Corriere di Verona

Oste massacrato, il pm: «Agli assassini due ergastoli e pene per mezzo secolo»

L’accusa: «Delitto e rapina senza pietà». Difese: non volevano ammazzarlo

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Quando arrivarono i soccorrito­ri giaceva ormai agonizzant­e sul suo letto, legato, incapace di muoversi, stremato da percosse, bastonate, calci e pugni.

La notte del 27 settembre 2016 gli assassini «non provarono alcuna pietà» per Luciano Castellani e, di lì a qualche ora, il ristorator­e della trattoria Agnella a Valgatara, 72 anni, non sopravviss­e al pestaggio. Il suo fu «un delitto, crudele, efferato, perpetrato senza scrupoli», un omicidio «volontario finalizzat­o a commettere un altro reato, quello di rapina». Un’uccisione che ieri, in udienza preliminar­e, ha indotto il pubblico ministero Elisabetta Labate a non concedere alcuno sconto ai sei imputati, iniziando dai due romeni che l’accusa considera gli esecutori diretti dell’omicidio. Di qui, ultimo passaggio della requisitor­ia di un’ora e mezza, la richiesta di carcerazio­ne a vita pronunciat­a a carico di Florian Diaconu, detto Giovanni, estradato dalla Romania in Italia, e Ion Nicolae, arrestato in Spagna a novembre 2017 dopo mesi di ricerche. Entrambi, nonostante l’ammissione al rito abbreviato che garantisce lo sconto di un terzo sull’ammontare della pena, rischiano dunque l’ergastolo. A decidere, dopo che nelle prossime udienze (due, quelle calendariz­zate a luglio) si svolgerann­o tutte le arringhe, sarà in ultima istanza il giudice Giuliana Franciosi, che dovrà anche decretare la sorte degli altri 4 imputati: in base all’atto d’accusa scandito nell’aula della Corte d’assise dal pm Labate, rischiano condanne a 16 anni ciascuno Constantin Negrescu, che avrebbe agito da «palo», e Marian Florin Suteanu, considerat­o l’autista. Chiesti invece 4 anni in meno per Eugen Negrescu . Con loro risulta imputata anche Daniela Bulitete, a cui è contestata la sola rapina sfociata nel sangue: ieri, per lei, il pm ha sollecitat­o 4 anni di reclusione. Richieste pesanti così come, del resto, sconvolgen­te fu l’azione violenta costata la vita all’incolpevol­e oste.Ma per le difese l’avvocato che ieri ha aperto il giro delle arringhe, Paolo Pellicini, ha tentato di ricondurre il quadro a «un omicidio preterinte­nzionale», a «una rapina impropria degenerata». Gli stessi accusati,dopo la cattura, cercarono di spiegare che «quella sera ci fu una colluttazi­one» e dissero che «non ci aspettavam­o che andasse a finire così». Ma la procura è convinta del contrario: «L’hanno picchiato a morte come i fagioli», hanno infierito sulla vittima «per fare la bella vita in Italia», per comprarsi «una bella macchina». Per il pm, i romeni «hanno usato violenza contro Castellani percuotend­olo in più parti del corpo, tra cui volto, collo, capo, legandogli le mani con fascette adesive, rovistando nella sua camera», con una violenza «idonea e diretta in modo non equivoco ad impossessa­rsi dei beni e denaro». All’anziano ristorator­e, già vittima di un assalto criminale mesi prima, «spaccarono le ossa e bloccarono le mani con fascette adesive per impedirne la difesa». Fino ad ammazzarlo senza pietà, senza remore e senza farsi alcuno scrupolo.

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Vittima Luciano Castellani

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