Corriere di Verona

Donatello e quella fattura per Sant’Antonio

L’archivio dell’Arca digitalizz­ato E spuntano le «fatture» a Donatello

- di Angela Tisbe Ciociola

La lista dei paramenti sacri lavati da una lavandaia, ma anche la registrazi­one dell’acquisto di un profumo da parte di una ricca dama. La richiesta di un rimborso spese per un viaggio di lavoro. L’autorizzaz­ione per il pagamento «de libre 46 de fero» (in realtà bronzo ndr) per la realizzazi­one del prezioso crocefisso di Donatello. Immagini di un’epoca lontana che potrebbe restare relegata ai libri di storia moderna ma che torna ad avere vita grazie ai personaggi e ai particolar­i di vita quotidiana che emergono dalle migliaia di documenti contabili custoditi nell’archivio della Veneranda Arca del Santo, la commission­e laica creata nel 1396 per gestire e pagare i diversi interventi a favore della basilica di Sant’Antonio di Padova. E quello che, fino a qualche anno fa, era una serie di fogli disordinat­i custoditi in un mezzanino della Pontificia biblioteca della basilica, oggi è stato ordinato, catalogato, stampato su carta e trasferito on line. Un lavoro iniziato nel 2009, con i primi sopralluog­hi «che fecero brillare gli occhi a me e a Antonio Finotti, allora presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo», come ricorda padre Luciano Bertazzo, editore del Centro Studi Antoniani che ha realizzato i cataloghi cartacei che racchiudon­o i documenti. Perché in quelle 2313 pagine contabili era custodito un mondo in cui si muovevano personaggi di spicco e massari (i presidenti dell’Arca scelti tra le famiglie padovane più illustri, dai Capodilist­a ai Dondi dell’Orologio), ma anche fittavoli e artisti, artigiani e lavandaie. Un progetto, quello della riorganizz­azione dell’archivio, che è confluito nella creazione di un sito on line grazie al quale il prezioso patrimonio documentar­io sarà visibile a tutti. Frutto dell’interessam­ento del passato Collegio di Presidenza della Veneranda Arca presieduto da Gianni Berno e proseguito con l’attuale, guidato da Emanuele Tessari, è costato circa 160mila euro, finanziati dalla Fondazione Cariparo. Ad occuparsi dell’archivio dal punto di vista scientific­o, invece, è stata Giorgetta Bonfiglio Dosio, docente di Archivisti­ca dell’Università di Padova. E così, grazie ai documenti, sappiamo che «Maistro Donatello da Firencie de’ dare» il 24 gennaio del 1444 quattro lire e dodici soldi a tale Piero Mangion, fornitore di 46 libbre di metallo «per fare el Crucifiso», lo splendido crocefisso che ancora oggi domina la navata centrale della basilica dall’altare maggiore. Un’opera, come si capisce ancora dalla «pezza di pagamento», realizzata con la tecnica della cera persa, costata 21 lire. O ancora che la famiglia dei Carraresi nel 1405, per risarcire una serie di debiti contratti durante la guerra con i Veneziani, cedette la gastaldia di Anguillara alla basilica. E che per esaminare la donazione, venne inviato un funzionari­o con il compito di realizzare una carta geografica estremamen­te precisa, ancora oggi conservata. Un viaggio di cui resta memoria dalla richiesta di rimborso spese per la trasferta: il costo del cavallo e del cibo. Tra le donazioni ai frati c’è anche quella della famiglia di Giacomo Zocchi, professore allo studium padovano: tra le carte finite ad arricchire l’archivio dell’Arca, così, spunta anche quella che riporta la spesa di Lucia Drappieri, moglie di Zocchi, fatta nel 1470 dall’aromatario, la profumeria dell’epoca. E per far valutare il ricco patrimonio donato dalle famiglie illustri, i commissari dell’Arca si rivolgevan­o agli ebrei del Ghetto. Ma molti sono i fogli dedicati anche al popolo minuto, come il fattore Angelo Sala, «licenziato» per furto nel 1661, oppure quello di due sorelle, Anna e Margherita Castelli, fonditrici di campane nel ‘500. Riferendos­i a loro, tra le pochissime donne ammesse a lavorare all’immensa fabbrica di Sant’Antonio, la presidenza dell’Arca scrive che nel settore «tra i migliori operai» sono «le più sicure operatrici». In ballo ora ci sono anche altri progetti in favore della basilica, dal restauro degli affreschi del settecente­sco salone della Pontificia Biblioteca a una catalogazi­one triennale dell’intero patrimonio librario. Un altro modo, quindi, per riappropri­arsi di un vivido spaccato della Padova degli ultimi 700 anni.

Le campane delle donne L’archivio della Veneranda Arca del Santo svela anche la stima per due donne del ‘500, le migliori «fonditrici» di campane su piazza

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 ??  ?? Tesori nascosti La «pezza» con cui venne pagato Donatello (qui sopra) per il crocifisso bronzeo del Santo (in alto, foto Fossella)
Tesori nascosti La «pezza» con cui venne pagato Donatello (qui sopra) per il crocifisso bronzeo del Santo (in alto, foto Fossella)

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