Mulas, altra interdittiva: siamo a 16
Colpita la Ecotech di Legnago. Dalla prefettura: «Legata a famiglia mafiosa»
Il rischio, sempre lo stesso, è l’infiltrazione criminale. E così il prefetto Salvatore Mulas ha emesso la 16esima interdittiva antimafia dal suo arrivo a Verona. Fari accesi sulla Ecotech srl, azienda con sede a Legnago, per una verifica che riporta al centro dell’attenzione uno «schema» ben preciso: a fronte di un’interdittiva, ci si riorganizza smantellando l’impresa colpita e costituendone un’altra del tutto simile in una provincia limitrofa.
Cambiano i nomi, ma VERONA per la prefettura il rischio di infiltrazione criminale è sempre lo stesso. Ed è per questa ragione che nei giorni scorsi il prefetto Salvatore Mulas ha emesso una nuova interdittiva antimafia. La sedicesima dal suo arrivo in riva all’Adige, a conferma di un tessuto economico esposto ai tentacoli della criminalità organizzata. I fari questa volta si sono accesi sulla Ecotech srl, azienda che ha sede a Legnago. Di fatto, si tratta di una verifica che prosegue il lavoro che aveva portato all’emanazione delle interdittive numero 14 e 15 nei confronti della Veneta Autotrasporti srl e della S.G. Petroli Srl, ritenute riconducibili alla famiglia palermitana Diesi. Perché il sistema adottato, sarebbe sempre lo stesso: a fronte di un’interdittiva, ci si riorganizza smantellando l’impresa colpita e costituendone un’altra del tutto simile in una provincia limitrofa. Era accaduto per la Veneta Autotrasporti, ritenuta di fatto una «copia» della Coget srl di Canda (Rovigo) interdetta dalle prefetture di Milano e Rovigo nel 2013. E si è ripetuto per la Ecotech che, secondo l’accusa, sarebbe una sorta di «araba fenice» riemersa dalle ceneri della Tre Emme Costruzioni Generali srl di Badia Polesine. Azienda, quest’ultima, riconducibile alla famiglia siciliana dei Maniscalco e interdetta dalle prefettura milanese. Provvedimenti confermati anche dal Consiglio di Stato che aveva messo nero su bianco «una complessa e articolata rete di società sia pure formalmente distinte e intestate a soggetti formalmente privi di criticità, ma in realtà organiche a un più ampio disegno criminoso di elusione della normativa antimafia». Per superare lo stop alla Tre Emme, sarebbe stata creata ad hoc la Ecotech. «Costituita originariamente da parte di un ex dipendente della interdetta Tre Emme - riporta la nota ufficiale della prefettura -, ne è divenuta poi socio e amministratore unico la moglie di uno dei fratelli Maniscalco, figura già presente nell’assetto societario della Tre Emme». Per l’accusa, gli
dell’impresa rodigina sarebbero confluiti nella nuova società legnaghese, con la collaborazione dei Diesi. «La sede legale e la sede secondaria (della Ecotech, ndr) è risultata coincidere con siti (già) utilizzati da altre imprese della famiglia Diesi o nella loro diretta disponibilità prosegue il comunicato -; un terzo dei veicoli intestati alla Ecotech sono risultati derivare dalla Tre Emme; tutti i dipendenti della società sono risultati essere ex dipendenti della Tre Emme».«Inquadrata la posizione dei fratelli Diesi e della famiglia Maniscalco, gli approfondimenti istruttori hanno permesso di accertarne la loro costante e predominante influenza sulla Ecotech».