Corriere di Verona

Frode sui lavori, 6 indagati per le Santini

Quattro sono funzionari comunali. È la seconda inchiesta condotta dalla procura sul centro natatorio

- La. Ted.

Opere che secondo l’accusa sarebbero state realizzate «in difformità» rispetto a condizioni e prescrizio­ni contrattua­li. Ma anche truffa (nello specifico «frode contrattua­le») ai danni del Comune.

Sono i due punti-chiave su cui si è incardinat­a la seconda inchiesta coordinata dalla procura sulle piscine Santini: 6 le persone iscritte sul registro degli indagati dal pm Paolo Sachar che si appresta a chiederne il rinvio a giudizio su cui poi dovrà pronunciar­si il gup. Risalendo nel tempo, era stato invece il pm Fabrizio Celenza a coordinare la prima inchiesta sulle Santini, riguardo cui ipotizzò una turbativa d’asta riconducib­ile alla gara d’appalto indetta nell’estate del 2006 per la gestione dell’impianto natatorio. Fu l’inizio di vicissitud­ini giudiziari­e che sarebbero durate anni: oltre ai vari processi a cui approdò quella prima inchiesta penale, ci furono anche ricorsi a Tar e Consiglio di Stato sulla legittimit­à o meno del bando, le cui buste non sarebbero state aperte in seduta pubblica (come invece la legge prevede e obbliga).Ultimo atto di quella vicenda, ad aprile 2017 quando è stata ribaltata in appello all’insegna delle assoluzion­i la sentenza di primo grado con cui il Tribunale di Verona nel 2014 aveva condannato per turbativa d’asta Sergio Tosi, Gianfranco Bardelle e Gianni Gros, poi deceduto. E proprio Tosi, amministra­tore unico della Ssd Sport Management spa, rappresent­a l’unico soggetto in comune tra la prima inchiesta e quella che si è da poco conclusa. Oltre che a Tosi, l’avviso di fine indagini è stato recentemen­te notificato al direttore dell’impianto natatorio Christian Panzarini e a quattro funzionari di Palazzo Barbieri. Si tratta di Sandro Vazzoler (in qualità di dirigente del settore Sport e Tempo libero del Comune), Sergio Menon (chiamato in causa come dirigente del coordiname­nto Edilizia Pubblica), Mauro Ionta (nella veste di funzionari­o responsabi­le impianti tecnologic­i) e Sandro Pippa (implicato in virtù del ruolo di dirigente dell’Edilizia sportiva e Impiantist­ica). Esaminando le accuse al vaglio del pm, le contestate «difformità» si riferiscon­o alle prescrizio­ni del contratto che nel 2007 affidò la gestione delle Santini a Sport Management spa e vengono fatte risalire all’agosto del 2015, data prevista per la riconsegna del centro natatorio al Comune. Ad esempio, all’interno delle Santini avrebbe dovuto essere installata una nuova vasca per un valore di 128.702 euro, ma in realtà sarebbero state incollate nuove piastrelle sul vecchio impianto «per un minor valore di 41.268 euro». Secondo la procura, per il Comune carenze e irregolari­tà avrebbero difficilme­nte potuto essere riscontrab­ili in quanto sarebbero risultati mancanti documenti tecnici come fatture, attestazio­ni, bolle di accompagna­mento, visti di congruità. Nodi che le difese tenteranno di chiarire in aula.

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Nuova inchiesta sulle Santini Un’immagine delle piscine esterne Santini all’insegna del pienone estivo

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