Corriere di Verona

Tamassia, l’«inventore» di Giulietta

Aveva 85 anni. La figlia Giovanna: «Lo ricorderò con il sorriso»

- di Enrico Presazzi

Anche Giulietta, ieri, ha pianto per la scomparsa, a 85 anni, di Giulio Tamassia, fondatore e storico presidente del Club dedicato all’eroina shakespear­iana. Oggi a San Pancrazio i funerali.

I turisti che per tutta la giornata hanno affollato il cortile di via Cappello, non se ne saranno accorti. Ma lei, capelli avvolti in una treccia e mano sinistra sul petto, ieri era un po’ più triste del solito. Perché anche Giulietta, ieri, ha pianto per la scomparsa, a 85 anni, di Giulio Tamassia, fondatore e storico presidente del Club dedicato all’eroina shakespear­iana.

Un «manager visionario» capace di raccoglier­e (e vincere) la sfida di far conoscere in tutto il mondo il mito della giovane Capuleti. Si è spento mercoledì nella sua abitazione di via Galilei e oggi alle 17, alla chiesa del Porto San Pancrazio saranno in tantissimi a salutare per l’ultima volta l’uomo che ha dato una dimensione internazio­nale al fenomeno delle «Lettere di Giulietta».

Era stato il custode della Tomba di Giulietta, Ettore Solimani, nel 1937, il primo a rispondere agli amanti delusi; poi l’impegno era stato portato avanti da Gino Beltramini e negli anni Ottanta da una dipendente comunale. Fino al «boom» quasi imprendito­riale di Tamassia. «Se ne inventava una al giorno, era così: dinamico, appassiona­to, entusiasta», lo ricorda con il sorriso la figlia Giovanna, che ne ha raccolto il testimone alla guida del Club, fondato nel 1972 con un gruppo di amici. «Nino Cenni, Cesare Marchi e molti altri, tutti accomunati dalla passione per questa storia che parla d’amore e che ha fatto conoscere nel mondo Verona - commenta l’amico Giorgio Gioco, storico chef del ristorante 12 Apostoli -. È una perdita enorme per la città: Giulio ci ha regalato una grandissim­a storia, con il merito di aver curato la sua “creatura” per ogni istante e fino all’ultimo».

Direttore del marketing per la Paluani, aveva saputo coniugare le doti managerial­i alla passione per la letteratur­a. « A volte poteva sembrare un po’ burbero, ma era uno che sapeva apprezzare i piaceri della vita e a cui piaceva mangiare, bere e stare in compagnia - prosegue la figlia -. Il Club (la sede originaria era proprio sotto casa, al civico 3 di via Galilei, ndr) era nato un po’ come hobby con l’idea di organizzar­e qualche piccolo evento, qualche concerto o mostre d’arte legate al mito shakespear­iano e alla città di Verona».

Era lui, insieme a due «segretarie» che si districava­no con le lingue straniere, a rispondere alle decine di lettere indirizzat­e a Giulietta. Poi, nel 1991, la svolta, con l’incarico ufficiale da parte del Comune di Verona. «È stata la sua battaglia, fino all’ultimo spiega Giovanna -. Ha sempre cercato sponsor e fondi per fare le cose in grande». Prima, storica madrina, Giulietta Masina e poi tutta una serie di premi e iniziative ideati dalla Manager Visionario Giulio Tamassia, una vita per far conoscere nel mondo il mito di Giulietta mente vulcanica di Tamassia. Il Premio Cara Giulietta alla lettera più bella con tanto di premiazion­e a San Valentino e il premio «Scrivere per amore» in autunno, giunto alla ventitrees­ima edizione. Senza dimenticar­e le celebrazio­ni del compleanno dell’amante resa immortale dal Bardo. A chi non lo conosceva, poteva sembrare che l’unico suo amore fosse proprio per la giovane Capuleti. Ma Giulio Tamassia è stato anche (e sopratutto) marito e padre. «Questa sua passione, diventata una sorta di impegno istituzion­ale lo assorbiva parecchio - continua Giovanna -, ma la famiglia lo ha sempre supportato in tutto». Assecondan­dolo anche in quel suo caratteris­tico vezzo: le cravatte. «Tendenzial­mente mio padre era una persona abbastanza seria ma il suo spirito artistico e a volte un po’ pazzoide trovava sfogo nelle cravatte. Gli avevano persino dedicato una trasmissio­ne televisiva per le sue cravatte», conclude Giovanna.

Di lettere, Tamassia ne aveva viste migliaia (ogni anno sono più di 10 mila solo quelle cartacee) ma una lo faceva sorridere sempre quando raccontava la storia di questa ragazza cinese che chiedeva un aiuto per poter raggiunger­e l’amato in Francia. «Papà si era mobilitato coinvolgen­do persino l’ambasciata - ricorda Giovanna -. E quando tutto era sistemato, i due fidanzati si erano lasciati».

L’amico Giorgio Gioco È una perdita enorme per la città: Giulio ci ha regalato una grande storia, con il merito di aver curato la sua creatura ogni istante e fino all’ultimo

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