Buco milionario «Ero in preda agli usurai»
Vigasio, Comune parte civile contro manager infedele
Rischia la condanna a otto anni di carcere a fronte del mega ammanco a sei zeri di cui si sarebbe reso responsabile ai danni delle casse pubbliche: un milione e 200 mila euro «spariti»dalle casse della Gsi a Vigasio.
VERONA Rischia la condanna a otto anni di reclusione a fronte del mega ammanco a sei zeri di cui si sarebbe reso responsabile ai danni delle casse pubbliche: un milione e 200 mila euro «spariti»dalle casse della Gsi (Gestione servizi integrati), società partecipata dal Comune di Vigasio.
A quasi otto mesi dall’arresto di fine ottobre, udienza chiave ieri mattina all’ex Mastino per il commercialista di Povegliano Marco Bovo. Tuttora rinchiuso a Montorio per la voragine milionaria, l’ormai ex amministratore unico deve rispondere davanti al giudice per l’udienza preliminare Raffaele Ferraro delle accuse di peculato, bancarotta, auto riciclaggio, false comunicazioni e falsificazione di bilancio. Nei confronti del manager, tutelato dal legale Alberto Franchi, il pm Gennaro Ottaviano aveva chiuso le indagini chiedendone il processo con rito immediato. Istanza a cui la difesa aveva immediatamente replicato sollecitando il giudizio abbreviato che, in caso di condanna, consente all’imputato di ottenere lo sconto di un terzo sull’ammontare della pena finale.
In aula, ad aprire ieri la discussione è stato proprio il pm da cui, tenuto conto del taglio di pena di un terzo, è stato presentato all’imputato un conto da otto anni di reclusione. Istanze di segno opposto, ovviamente, dalla difesa che, a seconda delle diverse ipotesi di reato contestate, ha insistito per una sentenza di assoluzione e/o il minimo della pena. Ma ieri, durante l’udienza, a prendere la parola è stato anche Bovo, che ha in sostanza ricondotto la prop ria condotta alla «morsa dei cravattari». In pratica ha fatto riferimento a presunte pressioni ai suoi danni da parte di alcuni usurai: una versione su cui, tuttavia, il pm avrebbe escluso riscontri. Di qui la pesante istanza di condanna per Bovo: dall’imputato invece è giunta una richiesta di scarcerazione o, in alternativa, di alleggerimento dell’attuale misura detentiva. A riguardo, il gup si è riservato la decisione mentre ha rinviato l’udienza a fine luglio per repliche e, soprattutto, verdetto finale. Un procedimento, quello di ieri, in cui risulta parte civile con il legale Luca Sorpresa il Comune di Vigasio già ritenuto dalla procura parte lesa: la giunta guidata dal sindaco Eddi Tosi intende infatti ottenere la refusione dei danni «sia patrimoniali che non patrimoniali subìti dalla condotta di Bovo». A far scattare il carcere, disposto dal gip Laura Donati, era stato soprattutto il pericolo di reiterazione del reato da parte del professionista, con un passato nelle fila dell’Udc. Nonostante l’addio alla Gsi di Vigasio di due anni prima, il manager aveva continuato a svolgere l’incarico di revisore dei conti per il Comune di Erbè e a lavorare nel collegio dei revisori del Comune di Scorzè, nel Veneziano. Ma a seguito dell’arresto ha rassegnato le dimissioni da quegli incarichi anche sulla scorta del provvedimento di sospensione cautelare emesso dall’Ordine dei Commercialisti nei confronti di Bovo. Ciò nonostante, la detenzione in cella gli è stata confermata a metà novembre dal tribunale del Riesame ed ha subìto anche il sequestro preventivo di casa, due auto e quadri. E ora attende di conoscere il suo futuro dal giudice.