Se la vitalità di Forza Italia è un segnale
Dopo Verona, Villafranca: a un anno di distanza, il secondo comune più popoloso della provincia imita il capoluogo. Entrambi sono guidati adesso da quel centrodestra che, a Roma, ha dovuto lasciare il passo allo strano ibrido di governo tra Lega e Cinque Stelle. Appena tre mesi fa, a Villafranca, il centrodestra alle politiche aveva conquistato «solo» il 48 per cento, seguito dal Movimento Cinque Stelle al 26 per cento e dal centrosinistra al 18,7. Alle comunali di domenica, l’unico risultato stabile è quello del centrosinistra. Il centrodestra ha guadagnato 16 punti, e l’exploit è, in particolare, di Forza Italia, che nonostante la presenza di liste civiche che di solito ne penalizzano i risultati, vede aumentare i suoi consensi di ben cinque punti, arrivando non troppo distante dalla Lega. Per i Cinque Stelle è stata una debacle: quasi 20 punti persi rispetto alle politiche a Villafranca, un dato simile a quello registrato a Bussolengo. Due indizi forse non fanno una prova, ma paiono indicare una tendenza: replicare sul territorio l’alleanza gialloverde è di fatto impossibile perché, alla prova del voto amministrativo, il Movimento Cinque Stelle non esiste più. Semmai l’unica vera alleanza maggioritaria, radicata e riconosciuta dagli elettori è quella del centrodestra classico, unito e compatto attorno ai suoi simboli. Quello stesso centrodestra che governa la Regione Veneto, Verona, e adesso anche Vicenza e Treviso. Da Villafranca sembra inoltre arrivare un segnale in più: non solo il centrodestra non è morto, ma non è morta nemmeno Forza Italia, che per molti è destinata in futuro a venire cannibalizzata dalla Lega. D’altro canto, quando si presenta da sola, all’arrembaggio, contro formazioni civiche non improvvisate che traggono linfa dalla sensibilità dell’elettorato di centrodestra moderato, la Lega - anche questa Lega che in tutti i sondaggi ha il vento in poppa - rischia di uscire pesantemente sconfitta. È il caso di Sona e di Bussolengo, dove non è riuscita a farsi apprezzare come alternativa credibile al sindaco uscente, nel primo caso, e dove non è riuscita ad approdare al ballottaggio nel secondo. Il Pd intanto sembra invece aver rinunciato a combattere da queste parti, rinunciando al simbolo e, in alcuni casi, anche ai candidati.