Agosto con «Schermi d’amore» Sette serate al Teatro Romano
L’assessore Briani: «È un’anteprima, la rassegna sarà a febbraio»
Ritorna «Schermi d’amore». Per 14 anni, dal 1996 al 2010, era stato il Festival del cinema melò e aveva caratterizzato, appassionato (e a volte fatto arrabbiare) la Verona cinefila. Poi lo stop, per mancanza di quattrini. Ma adesso, appunto, si riparte.
L’assessore comunale alla Cultura, Francesca Briani, ha presentato ieri alla commissione Cultura, presieduta da Daniela Drudi, il progetto per rilanciare la manifestazione, dopo otto lunghi anni di silenzio. «Abbiamo già in programma una magnifica anteprima, in agosto, nella splendida sede del Teatro Romano, dove si svolgerà appunto “Schermi d’Amore Anteprima”, con sette splendide serate di cinema all’aperto di altissima qualità. Dopo di che – prosegue Briani – stiamo preparando il ritorno del Festival vero e proprio, che si svolgerà nel mese di febbraio e tornerà a essere un’ulteriore gemma nella vita culturale cittadina».
L’idea di una rassegna cinematografica in stile melò era stata lanciata negli anni Otttanta del secolo scorso e venne concretizzata grazie all’impegno dell’allora assessore alla cultura, Gian Luca Darbi, che si avvalse della collaborazione di Paolo Romano (direttore artistico e adesso anima anche del nuovo progetto) e di Giancarlo Beltrame.
Schermi d’Amore prese così il posto della pre-esistente Settimana Cinematografica Veronese, curata dall’indimenticato Piero Barzisa.
Tra gli ospiti della rassegna, nel corso dei suoi 14 anni di vita, ci furono grandi nomi come Sydney Pollack, Liv Ullman, Maria Grazia Cucinotta (sfolgorante madrina dell’edizione del 2005), Christopher Lee e Roger Corman (che fu il primo presidente della giuria). L’ultima edizione, nel 2010, vide la vittoria del film Little Ashes (Gran Bretagna Spagna, 2009) di Paul Morrison, che raccontava la tormentata relazione omosessuale tra Federico García Lorca e Salvador Dalí. La rassegna fu cancellata nel 2011, ufficialmente per motivi di bilancio. L’allora assessore alla Cultura, Mimma Perbellini, spiegò malinconicamente che «manca ogni certezza finanziaria, e per adesso non possiamo che fare in questo modo, sperando che in futuro…». Il futuro ha fatto attendere appunto 8 anni. Ma ora ciak, si rigira.