Musiche di Vivaldi, parole di Brunelli Ora il Veneto vuole il suo inno ufficiale
Proposta di Guadagnini in consiglio regionale: «Esalta la nostra identità»
I precedenti La Sicilia ha un inno dal 2003, Madreterra. La Sardegna da aprile, Procurade ‘e moderare
«Procurade’ ‘e moderare, VENEZIA Barones, sa tirannia, Chi si no, pro vida mia, Torrades a pe’ in terra!». Ce l’ha la Sardegna (e s’intitola, per l’appunto, «Procurade ‘e moderare»). «Sei tu il sorriso che fa ritornare, sei la Montagna di cui senti il cuore, con l’universo non ti cambierei! Madreterra di Uomini e Dei». Ce l’ha la Sicilia (e s’intitola, per l’appunto, «Madreterra», nella versione ufficiale, in italiano, «Matriterra» in quella ufficiosa, in siciliano). Vuoi che il Veneto non possa avere il suo inno da suonare durante le cerimonie ufficiali della Regione? Certo che no, e difatti il consigliere indipendentista Antonio Guadagnini, approfittando del fatto che si deve rimettere mano allo Statuto, ne ha appena proposta l’introduzione tra i simboli ufficiali della Regione, accanto alla bandiera e al gonfalone, alla fascia, allo stemma e al sigillo.
Parole e musica ci sono già, da quasi dieci anni a dire il vero: correva infatti il 2009 quando una rete di associazioni culturali venetiste commissionò la realizzazione di un «inno veneto» al compianto compositore bassanese Luciano Brunelli, frutto di un arrangiamento musicale basato sulla «Juditha Triumphas» di Antonio Vivaldi. Un’opera, quella del compositore veneziano, scelta non a caso: fu infatti scritta per celebrare la vittoria della Repubblica veneta a Corfù dopo averla liberata dall’assedio del 1716. Ne è scaturito il brano «Na bandiera, na lengoa, na storia», il cui testo, sottolinea Guadagnini, «utilizza parole e lessico “generali” della lingua veneta, comprensibili in tutte le provincie venete» (precisazione doverosa dal momento che chi segue le dispute venetiste ben conosce le liti sorte attorno al “veneto universale”, che secondo alcuni studiosi non potrebbe esistere dal momento che nella nostra regione si parlano dialetti diversi da provincia a provincia e talvolta anche all’interno della stessa provincia, si pensi a Destra e Sinistra Piave).
«In Europa sono diverse le Regioni che già possiedono un proprio Inno riconosciuto a livello locale e istituzionale e anche in Italia due Regioni, la Sicilia e la Sardegna, ce l’hanno - spiega Guadagnini -. Il Veneto è tra le Regioni in Italia che può vantare una storia continuativa come popolo unitario per oltre 1000 anni e quello che ho scelto è un inno che ne elogia i valori tipici quali la loro laboriosità, il senso di solidarietà e la voglia di difendere la pace e la libertà. Un Inno alla gioia che fa guardare i veneti al futuro»
Di fatto, spiega il consigliere, già oggi il brano è diffuso sul territorio, risuonando durante gli eventi delle associazioni che l’hanno ideato ed il 25 aprile, festa di San Marco, al termine dei numerosi ritrovi spontanei, su tutti quello di Venezia. «Su internet i video in cui si può ascoltare l’inno hanno superato le 300.000 visualizzazioni, indice di come ci sia la richiesta dal basso di attribuire ai veneti un proprio inno regionale- chiude Guadagnini -. Abbiamo votato in massa per ottenere maggiore autonomia da Roma, adottare un nostro inno rientra perfettamente nel solco di dare maggiore identità e personalità al nostro territorio».
Ma piacerà a Luca Zaia? L’accoglienza del capogruppo della Lega, Nicola Finco, per ora è gelida: «Si tratta di un’iniziativa solitaria di Guadagnini, non condivisa col resto della maggioranza. Onestamente in questo momento non mi pare una priorità ma vedremo quando la proposta approderà in aula».