«Melegatti fallita, ora intervenga Veneto Sviluppo»
L’appello di politica e sindacato dopo il crac
Melegatti è fallita, ma VERONA non tutto è finito (almeno si spera) con la sentenza dei giudici. Fioccano appelli da politica e sindacati, c’è chi come il deputato Pd Vincenzo D’Arienzo chiama in causa la finanziaria regionale, Veneto Sviluppo. «Dobbiamo capire la possibilità di un nostro intervento», la prima risposta.
Melegatti è fallita, ma VERONA non tutto è finito (almeno si spera) con la sentenza dei giudici. Perché i dipendenti ci sono e hanno lottato per salvare l’azienda. E perché gli stessi giudici hanno chiesto ai curatori di Melegatti e Nuova Marelli di «prendere posizione» sull’opportunità di avviare l’esercizio provvisorio per la salvaguardia dei posti di lavoro. Lunedì il presidente della Regione Luca Zaia aveva garantito l’appoggio per trovare una soluzione e ieri la politica ha chiamato in causa la finanziaria regionale per un impegno diretto. «Credo sia utile favorire in ogni modo – ha detto Vincenzo D’Arienzo, senatore veronese del Pd – l’evoluzione verso un possibile acquisto dell’azienda. Se con Veneto Sviluppo spa, la società finanziaria regionale che si occupa di investire nei settori veneti, si può fare qualcosa a supporto, questo è il momento per farlo. La presenza pubblica potrebbe facilitare la felice conclusione di questa triste vicenda di cui i lavoratori sono vittime senza alcuna responsabilità». Un impegno cui il presidente di Veneto Sviluppo, Fabrizio Spagna non si sottrae, ma che chiarisce, va approfondito. «La volontà di sostenere le aziende venete c’è, per questo esistiamo – ha chiarito Spagna – ma dobbiamo capire l’ambito e quali siano le nostre possibilità di intervento da tutti i punti di vista. Dobbiamo valutare attentamente in che contesto giuridico e legale potremmo operare e che cosa, in concreto, Veneto Sviluppo potrà fare. Non posso negare che il fallimento abbia reso più complicate le nostre possibilità di intervento, ma credo che la cosa migliore da fare sia quella di valutare attentamente se quello che ci viene chiesto è realizzabile». Veneto Sviluppo nel 2015 rilanciò gli scarponi Garmont a un passo dal fallimento; l’idea è quella che la stessa strategia possa essere utilizzata per l’azienda che ha inventato il pandoro. «Il rilancio di Garmont – ha sottolineato Spagna – è stata un’operazione di successo, ma non si sottovaluti che in quella occasione Veneto Sviluppo ha sostenuto un imprenditore focalizzato nel progetto. Anche per Melegatti questo è il punto di partenza: trovare un soggetto che ci creda. Da lì si può entrare nel dettaglio e capire le nostre possibilità di intervento». L’obiettivo, oltre a quello di salvare uno storico marchio dolciario, è quello di salvare i posti di lavoro. Su questo sono concentrati gli sforzi di associazioni sindacali e politici. Diego Zardini, altro parlamentare Pd, chiede che siano le altre aziende dolciarie veronesi ad impegnarsi per assorbire le maestranze senza lavoro: «Si tratta di personale qualificato, in gran parte con esperienza consolidata nell’industria dolciaria. Mi metto a disposizione per qualsiasi azione possa essere utile». Anche Massimo Bitonci, deputato della Lega, rilancia: «La Lega è al fianco dei lavoratori e delle loro famiglie e auspica che ora il commissario incaricato tuteli marchio e i dipendenti. Il Paese ha bisogno di ripartire e aziende italiane come Melegatti andrebbero tutelate, non abbandonate». I sindacati, da parte loro, hanno già in programma un incontro con i curatori per capire quali soluzioni possono essere attuate: «Dobbiamo capire – spiega Paola Salvi di Flai Cgil Verona – se l’esercizio provvisorio sia un’ipotesi realizzabile. Noi ci impegneremo perché imprenditori credibili si facciano avanti. Valuteremo tutti i percorsi istituzionali, con la Regione, e non per non lasciare nulla di intentato». Rimane il nodo della tutela del reddito dei dipendenti con la cassa integrazione che scadrà il prossimo mese e l’incertezza sulla possibilità di utilizzarla.
Nel frattempo, ieri i quattro curatori fallimentari (Lorenzo Miollo e Bruno Piazzola per Melegatti e Maurizio Matteuzzi e Michelangelo Accettura per Nuova Marelli) si sono riuniti per iniziare a definire crediti e passività dell’azienda.