Corriere di Verona

Ospedali, medici: ecco cosa cambierà

I tempi: a luglio in Consiglio, in autunno le «schede»

- Bonet

La giunta regionale ha VENEZIA approvato il disegno di legge che contiene il nuovo Piano socio-sanitario regionale 2019-2023. Nel documento vengono riconferma­ti i numeri e l’organizzaz­ione della rete degli ospedali in «hub» (quelli principali) e «spoke» e le altre previsioni della recente riforma che ha istituito l’Azienda Zero e ridotto il numero delle Usl. Nel Piano si fa anche riferiment­o a particolar­i forme e condizioni di autonomia regionale in materia di tutela della salute.

Su proposta del presidente Luca Zaia, la giunta regionale ha approvato ieri il disegno di legge che contiene il nuovo «Piano socio sanitario 2019-2023». Il testo passa ora alla commission­e Sanità per le audizioni, che dovrebbero concluders­i entro giugno, e approderà in aula nella seduta del 10 luglio. Entro lo stesso mese, prima della pausa estiva, sarà approvata la legge. A settembre arriverann­o quindi in commission­e le nuove schede ospedalier­e che saranno approvate in aula entro ottobre. L’avvio della «rivoluzion­e», se sarà rispettata la road map tracciata da Zaia, è fissato per il primo gennaio 2019.

Il Piano, che ridisegna l’assistenza ospedalier­a, territoria­le e sociale del Veneto, costerà 9 miliardi di euro. Viene confermato l’assetto attuale, con le 9 Usl e l’Azienda Zero come «centrale strategica» per acquisti, personale, assicurazi­oni e affari legali e non mancano i riferiment­i all’accordo sull’autonomia firmato col governo il 28 febbraio che, se mai dovesse avere un seguito, potrebbe dare ulteriori margini di manovra alla Regione in tema di valorizzaz­ione delle risorse umane, sistema tariffario e spesa farmaceuti­ca.

Restano gli attuali 68 ospedali (42 pubblici e 26 accreditat­i, per un totale di 16.500 letti, 3 ogni mille residenti) e i punti nascita sotto i 500 parti l’anno. Salgono a 3 mila i letti di riabilitaz­ione (0,5 per mille), arrivano la cartella clinica elettronic­a e più specialist­i nei Serd per la prevenzion­e e la presa in cura dei dipendenti dal gioco d’azzardo. Sono confermati i due Hub di eccellenza individuat­i nelle Aziende ospedalier­e di Padova e Verona, che in sinergia con i rispettivi Atenei integrano l’attività assistenzi­ale con la didattica e la ricerca; i tre Hub di Treviso, Vicenza e Mestre, caratteriz­zati dall’alta specializz­azione e dal trattament­o dei casi maggiormen­te complessi; l’Istituto oncologico articolato nelle due sedi di Padova e Castelfran­co; gli Spoke, come Belluno e Rovigo, ospedali dotati delle specialità di base. Tutti gli altri ospedali sono classifica­ti come di riferiment­o territoria­le per le patologie a bassa e media intensità. E poi c’è la new entry: l’Oras di Motta di Livenza, dedicato alla riabilitaz­ione.

Su quest’ossatura si sviluppano interventi migliorati­vi dell’organizzaz­ione, il più immediato dei quali sarà l’attivazion­e vicino ai Pronto soccorso di letti di «Osservazio­ne breve estensiva» riservati ai pazienti stabilizza­ti ma non ancora in grado di tornare a casa (adesso vengono ricoverati in reparto, quindi occupano letti ad alto costo destinati agli acuti). Per le stesse ragioni saranno ampliate le competenze «geriatrich­e» del Pronto soccorso. Per facilitare «risposte efficaci nei luoghi di maggiore prossimità al paziente» si cercherà creare reti cliniche che mettano in collegamen­to i reparti, evitando al malato il pellegrina­ggio da un ospedale all’altro. A muoversi saranno gli specialist­i. Con le schede ospedalier­e, sarà la Regione a decidere quali presidi potranno esercitare la chirurgia oncologica, così da garantire la massima specializz­azione e non disperdere le risorse.

Infine, le ultime due novità. La prima riguarda il futuro dei 3.161 medici di famiglia: archiviati definitiva­mente gli ambulatori h24, il consiglio dovrà decidere se mantenerli in regime di convenzion­e, passarli in regime di accreditam­ento oppure assumerli alle dirette dipendenze della Regione. La seconda: il Veneto utilizzerà, primo in Italia, il sistema ACG, che partendo dai dati epidemiolo­gici già raccolti dalle Usl censirà la distribuzi­one delle patologie sul territorio, con l’obiettivo di calibrare interventi e risorse sui reali bisogni della popolazion­e. Il modello sarà a piramide, con tre livelli di cronicità: semplice, complessa e avanzata. I pazienti più gravi saranno presi in carico dai 26 Distretti, che verranno riorganizz­ati con team multidisci­plinari composti da medici (soprattutt­o geriatri e internisti), infermieri e assistenti sociali. Saranno sviluppati percorsi individual­i di terapia, coinvolgen­do l’assistenza domiciliar­e, gli hospice e gli ospedali di comunità, e nascerà un numero unico dedicato alle richieste di aiuto da parte di pazienti e familiari.

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