Urlò «Allah Akbar» Espulso tunisino vicino agli estremisti
Aggredì volontari alla Verona Marathon
VERONA«Vicino ad ambienti dell’estremismo islamico». E per Hamza Manai, il tunisino di 29 anni arrestato il 19 novembre in occasione della Ve- rona Marathon (aveva gridato «Allah Akbar» e aggredito due volontari dell’Associazione carabinieri), ieri è scattata l’espulsione. Gli agenti lo hanno caricato su un volo per Tunisi.
«Vicino ad ambienti dell’estremismo islamico». E per Hamza Manai, il tunisino di 29 anni arrestato lo scorso 19 novembre in occasione della Verona Marathon, ieri è scattata l’espulsione. All’alba gli agenti della polizia si sono presentati al Centro per i Rimpatri di Torino e lo hanno accompagnato in aeroporto dove è stato imbarcato su un volo diretto a Tunisi. La sessantesima espulsione dall’inizio dell’anno in tutta Italia, a testimonianza del lavoro sotto traccia dell’intelligence che già da qualche anno agisce nel sottobosco dei soggetti potenzialmente pericolosi.
L’uomo, da anni residente a Verona dove aveva sposato un’italiana, quella mattina era sceso in strada dal suo appartamento di Borgo Milano e, in evidente stato di alterazione, si era scagliato contro due volontari dell’Associazione Nazionale Carabinieri impegnati nel servizio di sicurezza alla manifestazione podistica, all’altezza dell’incrocio tra via Galvani e via Quarto Ponte, poco prima del passaggio dei corridori. Prima Manai aveva fermato un’auto in transito nella quale viaggiavano due anziani, tentando di scaraventare all’esterno il conducente. Il rapido intervento del volontario aveva evitato il peggio, ma il tunisino aveva solamente cambiato obiettivo puntando un furgone al grido di «Allah Akbar». Dalla questura era già stato fatto scattare il piano antiterrorismo e sul posto si erano precipitati anche gli agenti delle volanti che erano riusciti a immobilizzare l’uomo e ad arrestarlo su disposizione del pm Giovanni Pietro Pascucci. Oltre alle accuse di lesioni e di resistenza, gli era stata contestata anche quella di detenzione ai fini di spaccio, a causa delle poche dosi di cocaina scoperte nelle sue tasche.
Nella sua abitazione, gli agenti della Digos avevano poi trovato alcuni scritti in lingua araba contenenti riferimenti assai confusi alla persona del presidente americano Donald Trump. Nel corso della convalida, di fronte al gip Laura Donati, aveva alternato momenti di lucidità ad attimi di pura follia, vaneggiando di essere stato nominato vice presidente della Tunisia e di essere in attesa di un emissario del governo nordafricano. Il suo avvocato Simone Bergamini aveva poi fatto presente che l’assistito si trovava in una prolungata situazione di esasperazione dovuta ai continui rinneghi di rilascio del permesso di soggiorno. Manai infatti, di lì a pochi giorni, avrebbe dovuto comparire davanti alla Corte d’Appello di Venezia per discutere del rilascio del documento che attendeva da anni e che gli era stato negato a causa di una condanna a due anni (con pena sospesa) per una vicenda di palpeggiamenti. E il gip aveva convalidato l’arresto per le accuse di resistenza e lesioni, senza contestare alcunché in merito all’eventuale terrorismo. Manai era così finito in carcere a Montorio, ma nei mesi successivi aveva ottenuto la libertà con l’obbligo di firma e si era trasferito a Vercelli da un parente. La Digos piemontese aveva continuato a tenerlo sotto controllo. E alla scadenza dei termini della misura custodiale, è stato deciso il trasferimento al Cpr di Torino. Ieri mattina, il volo per Tunisi.