Anche Donazzan non rinnova la tessera Forza Italia, salta il gruppo in Regione
Nel momento in cui scriviamo Forza Italia, in consiglio regionale, non esiste più. Dopo il capogruppo Massimo Giorgetti, che aveva rivelato di non avere più la tessera «da anni» (senza che peraltro nessuno gliene avesse mai chiesto conto), ieri anche l’assessore al Lavoro Elena Donazzan ha annunciato che non rinnoverà la sua adesione al partito, fino a quando non ci sarà il «chiarimento politico» chiesto – ed evidentemente mai ottenuto – dopo le Politiche e le Comunali di Vicenza. E così il partito che per vent’anni è stato rappresentato a Palazzo Ferro Fini da una cospicua pattuglia azzurra (17 consiglieri nella formazione Pdl, 15 e 19 in quella originaria, solo per rimanere nel nuovo millennio), ora in laguna non conta altro che l’insegna, perché dei tre unici eletti nel 2015, già aveva preso la porta l’ex capogruppo Massimiliano Barison, approdato in Fratelli d’Italia.
Lo strappo si è consumato nel direttivo regionale di ieri, a Padova. Dopo settimane di cannoneggiamento dalle pagine dei giornali, Giorgetti e Donazzan hanno affrontato
vis-à-vis il commissario Adriano Paroli, chiedendone le dimissioni immediate; i due hanno lamentato il loro progressivo isolamento, la scarsa agibilità politica e il mancato coinvolgimento nelle decisioni del partito, oltre allo scollamento rispetto al territorio, ormai sempre più in confusione. «Possibile si faccia finta di non vedere che Forza Italia è ridotta al 3-5%, prossima ad essere fagocitata dalla Lega, che stiamo perdendo i dirigenti migliori e i più giovani e, quel che è più importante, che la gente non ci vota più? Davvero non si può far altro che aspettare Berlusconi?» avrebbero detto i due. Paroli, vicino all’addio (entro l’estate arriverà al suo posto Piergiorgio Cortelazzo o Davide Bendinelli, prima ci sarà il rinnovo dei coordinamenti provinciali e comunali, senza congressi), replica glaciale: «Più alto è il ruolo ricoperto e maggiore dovrebbe essere la dedizione al partito. Oggi viviamo un momento di difficoltà, è vero, dopo anni di attacchi da parte del Pd ora siamo sotto assedio della Lega ma è una difficoltà nazionale, non veneta. Non è chiaro cosa vogliano Donazzan e Giorgetti che forse dovrebbero capire innanzitutto da che parte intendono stare. Sia chiaro che il partito unico non è all’ordine del giorno». Chiosa nient’affatto casuale, visto che i due sono sospettati d’intelligenza col «nemico» leghista, dati sempre sul punto di oltrepassare la barricata. In ogni caso, ha avvertito Paroli difeso dal resto del direttivo, «se si vuole giocare qui dentro, dire la propria, ci si deve iscrivere. Viceversa, si è fuori dal partito, sono le regole».
Non ha ancora la tessera ma pare pronto a prenderla, invece, l’ex viceministro all’Economia Enrico Zanetti, (veneziano ed ex Scelta Civica come un’altra new entry azzurra, il senatore Andrea Causin), che ieri sedeva al fianco di Paroli. Insieme hanno lanciato un’offensiva sul Fisco, avvertendo anche gli «amici» della Lega: «Siamo in una fase di stallo totale, si sono già fatti sette consigli dei ministri e non è stato preso un solo provvedimento di riduzione delle tasse. La flat tax non è impossibile – ha detto Zanetti – ma lo diventa se la si vuole coniugare ad ogni costo col reddito di cittadinanza. Si tratta di due misure totalmente inconciliabili, anche sul piano della scelta politica». E Paroli rincara: «Abbiamo contribuito in modo determinante a scrivere il programma del centrodestra, che ha trovato in parte accoglienza nel “contratto di governo” tra Lega e Cinque Stelle. Vigileremo sulla sua attuazione, la riduzione della tasse è la nostra priorità».
Paroli Devono decidere da che parte stare, il partito unico per ora non si fa FI è ormai ai minimi termini, scollegata dal territorio, perdiamo gli uomini migliori