Che cosa può essere Venezia
... sia cresciuta una scuola d’arte che a partire dal design investe una molteplicità di aziende manifatturiere a me sembra un segnale delle potenzialità ancora presenti nel tessuto del centro storico insulare, che, al contrario di quanto generalmente si crede, è tutt’altro che definito una volta per tutte e da preservare a ogni costo e ancor meno destinato a trasformarsi in un’unica, gigantesca struttura ricettiva.
Certo bisogna esplorare palmo a palmo il territorio per identificare le zone abbandonate o in disuso e poi avere capacità di immaginare destinazioni alternative a quelle correnti, bisogna cioè rinunciare alla pigrizia dell’imitazione ripetitiva e avere fiducia in un futuro diverso, che sarà tale solo se qualcuno, come è accaduto l’altra sera, si impegnerà a volerlo e costruirlo.
Ho, invece, l’impressione che continui a prevalere la tentazione a descriversi come vittime e a lamentarsi godendo dei privilegi che Venezia comunque offre, e che persino nello sviluppo del sistema universitario spesso si ripetano senza originalità esperienze già consumate altrove in contesti tutt’affatto diversi e assai più in sintonia con la modernità.
Venezia come tutte le città vive ha bisogno di ripensarsi e riprogettarsi continuamente, se non vuol rassegnarsi a deperire: che ci sia qualcuno che con la collaborazione di tanti giovani ancora lo faccia non può che essere ragione di speranza.