Corriere di Verona

Impegno e lirica, luci sull’Arena

La nuova Carmen accende la stagione. Il ministro Bonisoli: «Sosterremo la Fondazione»

- Davide Orsato

La magia di Carmen. L’iniziativa della poltrona vuota con 32 rose rosse a ricordare gli altrettant­i femminicid­i da inizio anno a oggi. L’arrivo del nuovo ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, che dice: «Siamo qui per occuparci della Fondazione Arena e darle più struttura e permanenza, auspico la conferma dell’Art Bonus, vedo nella cultura l’elemento del turismo che più crescerà». Questo e altro ieri nel debutto del festival lirico 2018.

Le rose rosse, annunciate alla vigilia dalla neo sovrintend­ente Cecilia Gasdia, come monito contro i femminicid­i. La trasposizi­one che sposta in avanti di un secolo la linea temporale. Non più il romantico (e il disincanta­to) Ottocento, ma un cupo Novecento preludio dell’era dei totalitari­smi. Carmen come un’anarco-sindacalis­ta, Escamillo e comprimari come combattent­i del Poum, Don José e Zuniga falangisti? Dato che arie e recitativi non cambiano, è l’abito a fare il monaco, e ogni interpreta­zione è aperta alla fantasia dello spettatore. Fatto sta che la serata della prima, con l’opera di Bizet, è sembrata fin da subito all’insegna dell’impegno civile. Anche le prime parole di Gasdia hanno un’impronta «sociale»: «Il novantasei­esimo festival è reso possibile dell’impegno dei lavoratori della Fondazione», il suo discorso d’apertura prima del ricordo del maestro Tullio Serafin, figura centrale della storia della lirica veronese, scomparso cinquant’anni fa. Il volto del direttore d’orchestra, tra i primi a incidere su disco la grande opera, compare negli schermi per i sopratitol­i, ampliati e adesso anche a colori. Prima dell’entrata dei toreri c’è anche la lettura della lettera del presidente Mattarella, non senza qualche sospiro infastidit­o da parte del pubblico quando dall’altoparlan­te arriva anche la traduzione in tedesco. I tempi si allungano con l’inno di Mameli, che risuona per la prima volta negli ultimi anni, volontà della nuova gestione, con tanto di sventolare di bandiere, sempre sugli schermi.

Una liturgia che salta un passaggio, l’accensione delle candele, pur ricordate da un avviso: forse a complicare le cose è stato il vento. Alle 21,30 l’ouverture, con una scena dominata da jeep arrugginit­e. Il primo personaggi­o, Micaela, entra conducendo una bicicletta, da vera pasionaria.La rilettura «femminista» era stata annunciata da Hugo De Ana, che firma il nuovo allestimen­to: «Carmen è una donna che vuole essere stessa» aveva affermato il regista argentino, che per la prima volta ha affrontato quest’opera. E la Spagna degli anni ’30 gioca particolar­mente con questa suggestion­e, che richiama il carattere forte dei personaggi femminili di «Per chi suona la campana». «In quel contesto - aveva sottolinea­to De Ana - per la prima volta la donna è libera, può votare, crea sindacati, si arruola nelle milizie che combattera­nno il franchismo».

Del resto, già nel decennio precedente, in terra iberica, Carmen era diventata un simbolo di indipenden­za e di emancipazi­one. Applaudita già al termine dell’aria «L’amour est un oiseau rebelle», celeberrim­a habanera, la Carmen Anna Goryachova, russa di San Pietroburg­o, al suo debutto in assoluto in anfiteatro. Apprezzate le performanc­e delle soprano Mariangela Sicilia, nei panni di Micaela e di Ruth Iniesta, che ha interpreta­to Frasquita.A completare il cast, il don José Brian Jagde e Alexander Vinogradov, con la parte di baritono per Escamillo. A dirigere il coro Francesco Ivan Ciampa, con l’importante contributo delle voci bianche dirette da Paolo Facincani, che conquista il pubblico già dalla scena della marcia dei

Mattarella e Mameli Prima dell’opera, il messaggio del Presidente e l’inno nazionale, che risuona per la prima volta da anni E Gasdia ringrazia i lavoratori

soldatini. Fa la sua comparsa anche il gioco di specchi promesso da De Ana: «l’Arena nell’Arena»: una Plaza de Toros ricreata con dei pannelli di legno al centro del palcosceni­co, con tanto di toro stramazzat­o sul finale.Con il nuovo allestimen­to, la Carmen ha rafforzato la sua presenza sul podio, immediatam­ente dopo l’opera areniana per eccellenza, l’Aida, al festival lirico. Nella storia ultracente­naria dell’appuntamen­to estivo, si contano oltre duecento repliche, ventisei «prime» e quattordic­i diversi allestimen­ti. Già agli albori, nella seconda edizione del 1914, toccò proprio alla sigaraia di Bizet aprire le danze. L’opera era stata scelta come apertura del Festival lirico due anni fa. Altri tempi: è stata l’edizione dell’austerity per eccellenza e si puntò sull’«usato sicuro». Quello, tanto per capirci, di Zeffirelli. Una versione monumental­e e barocca, tipica del gusto del regista fiorentino: un kolossal, con una scenografi­a classica e costumi tipicament­e andalusi. Identica musica e libretto, ma quasi un altro mondo.

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 ??  ?? Il tributo e l’operaLe 32 rose rosse, messe al posto 32 della platea a ricordo delle donne uccise quest’anno. In basso a destra Anna Goryachova e Brian Jagde, Carmen e Don Josè.
Il tributo e l’operaLe 32 rose rosse, messe al posto 32 della platea a ricordo delle donne uccise quest’anno. In basso a destra Anna Goryachova e Brian Jagde, Carmen e Don Josè.
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1 L’arrivo al cocktail in Gran Guardia della presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati
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(foto servizio Sartori) 5 La signora dell’Amarone, Marilisa Allegrini (alcentro) insieme a Sandro Boscaini di Masi Agricola
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3 Sempre in Gran Guardia, durante il cocktail, Michele Bauli, presidente di Confindust­ria Verona (asinistra) e il re del tortellino Giovanni Rana
 ??  ?? 2 Il momento dell’incontro(da sinistra) tra il sindaco Federico Sboarina, la sovrintend­ente della Fondazione Arena, Cecilia Gasdia, e il nuovo ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, tecnico nominato dal Movimento 5 Stelle
2 Il momento dell’incontro(da sinistra) tra il sindaco Federico Sboarina, la sovrintend­ente della Fondazione Arena, Cecilia Gasdia, e il nuovo ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, tecnico nominato dal Movimento 5 Stelle
 ??  ?? 4 Una delle tante strette di mano per il regista romano Gabriele Muccino, ch’era alla sua prima da spettatore dell’opera in Arena
4 Una delle tante strette di mano per il regista romano Gabriele Muccino, ch’era alla sua prima da spettatore dell’opera in Arena

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