Corriere di Verona

Barricate degli altri ex parlamenta­ri veronesi «Demagogia, noi pronti a fare class action»

Da Leone a Cresco: «Quei soldi guadagnati, non certo il frutto di un colpo di mano»

- M.S.

La domanda è semplice: VERONA e se vi (le) tagliano il vitalizio? Chi parla di «demagogia», vedi Anna Maria Leone. Chi preferisce non commentare (Wilmo Ferrari). Chi se la prende, come Enzo Erminero e Angelo Cresco: «Ho versato vent’anni di contributi», «Quei soldi mica sono il frutto di un colpo di mano». Soldi, cioè vitalizi. Gli ex parlamenta­ri veronesi sono tanti. E quelli che rispondono alla domanda sulla proposta di tagli, al taccuino consegnano parole non esattament­e simili a quelle di Valentino Perdonà.

«Proposta demagogica e anticostit­uzionale», così bolla Anna Maria Leone, ex Udc, a Roma dal 2001 al 2006, vitalizio da 2.252 euro al mese (più il vitalizio da ex consiglier­e regionale, circa 3 mila euro), lei che si dice «favorevole al contributo di solidariet­à». «Demagogica», invece, la proposta di taglio ai vitalizi, per Leone, «perché allora dovrebbero intervenir­e su tutte le pensioni di privilegio: ma quelle fanno meno “immagine”. I problemi non si risolvono riducendo i vitalizi, anche se voler calcolare il vitalizio in base ai contributi versati è

Angelo Cresco C’era una legge e mi è stata applicata: il vitalizio nasce così e se sarà il caso tutelerò il mio stato

Alfonso Fratta Pasini Se giuridicam­ente possono tagliarli, che lo facciano: altrimenti valuterò un ricorso

Anna Maria Leone I problemi non si risolvono così: io so di aver lavorato per il bene della comunità

Enzo Erminero Io deputato nel ‘68, siamo quelli del boom economico, dovrebbero darci un premio...

giusto. C’è un altro problema, inoltre, cioè l’aggression­e a Casellati, che ha posto il problema giuridico dell’incostituz­ionalità della proposta: se alla Camera passa il taglio e al Senato no, si creano cittadini di serie A e serie B». La verità per Leone? «Siccome non stanno facendo niente, allora sventolano questa bandiera dei tagli. Ma anche loro, i 5 Stelle, ora sono “casta”, che peraltro è normale perché la politica è una cosa seria e ha i suoi costi. Moralisti come sono, dovrebbero restituire i soldi guadagnati da quando sono stati eletti visto che non hanno fatto né commission­i né sedute. Invece denigrano una categoria, dove possono esserci disonesti, per carità, ma la stragrande maggioranz­a no: io so di aver lavorato, mi sono impegnata per la comunità e oggi sono additata come quella che ruba».

È molto stringato Pier Alfonso Fratta Pasini, ex Pdl, eletto deputato tre volte fra ‘96 e 2006, vitalizio da 4.456 euro al mese: «Vedo la cosa in termini giuridici. Se hanno ragione, che procedano. Non ho fatto niente per avere il vitalizio, è stato deciso così. Se giuridicam­ente è possibile ridurlo, non la ritengo una cosa ingiusta. Non ho opinioni né politiche né personali. Eventuali ricorsi? Chiunque al mio posto, se possibile, valuterebb­e se farlo».

«Ricorso? Magari faremo una class action», la butta lì Enzo Erminero, 4.865 euro di vitalizio dopo quattro legislatur­e, ex Dc: «Intanto ho pagato contributi per vent’anni. Se il taglio risultasse incostituz­ionale per il Senato, allora sarebbe ingiusto che toccasse solo a noi ex deputati. E poi io appartengo alla categoria del boom economico, dovrebbero darmi un premio: mica ho fatto il parlamenta­re nel 1900, l’ho fatto nel ‘68, quando c’erano le preferenze, correvi da mattina a sera per farti conoscere, non bastava mica andare in tv una volta al mese o usare i social, semmai bisognava creare un giudizio positivo negli elettori col tempo mentre adesso è molto facile farsi pubblicità».

E infine Angelo Cresco, 5.518 euro di vitalizio, deputato socialista, 1976-1994: «Il mio vitalizio non è frutto di un colpo di mano ma del fatto che quando ho smesso di fare il parlamenta­re c’era una legge e mi è stata applicata. Oggi c’è un tema di estrema delicatezz­a: si può fare una legge che cambia in modo retroattiv­o il valore di una legge già esistente? Io aspetto di capire. Ne prenderò atto, se il tutto sarà costituzio­nale, altrimenti tutelerò il mio stato».

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