizzazione del piano per allontanare dal cuore della laguna le grandi navi. E a Venezia, per non saper né leggere né scrivere hanno già messo in cantiere una manifestazione di protesta per il 10 giugno. Qualunque sia il governo contro cui manifestare.