Fondazione Cattolica: 3,2 milioni per i progetti sociali
Il presidente Bedoni illustra il bilancio: finanziate 480 iniziative. «Serve condivisione»
«Fare del bene» non basta più. O almeno, non basta più farlo chiusi nelle mura della propria associazione, onlus o fondazione. Paolo Bedoni, presidente di Fondazione Cattolica, la spiega così: «Prima davamo soldi in cambio di carte timbrate, adesso riusciamo a vedere quanto si fa e, soprattutto, quanto si condivide».
La parola chiave è «generatività», la capacità di un’azione di portare risposte a livello sociale. Si può anche usare un termine più semplice- contagio - e si chiama per l’appunto «Contagiamoci» l’iniziativa che in due occasioni, prima a novembre al Festival della dottrina sociale, poi ad aprile a Comacchio (Ferrara) ha messo insieme le realtà finanziate da Fondazione Cattolica. Ieri, sono stati resi noti i dati relativi agli ultimi dodici mesi: 480 le iniziative promosse, 380 le opportunità di lavoro create, un esercito di volontari (12 mila) distribuito su diciotto delle venti regioni italiane, per un totale di investimenti di 3,2 milioni. Il bilancio di missione usa proprio questo termine: «investimenti». «Il terzo settore – afferma Bedoni – può beneficiare di un’ottica di mercato, in cui si ragiona pensando alle risorse immesse e ai ritorni, come risorse umane e tempo impiegato per migliorare la vita del prossimo. Anzi, credo si possa ripartire da lì per riportare l’etica nell’impresa». Rispetto all’anno scorso c’è stata una crescita del 17% per quanto riguarda i contributi destinati a sostenere progetti: tra le aree che ne hanno maggiormente beneficiato c’è il Veneto e la Lombardia. Un’ «operazione trasparenza» che prevede che tutto sia messo nero su bianco nel bilancio: ad ogni realtà coinvolta è dedicata almeno una pagina, in cui si evidenziano le risorse donate, il valore generato, le ore impiegate in attività, il numero di beneficiari e perfino la crescita (se c’è) dei volontari. Nel lungo elenco di realtà veronesi c’è l’associazione Stella Matutina, che coinvolge 120 volontari e si occupa di riqualificare edifici di pubblica utilità, del recupero e del trasporto di beni di prima necessità e di medicinali. C’è anche chi, come la cooperativa sociale Monteverde di Badia Calavena, accanto alle attività originarie (laboratorio di falegnameria e di produzione di confetture) ha impiegato le risorse per aprire una trattoria (battezzata «Cinque pani e due pesci») dando lavoro a dieci persone. «È stato sorprendente – afferma il segretario generale di Fondazione Cattolica, Adriano Tomba – vedere di quanta creatività sono capaci alcune realtà in tempo di crisi».