Favori all’Agenzia delle Entrate Arrivano i primi patteggiamenti
A Milone un anno e mezzo, al giudice Rindone 11 mesi. Zatachetto in abbreviato
VERONA Udienza fiume a Venezia nel giorno clou per l’inchiesta su Fisco e tangenti. Tre filoni d’indagine da esaminare e numerose decisioni da assumere, per il gup Roberta Marchiori, nell’ambito di una vicenda che esattamente un anno fa svelò un giro di favori e intrecci illeciti tra Agenzia delle Entrate da un lato, imprenditori e società dall’altro. Un caso che vedeva coinvolto quasi tutto il Veneto, Verona compresa. In chiave regionale, ieri, ipotizzate pene per oltre 22 anni complessivi. Per ora, invece, in ballo più di 200 mila euro da versare all’Agenzia delle Entrate come risarcimento danni, oltre alle somme da confiscare su cui deciderà il giudice.
In aula, mattinata incentrata sui tre imputati chiamati a rispondere delle accuse più gravi, quelli per cui i pm avevano chiesto il giudizio immediato: come previsto, i difensori hanno avanzato istanza di abbreviato per il colonnello Vincenzo Corrado, l’ex dirigente dell’Agenzia delle Entrate Christian David e l’ex consulente di Cattolica Assicurazioni, il veronese Albino Zatachetto. Tutti e tre, però, dovranno attendere la prossima udienza a fine mese quando si saprà se verrà o meno accolta l’eccezione del legale di David secondo cui il magistrato dovrebbe astenersi (in pratica, risulterebbe incompatibile) in quanto nel corso delle indagini aveva già trattato in modo marginale la posizione dell’ex funzionario dell’Erario negandogli un colloquio quand’era ancora agli arresti. Secondo l’accusa, Corrado si sarebbe fatto corrompere dagli imprenditori Paolo Maria Baggio e Paolo Tagnin, che gli versarono 40 mila euro in cambio di sue pressioni su David (che però non ricevette alcuna somma in questa circostanza) per ridurre le sanzioni fiscali e dell’anticipazione di nuove verifiche sulle loro aziende, cosa che sarebbe avvenuta. David e Zatachetto sono invece coinvolti nella vicenda di Cattolica Assicurazioni, che avrebbe promesso all’altro dirigente dell’Agenzia Elio Borrelli, reo confesso, l’assunzione di una sua amica in cambio dello «sconto» fiscale. Zatachetto, insieme al collega Giuseppe Milone (dirigente amministrativo di Cattolica da cui è stato immediatamente sospeso alla notizia dell’inchiesta), avrebbe partecipato agli incontri con Borrelli, il quale aveva poi rivelato a David l’accordo, di fatto – secondo il gip e il Riesame – rendendolo corresponsabile della corruzione. Lo stesso Zatachetto , nel filone principale, è anche accusato di traffico illecito di influenze perché in una seconda fase, dopo che Borrelli era stato trasferito, si inserì di nuovo Corrado, che ottenne l’assunzione di un amico suo e dell’allora giudice tributario Cesare Rindone (anche lui ha confessato) e la promessa dell’assunzione per sé, oltre ad alcuni orologi. In questo caso però la procura rilevò che non c’era prova di un passaggio di beni al pubblico ufficiale (cioè David, colui che poteva decidere sulla sanzione) e dunque sia Corrado che Zatachetto sono accusati per traffico illecito di influenze.
Per tali contestazioni, ieri pomeriggio è stata avanzata istanza di patteggiamento sia per Rindone (11 mesi e 10 giorni) che per Milone (un anno e sei mesi): accordi che, se confermati, verranno ufficializzati dal gup a luglio. Un mese dopo l’arresto, davanti al pm Stefano Ancilotto, il giudice tributario aveva dato «ampio contributo agli inquirenti», ammettendo nella sostanza di aver insistito su Milone e Zatachetto (che aveva con Cattolica un contratto di co.co.pro., poi rescisso dal gruppo inseguito al blitz della Finanza del 16 giugno 2017) per l’assunzione di Mauro Ginesi, amico suo e di Corrado. Stando all’accusa, Rindone avrebbe presentato Corrado a Zatachetto e Milone e nelle intercettazioni tra loro si parlava di «ritorno», dicendo che quello sconto fiscale «ce lo giochiamo alla grande».