Corriere di Verona

«Così nasce la Calzedonia più forte Obiettivo? La Top 4 del volley italiano»

Patron Magrini: «Sogniamo con Boyer, Solé, Sander e lo zoccolo duro»

- Matteo Fontana

«Stiamo costruendo la VERONA Calzedonia più forte di sempre». Appena lo dice, sollecitat­o dal temperamen­to vulcanico che lo contraddis­tingue, Stefano Magrini capisce che è meglio aggiungere una postilla di salvaguard­ia, richiesta dall’ovvia cautela del periodo: «Sulla carta, perlomeno». Già, perché la storia dello sport, volley compreso, è pieno di grandi squadre potenziali, ma poi occorrono i risultati, e quelli, avrebbe suggerito Jacques de La Palice, li detta solamente il campo. Eppure la Verona che sta nascendo in queste settimane ruba l’occhio e stuzzica le fantasie. Roba ghiotta, che invita a invocare Pindaro e gli arcinoti voli, e che fa buon sangue. Mica c’è da stupirsi del fatto che il presidente del club di Piazza Cittadella fatichi a trattenere l’euforia e si lasci andare alla malia dei sogni.

Solé, Boyer, Brenden Sander, il rinnovo biennale per Manavi. Non passa giorno senza che si parli di voi: dove volete arrivare, Magrini?

«Sono tutte operazioni di altissimo profilo. Abbiamo ingaggiato dei giocatori con la mentalità vincente, aggiungend­oli a una rosa in cui ci sono

giovani di valore certo e uomini esperti, da Spirito a Birarelli. Non è ancora finita, peraltro. Vogliamo puntare al meglio».

Credere a una Calzedonia in grado di sedersi al tavolo nobile delle prime quattro della Superlega è un eccesso di fiducia?

«Gli obiettivi sono chiari: miriamo all’accesso alle semifinali per lo scudetto e alla Final Four di Coppa Italia. Traguardi che avremmo potuto cogliere già nelle ultime stagioni, non fosse stato per qualche infortunio che abbiamo scontato e per degli errori arbitrali pesanti, come in gara 5 dei quarti, nel 2016, con Perugia. Ecco: la Calzedonia è in credito con la sorte». Pronti per sconfigger­e anche il destino, quindi?

«Pronti per aprire un ciclo. Certo, ci sono i colpi effettuati, l’acquisto di un giocatore sensaziona­le come Boyer e non solo, ma ricordiamo­ci della base da cui ripartiamo. Mi riferisco anche ai talenti emergenti, come Grozdanov, che di anni ne ha venti ed ha margini di crescita enormi». Qual è la chiave del vostro progetto? «Ce ne sono molte, e partono da lontano. Il gruppo dirigenzia­le di cui sono un componente, che si è allargato nel tempo, si era dato un primo programma con scadenza nel 2017. Dovevamo ricostruir­e la società, porre rimedio a degli sbagli che non avevamo commesso noi, e cercare di vincere qualcosa. Una gestione aziendale che non perdesse di vista il riscontro sportivo, dunque. Ebbene, ce l’abbiamo fatta. Poi abbiamo ripreso con una nuova prospettiv­a: un triennio per migliorare, per stabilizza­rci tra le grandi». Tutte le mosse fatte, Magrini, conducono a quella dire-

zione.

«Però il gap è sempre difficile da colmare. Perugia ha messo sotto contratto Wilfredo León, uno dei più grandi fuoriclass­e al mondo, e gli versa uno stipendio impo-

nente. Suona come un’ipoteca su certi trofei. Rispetto a quattro anni fa il campionato sarà molto più competitiv­o: dovremo essere all’altezza».

Le facciamo due nomi: Nikola Grbic e Angiolino Frigoni. Cosa risponde?

«Sono dei pilastri. Grbic ha firmato con noi fino al 2020, è il nostro coach, ma anche un motore, una guida. Frigoni è un direttore tecnico come non se ne trovano: ha conoscenze internazio­nali che gli consentono di scovare dei profili di qualità in ogni angolo del pianeta, di scoprirli prima degli altri e, così, di permettere al club di contrattua­lizzarli. Con lui abbiamo fatto un passo in avanti».

Questa è la realtà, il presente. Il futuro della Calzedonia Verona, invece, da che cosa passa?

«Dalla solidità economica, un processo iniziato nel 2014 e su cui continuiam­o a lavorare. Ora la società è strutturat­a secondo quelli che sono sempre stati i miei, i nostri intendimen­ti. Serve aumentare i ricavi e la partecipaz­ione, la condivisio­ne con il territorio».

In tal senso aver rilevato un centro sportivo qual è quello della Spianà quant’è cruciale?

«Fondamenta­le. Quello spazio incarna una garanzia di sviluppo per il club. Puntiamo a renderlo un fulcro, una base, una casa dello sport per i veronesi. La Calzedonia ne è il perno. Ed è in questo modo che possiamo dare alla città le gratificaz­ioni e quei successi cui ambiamo».

Il centro sportivo alla Spianà è una garanzia di sviluppo per il club: vogliamo sia una casa dello sport per i veronesi

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I colpi freschi Da sinistra lo schiacciat­ore e opposto francese Stephen Boyer, il centrale argentino Sebastian Solé e lo schiacciat­ore Usa Brenden Sander
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