Torna Turandot nella sfarzosa versione di Zeffirelli
Torna domani la monumentale versione firmata da Franco Zeffirelli: sul podio Daniel Oren, protagonisti Anna Pirozzi, Gregory Kunde, Vittoria Yeo. Dal direttore Ciampa ai cantanti Lokar, Karahan e Iniesta, gli artisti attesi alle repliche
Anche chi l’ha vista in passato, non si pentirà di tornare a vederla in Arena. È la Turandot di Giacomo Puccini, nella versione monumentale di Franco Zeffirelli, la terza opera del Festival lirico 2018, in cartellone domani alle 21. La regia cinematografica del Maestro, la trama struggente, i colpi di teatro che spezzano il grigiore con scintille d’oro e un cast di grandissime voci internazionali si leveranno al cielo per ben cinque recite, fino al 26 luglio. Se il giorno della prima è già sold out, la possibilità di rivedere il celebre direttore d’orchestra Daniel Oren sul podio, davanti alla «principessa di gelo» Anna Pirozzi si ripeterà solo il 18 e il 26 luglio, mentre il 5 e il 13 luglio vestirà i panni della protagonista Rebeka Lokar, guidata dal giovane (ma già pluripremiato) direttore d’orchestra Francesco Ivan Ciampa. Al principe Calaf interpretato dal belcantista Gregory Kunde domani, subentrerà il tenore turco Murat Karahan, mentre l’ancella Liù sarà il personaggio di cui più ammireremo l’esegesi: al suo debutto in Arena ci sarà l’affascinante soprano Vittoria Yeo, seguita per due repliche dall’artista spagnola Ruth Iniesta e per le ultime due dalla giovane Eleonora Buratto, già acclamata dal pubblico scaligero per la sua interpretazione di Micaela in Carmen. Tre artiste molto diverse tra loro, ma unite dal fil rouge del si bemolle pianissimo che caratterizza il personag- gio pucciniano. «Sarà un’opera sontuosa con al centro l’imponente palazzo imperiale, ricco di sfarzo, ma anche di mistero, in una Pechino ‘al tempo delle favole’, separata con alcune cortine (che poi si schiuderanno) da
un popolo multicolore, animato di straccioni, di miserabili, di povera gente costretta solo all’ubbidienza – si legge nelle note di regia del Maestro Zeffirelli -. Lo sgelo all’amore di Turandot, dopo il fatidico bacio di Calaf, sarà un momento di esultanza visivo per questo popolo, ma anche per tutto il pubblico dell’Arena, al quale voglio trasmettere le sensazioni necessarie affinché possa lasciarsi andare a briglia sciolta nell’approfondimento e nella personalizzazione di ogni singolo Il episodio dramma rappresentato». lirico di Puccini, settecentesca ispirato di Carlo alla Gozzi, fiaba andò volta nel in scena 1926 al per Teatro la prima alla Scala, sotto che la rispettò direzione il finale di Toscanini incompiuto per conquistare del compositore, Verona solo due anni dopo, con la conclusione scritta da Franco Alfano. Da allora ci sono state ben 140 rappresentazioni di Turandot nell’anfiteatro romano in 19 diverse stagioni, che la collocano al quarto posto tra le opere più rappresentate oltre gli arcovoli. Nonostante questo, ogni volta è come se fosse unica, nuova, più ricca, più coinvolgente, più cinematografica. Rendono bene l’idea le parole di Stefano Trespidi, direttore della programmazione artistica e delle relazioni internazionali della Fondazione Arena: «Durante le prove eravamo tutti pervasi dalla stessa sensazione di pienezza e incantati dalla straordinaria forza di questo spettacolo corale. A un tratto ci siamo ritrovati tutti noi, addetti ai lavori, ad applaudire Quello contemporaneamente. è segno che l’emozione passa».