Recoaro, dal buio al record di bottiglie Assunzioni, linea bio e investimenti
In crisi con Nestlè, la svolta di Refresco: «In due anni produzione raddoppiata»
Fascia su fascia, tricolore su tricolore, una marcia di quasi ottanta sindaci lungo tutta una strada provinciale. Due anni fa per difendere una fabbrica che è un simbolo, lo storico stabilimento di imbottigliamento Recoaro, i sindaci vicentini esasperati erano scesi in strada assieme «contro» la multinazionale Nestlè, accusata di averlo ridotto al lumicino. Oggi, in mano ad un altro colosso dell’alimentare – l’olandese Refresco Spumador – per la fabbrica di bibite emblema di una vallata e di un intero territorio sembra essere l’ora di una nuova primavera. Una rivincita del territorio: «Sono tornati ad assumere e la produzione aumenta. Molto bene» è la pacca sulle spalle dei sindacati, dalla Uil alla Cisl, alla Cgil. «Abbiamo lanciato tre nuove bibite “bio” a marchio Recoaro e cresceremo ancora. Del resto, un’acqua con la qualità di queste sorgenti ha pochi eguali al mondo» assicura il direttore industriale della Refresco, Tullio Tiozzo.
La marcia indetta, nel 2016, dall’ex presidente provinciale Achille Variati sembra appartenere al passato. La fabbrica di bibite (da sempre l’unica vera industria del borgo termale montano, stabilimento che ai tempi d’oro superava le seicento unità lavorative) è passata a Sanpellegrino (di proprietà Nestlè) nel 1995, con una gestione oggetto di critiche negli ultimi anni da parte delle organizzazioni sindacali. Due anni fa la fabbrica è stata ceduta a Refresco, Nestlè si è tenuta due storici brand recoaresi (Gingerino e Acqua Brillante) che adesso, a Recoaro, vengono prodotti solo in conto terzi.
«Quando è stata ceduta la fabbrica aveva 68 dipendenti e una produzione di cento milioni di pezzi all’anno. Era ai minimi storici – osserva il segretario degli alimentaristi della Uila Uil, il recoarese Nicola Storti – da allora, pur se alcuni sono andati in pensione, l’organico è salito a 90 unità di cui una ventina a termine. Certo, non va tutto bene: i ragazzi in fabbrica stanno dando l’anima da quanto lavorano e vogliamo più stabilizzazioni. Però Refresco ha portato qui lavoro e fatto nascere nuovi prodotti con il brand Recoaro: tanto di cappello». Conferma Maurizio De Zorzi (Fai Cisl): «Vediamo cose che non si vedevano da anni a Recoaro, assunzioni e il clima di un’azienda che torna ad avere una prospettiva futura». Giosuè Mattei (Flai Cgil) rileva che «in un anno e mezzo di insediamento la Refresco ha fatto investimenti sulle linee per milioni di euro ed erano 25 anni che non succedeva. E’ positivo e gli va riconosciuto: allo stesso tempo bisogna dare più stabilità agli stagionali “storici”, non mancano criticità organizzative».
Gli investimenti tecnologici sono stati pari a 8 milioni di euro. «Vogliamo raddoppiare i volumi rispetto a quando abbiamo acquisito l’azienda: da 130 milioni di pezzi quest’anno siamo orientati su 220 milioni. Risultati di successo, non facili in tempi come questi. E stiamo rilanciando il marchio» dichiara il direttore Tiozzo. Oltre a una gamma di minerale in Pet con nuove bottiglie, è nato un Chinotto Bio Recoaro. In parallelo ci sono due bibite con gusti limone con estratto di zenzero e aranciata con bergamotto, sempre biologici. «In Veneto stiamo riscontrando davvero un grande interesse, il marchio Recoaro e la sua storia sono estremamente apprezzati» conclude il manager. E quindi nella Conca di Smeraldo sembra ora di brindare di nuovo: un «cin cin» rigorosamente analcolico.
La svolta Nel 2016 la vendita di Nestlè agli olandesi: addetti da 68 a 90 e interesse crescente
Tullio Tiozzo (direttore) Puntiamo a raddoppiare i volumi di vendita e stiamo anche rilanciando il nostro storico marchio